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Gemelle Diverse: Formula 1 e Formula E, ecco le differenze

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Gemelle diverse. Quattro ruote, un telaio, un motore, un pilota al volante e un identico sistema di punteggio. Stop. Nella forma esibita agli occhi di chi guarda, le similitudini tra Formula 1 e Formula E terminano qui. Perché nella sostanza sono due categorie agli antipodi. Sul piano tecnico e su quello sportivo.

MONOPOSTO: La prima divergenza è sulla fabbricazione. In Formula 1 vige l’autoproduzione. Ogni costruttore tira fuori dalla propria factory la scocca con la quale affronterà la stagione. In Formula E, invece, la vettura nasce in esterno e su due versanti: l’italiana Dallara pensa al telaio, in nido d’ape e in fibra di carbonio/alluminio composito, mentre carrozzeria, ali e sospensioni sono a cura di una società francese, la SPARK Racing Technology.

Dalla realizzazione alla dimensione. Una Formula E può avere una lunghezza massima di 5.000 mm, una larghezza di 1.800 mm e un’altezza non superiore ai 1.250 mm. E il peso, compreso il pilota, deve essere almeno di 880 chilogrammi, tenendo conto che le batterie hanno già una massa di 230 kg. Le Formula 1 invece sono più larghe (2.000 mm), più basse (950 mm) e sulla bilancia, pilota incluso, devono attestarsi almeno a 728 kg.

MOTORI: Qui la dicotomia è tra suggestione e motorizzazione. Simbolo delle corse per definizione, la Formula 1 ha(aveva?) un fascino alimentato, oltre che dalle battaglie fra i piloti, anche dalla potenza dei propulsori: turbo o aspirati, dodici o sei cilindri, il loro rombo sprigionava cavalli e adrenalina. Il sibilo prodotto dalle Formula E con i loro propulsori elettrici, che ogni squadra produce e sviluppa da sé dopo che la McLaren Advanced lo aveva fatto per tutte nell’anno del debutto, ha una vena di surrealismo appena lo si associa ad auto da corsa che, comunque, anche se non raggiungono i 370 km/h toccati dal motore Mercedes della McLaren di Montoya a Monza (2005), arrivano tranquillamente ai 200 km/h.

CAMBIO: In Formula 1 prevale l’uniformità. Cambio sequenziale, al volante, con otto rapporti più la retromarcia. In Formula E, spazio all’inventiva al punto da trovare chi adopera cinque rapporti, il massimo, e chi addirittura soltanto due!

PNEUMATICI: Monomarche al potere per una sfida Italia-Francia. La Formula 1 è riserva di caccia dell’azienda milanese, che fornisce tutti i team con pneumatici differenti nelle dimensioni fra anteriore (305 mm) e posteriore (405 mm). Più grandi invece le coperture francesi, che si attestano sui 640 mm all’anteriore e sui 680 al posteriore con la particolarità di essere performanti sia sull’asciutto che sul bagnato. Un altro punto a favore di una Formula E intesa come “economica”, pensando alle interminabili mescole della Formula 1: ultrasoft, supersoft, soft, medium, hard, intermediate, full wet.

GARE: Intanto la differenza sta nel nome. Quelle della Formula 1 si chiamano “Gran Premi” e si disputano su circuiti perlopiù permanenti con un quorum di percorrenza è di almeno 300 chilometri, eccezion fatta per Montecarlo, e una durata compresa tra gli ottanta e i centoventi minuti (limite massimo). Le corse della Formula E all’anagrafe fanno “EPrix” e prevedono che nell’abitacolo si rimanga per circa un’ora.

L’elevato numero di giri da percorrere, rispetto al tempo di guida, deriva dalla lunghezza ridotta dei tracciati (con 2,8 km di layout quello di Roma si candida per essere uno dei più lunghi altrimenti siamo intorno ai 2 km) poiché ricavati in maggioranza all’interno dei centri urbani.

Diversa anche l’organizzazione dell’evento sportivo che, se in Formula 1 è articolato su tre giorni, con tre sessioni di prove libere a partire dal venerdì, qualifiche al sabato e gara alla domenica, in Formula E è concentrato in un’unica giornata con prove libere di buon mattino, qualifiche intorno a mezzogiorno e gara al pomeriggio, una volta ricaricate le batterie delle vetture.

FORMAT STAGIONE: La Formula 1 ha una durata solare. Parte a marzo e finisce a novembre. La Formula E invece ricorda le stagioni scolastiche e calcistiche. Comincia al tramonto di un anno per terminare nell’estate del successivo. Un’organizzazione che apre a una domanda: è un modo per colmare il vuoto lasciato dai gran premi ed essere più appetibile per il pubblico che non può stare senza motorsport, oppure è una soluzione per calamitare su di sé la maggior parte degli investimenti pubblicitari ed evitare d’ingaggiare un duello in tal senso proprio con la Formula 1? Ai posteri l’ardua sentenza. Certo è che se la Formula E dovesse cominciare a svolgersi in parallelo alla Formula 1, allora la sfida sarebbe lanciata.

 

Classe 1982, una laurea in "Giornalismo" all'università "La Sapienza" di Roma e un libro-inchiesta, "Atto di Dolore", sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, scritto grazie a più di una copertura, fra le quali quella di appassionato di sport: prima arbitro di calcio a undici, poi allenatore di calcio a cinque e podista amatoriale, infine giornalista. Identità che, insieme a quella di "curioso" di storie italiane avvolte dal mistero, quando è davanti allo specchio lo portano a chiedere al suo interlocutore: ma tu, chi sei?

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