Adriano Galliani verso la presidenza della Lega Calcio con “investitura blindata”: il vademecum delle big di Serie A all’ormai quasi ex A.d. del Milan sarà un incarico a doppia mandata. L’assai probabile successore di Maurizio Beretta dovrà realizzare, infatti, le riforme di Via Rosellinie traghettare la Lega verso una nuova era in cui le grandi puntano a un campionato italiano a 18 o 16 squadre con la parallela nascita della Superlega Europea. Basta e avanza questo per far capire che nulla accadrà per caso e lo scenario che si va delineando sarà una partita ancor più a largo raggio rispetto alla consueta corsa milionaria ai diritti tv di “casa nostra”.
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Proprio in questi giorni la Lega di A si è compattata e si è indirizzata verso un accordo condiviso sulla ripartizione delle risorse provenienti dalla vendita dei diritti tv, per la stagione in corso e la prossima. Prove tecniche di quel che accadrà all’inizio del 2017 con l’investitura di Galliani ai comandi della Lega di Serie A, già preannunciata dalla “benedizione” juventina di Beppe Marotta e dallo stesso Beretta che ha parlato del suo successore come un candidato di “altissima statura”. Viene da pensare: ma com’è possibile che la Juventus dia il placet alla nomina di Galliani dopo gli scontri di Calciopoli e degli anni successivi? Andrea Agnelli è disposto ad andare oltre le ruggini a patto che il “condor” faccia le riforme: ovvero Serie A con 18 squadre e non più 20, e via libera alle squadre B con nuove prospettive per i vivai.
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Al tavolo delle grandi (Juve, Milan, Inter, Napoli, Roma, senza perdere di vista Lazio e Fiorentina) non c’è voglia di una spaccatura: un’ennesima prova muscolare rischia di avere effetti deflagranti sul sistema calcio. E si sa che ogni guerra porta solo morti e feriti. Allora ecco che Galliani è il nome che mette d’accordo tutti.
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Per il ciclo 2018-21 ci si allineerà alle altre Leghe europee con un maggiore “spezzatino” e orari delle partite di Serie A che si spalmeranno su vari orari, anche per andare incontro alle esigenze dei mercati esteri. Le grandi del calcio italiano vogliono una Serie A che riesca in fretta a liberarsi dell’attuale sistema a 20 squadre e 38 partite. Ridurre il numero di squadre e alleggerire il carico nazionale di impegni è la parola d’ordine, perché nel frattempo la Lega dovrà recepire la svolta epocale all’orizzonte sulle coppe europee, e a far coesistere spazi e date delle due piattaforme. Non sarà semplice perché bisognerà fare attenzione a non togliere troppo spazio ai campionati nazionali (che garantiscono altri introiti fondamentali e i relativi diritti tv con accordi milionari già in essere per l’intero movimento italiano).
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E’ qui che entra in gioco la madre di tutte le partite per le big del nostro campionato: la nascita della Superlega Europea, con tanti saluti all’attuale Champions League. La Lega Serie A ha recitato nei giorni scorsi un assolo a Zurigo nella riunione delle Leghe europee: tutte quante, tranne l’Italia (con l’astensione della Romania), hanno bocciato la Super Champions varata da Uefa e Eca per il 2018-2021, con quattro posti garantiti alle prime quattro del ranking (Inghilterra, Spagna, Germania e Italia). Galliani andrà alla Lega Calcio anche perché i top club italiani gli affideranno il compito di interloquire e mediare con la Uefa per arrivare ad un punto di incontro sul futuribile torneo che vedrebbe scendere in campo le migliori squadre del Vecchio Continente.
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La nuova Champions League, che pur assegnerebbe quattro posti fissi senza i preliminari per la Serie A, e che potrebbe diventare una vera e propria Super-Champions da ben 64 squadre (con abolizione della Europa League e raddoppio dei gironi della prima fase) non convince tutti perché sembra un “fritto misto” di Champions ed Europa League. Le italiane preferirebbero un prodotto ancor più snello e selezionato nel quale mettere insieme il meglio della Bundesliga, della Liga e della Premier League, la Serie A ed ulteriori apporti di Francia e Portogallo.
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L’Italia vorrebbe portare dentro la Superlega Juventus, Milan, Inter, Roma e Napoli, in una formula della quale farebbero parte Germania (Bayern Monaco, Borussia Dortmund, e poi in gioco Borussia Mönchengladbach, Schalke 04 e Wolfsburg), Spagna (Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid, Siviglia, Valencia), Inghilterra (Manchester United, Manchester City, Chelsea, Liverpool, Arsenal), Francia (Psg, Monaco) e Portogallo (Benfica e Porto), con qualche ulteriore wild card da decidere. La Superlega fatturerebbe 6 volte tanto l’attuale Champions League. La strada è tracciata. Resta da decidere il format esatto della competizione, che potrebbe articolarsi su due gironi con successivo barrage a otto verso la finalissima o magari con l’assegnazione del trofeo tramite una final four.
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La Juventus insegue da vicino le regine d’Europa, Milan e Inter con le nuove proprietà cinesi (siamo sicuri che Berlusconi mollerà i rossoneri?) vogliono tornare a respirare aria e milioni europei, Napoli e Roma sono diventate habitué della Champions e vogliono rifare i loro stadi. Una Superlega calcistica europea, sintesi dei mercati continentali, potrebbe fatturare 6,3 miliardi di euro posizionandosi al secondo posto fra i campionati sportivi più ricchi al mondo dopo la sola Nfl che attualmente incassa 7,4 miliardi. Il nuovo campionato si posizionerebbe davanti alla Major League Baseball statunitense che fattura 5,9 miliardi e al campionato di basket Nba a quota 3,4 miliardi. La Superlega incasserebbe, ad esempio, 6 volte tanto l’attuale Champions League e quadruplicherebbe i ricavi medi per singolo club della Serie A, oggi pari a 78 milioni di euro contro i 231 milioni di una squadra Nfl e i 113 milioni di una franchigia Nba.
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