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Futsal, a tu per tu con Jorge Braz: “In Nazionale è come se fosse sempre la prima volta”

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Futsal, a tu per tu con Jorge Braz: In Nazionale è come se fosse sempre la prima volta

Mancano esattamente due giorni all’Euro Futsal 2022 che quest’anno si terrà nei Paesi Bassi, e che si svolgerá fino al 6 di Febbraio per chi arriverà fino alla fine della competizione, ovviamente.

I campioni in carica del torneo sono i portoghesi di Mister Jorge Braz, che nel 2018 hanno battuto per 3-2 i cugini spagnoli.

Il movimento del Calcio a 5 portoghese, come se non bastasse, si è laureato anche campione del mondo pochi mesi fa, a ottobre, vincendo sull’Argentina per 2-1, e consacrando Ricardinho (all’anagrafe, Ricardo Braga), come il miglior giocatore del mondo della sua specialità.

Stupisce un po’, o forse no, questo predominio lusitano nel futsal, eppure, stando alle parole dell’allenatore Braz, al comando dei lusitani da oltre 10 anni, questi risultati sono il duro lavoro fatto da tutta la Federazione Portoghese nel corso dell’ultima decade.

Noi di GiocoPulito abbiamo avuto il piacere e il privilegio di intervistare il tecnico campione del mondo in ritiro con i suoi atleti nel centro sportivo di Rio Maior (Portogallo), cercando di capire cosa ha contribuito a un successo del genere, e soprattutto, cosa ha influito sulla crescita di tifosi e praticanti nel calcio a 5 in Portogallo.

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Mister, negli ultimi 10 anni, il futsal in Portogallo è riuscito ad aumentare esponenzialmente i suoi seguitori e anche chi si dedica a questa modalità sportiva. Nella sua opinione quali fattori, culturali, sociali e strutturali, hanno contribuito per questo grande passo in avanti?

Fin dall’insediamento nel 2011 del Presidente Fernando da Silva e di tutta la dirigenza attuale, è stato elaborato e attuato un piano strategico che ha contribuito a questa crescita. Sono stati valutati tutti i fattori decisivi che dovevano essere considerati per migliorare la nostra posizione e per avere il riconoscimento sociale che stiamo avendo negli ultimi anni.

È stata fatta un’ analisi strutturale partendo dalle basi della disciplina, fino a considerare tutti i soggetti della stessa, sono state ristrutturare le competizioni, abbiamo fatto sì che i giocatori portoghesi acquisissero più visibilità sul piano nazionale e internazionale. Di fatto lo sviluppo dei giocatori, sotto tutti i punti di vista, è stato il fulcro centrale di questa strategia.

Questo piano ha funzionato perché c’è stato un coinvolgimento a 360º del movimento: arbitri, giocatori, allenatori, stakeholders del settore, tutti sono stati ascoltati e alla fine, dopo anni di lavoro, i risultati sono finalmente arrivati. È stato un lavoro collettivo che alla fine ha premiato gli sforzi di tutti.

Il Presidente quando si è insediato è stato il primo a sostenere che il futsal sarebbe diventato la disciplina più praticata nei palazzetti, ed è stato uno dei maggiori sostenitori di questa crescita e di questo lavoro fatto negli ultimi 10 anni. Noi tutti ci abbiamo creduto insieme a lui.

Lei ha una lunga esperienza nel Calcio a 5, ma quando giocava, è stato anche portiere di calcio a 11, dunque ha esperienza in entrambe le specialità calcistiche. Mi chiedo se e come il suo background nel calcio ha contribuito nel suo percorso nel futsal.

Ho passato pochi anni a giocare a calcio, ma sicuramente ho imparato le difficoltà nel giocare in competizioni professionistiche, di quanto per stare al top sia necessario essere rigorosi ed esigenti, soprattutto con sé stessi. Ho imparato a gestire i rapporti, soprattutto a certi livelli, quando l’agonismo è tutto e si scende in campo per vincere. Mentre imparavo tutto questo, studiavo anche, ma non mi sono solo concentrato sugli aspetti tecnici dello sport ma mi sono interessato anche e soprattutto agli aspetti umani, alle relazioni che si costruiscono in contesti così agonistici.

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Aggiungo alla riflessione: Cristiano Ronaldo e Ricardinho, entrambi portoghesi, sono considerati i migliori giocatori al mondo nelle rispettive specialità. È un caso, o forse il Portogallo ha lavorato meglio di altri paesi, anche da un punto di vista di preparazione mentale dei propri atleti, per arrivare a questo risultato?

Siamo un paese innamorato  del calcio, in tutte le sue versioni. Siamo tutti felici quando abbiamo una palla tra i piedi. Di fatto, il piano strategico di cui parlavo prima, è stato un piano trasversale, che ha abbracciato e considerato tutti i livelli e tutte le modalità: futsal maschile e femminile, beach soccer, calcio tradizionale, etc. La crescita doveva essere, e c’è stata, a tutti i livelli.

Anno dopo anno abbiamo avuto migliori strutture e condizioni per lavorare e arrivare ad ottenere i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Anche la preparazione degli allenatori è migliorata esponenzialmente, e questo è stato un fattore determinante in questo cammino. Abbiamo creduto che saremmo arrivati dove siamo oggi, arrivandoci con sacrificio, volontà e persistenza. È stato il credere fermamente nel nostro lavoro, ad essere il nostro click mentale che ci ha portato tutti alla vittoria.

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Dopo più di 10 anni come allenatore della nazionale portoghese, e dopo aver vinto un mondiale e un europeo, come riesce ancora a motivare i suoi giocatori e a far sì che la seguano con fiducia?

Abbiamo una grande responsabilità nel rappresentare la nazionale, ed è una responsabilità che si rinnova ogni volta che giochiamo.

Dobbiamo mettere gli stessi sentimenti di amore e orgoglio nel prossimo europeo che giocheremo, esattamente come quando abbiamo giocato la prima partita per questa selezione. Sento questo, e sento che è così anche per i miei giocatori. Ogni volta bisogna vestire la maglia come se fosse la prima volta.

Questo prossimo europeo sarà una nuova sfida per noi tutti, e per dimostrare che siamo capaci di migliorarci, dobbiamo lavorare molto più duramente se vorremo riconfermarci, e possiamo farlo solo se giocheremo con quel brivido che caratterizza le prime volte.

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