“La SS Lazio calcio a 5 viene fondata nel 1996 a Roma dopo l’acquisizione del titolo sportivo del Torrino Sporting club dai soci fondatori Roberto Sordini Fabio Cragnotti e Fabio Quaglia” si legge nel sito ufficiale della società di futsal.
Tra i protagonisti in campo che hanno visto nascere la società e partecipato ai successi del club, c’era Francesco Ceccaroni, laterale, con i quale abbiamo ripercorso la sua carriera a posto l’accento sull’attuale campionato di Serie A maschile.
Il calcio a 5, tu e la Lazio: un rapporto speciale.
“Direi di sì visto che ho giocato con i biancocelesti dal 1996 al 2004 vedendo nascere la squadra SS Lazio sotto la presidenza di Cragnotti. I primi anni sono stati fantastici e ricchi di successi; il tempo ha poi ampliato la portata del futsal rendendo il campionato più competitivo con la presenza di fenomeni come Jesùs Velasco. Un cambiamento portato anche dai tanti stranieri, brasiliani in particolare, davvero bravi. Ritengo però che, ai miei tempi, la qualità era superiore. Il livello ovviamente è cresciuto, i brasiliani nascono mangiando calcetto, ma i giocatori italiani di una volta non ci sono più: persone che ‘di calcio’ con un bagaglio diverso dal futsal che si sono dovuti adeguare alle sue regole, al contrario dei brasiliani che lo conoscono a memoria. Se ti devo fare un nome di un italiano che per talento sembrava verdeoro di nascita, ti dico Andrea Rubei: pur avendo una formazione iniziale nel calcio a 11, è un fenomeno. Ti parlo al presente perché nonostante i suoi 50 anni gioca ancora… Tornando ai miei tempi, quando disputammo la finale di Coppa Campioni a Mosca, eravamo un gruppo di italiani forti e determinati; perdemmo con la padrona di casa della Dinamo Mosca ma loro erano invincibili. Invasione straniera attuale paragonabile a quella del calcio ‘grande’? Sì ma con una differenza: il calcio a 11 ha i vivai da cui prendere giovani talenti nostrani, cosa che il calcio a 5 non ha”.
In una partita avete affrontato proprio la Lazio a 11 e avete vinto voi, giusto?
“Sì, ma era un’amichevole all’interno dell’annuale Memorial in ricordo di Cragnotti padre. A dire la verità, loro non si impegnarono in modo particolare…”.
Come vedi l’attuale campionato con il Pescara in testa alla classifica?
“Ti premetto che non seguo molto la competizione. Ti dico però che conosco mister Colini, è stato un mio allenatore, ha una passione smisurata per questo sport; credo di non aver mai conosciuto una persona più appassionata di lui e si sta meritando tutti questi successi. Persona educatissima e molto preparata”.
Qual è la partita che ricordi più volentieri della tua carriera?
“La semifinale di Coppa Campioni contro la Spagna. Vincemmo 2-1 con un mio gol. Fu un successo storico dato che in quegli anni gli spagnoli erano imbattibili”.
Ora cosa fa Francesco Ceccaroni?
“Lavoro e non ho più tempo di allenare cosa che ho fatto con un club Under 21 e con i giovani di Colleferro che ho portato in B”.
I cosiddetti sport minori nascondono sempre dei piccoli tesori. Questa intervista avrebbe meritato un approfondimento maggiore per esempio sul ruolo di Velasco nello sport italiano in genere, e anche sulle strategie della federazione del calcio a 5 che, dopo alcuni anni di splendore, sembra vivere una fase piuttosto opaca. Ceccaroni è una di quelle figure che avrebbe poturo ancora dare tanto a questo sport se solo l’ambiente lo avesse spronato a continuare a mettersi in gioco.