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Fortitudo Bologna-Treviso: Dopo i Felsinei, ecco la replica Trevigiana sui fatti di Gara 1

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Sabato scorso abbiamo pubblicato un articolo inerente ad alcune tensioni registrate in Gara 1 della semifinale playoff A2 tra Treviso e Fortitudo Bologna (http://iogiocopulito.ilfattoquotidiano.it/fortitudo-bologna-treviso-tra-divieti-menzogne-e-proibizionismo/), disputatasi al PalaVerde la scorsa domenica 29 maggio e terminata ieri con la conquista della finale da parte dei felsinei. Viste le diverse critiche piovute in merito allo stesso, con numerosi sportivi veneti che ne contestavano una certa “parzialità”, per la mancanza del parere di parte trevigiana, abbiamo ritenuto giusto offrire spazio a una replica.

Abbiamo interpellato il cronista di un giornale locale, che era presente al momento dei fatti e che ci ha raccontato la sua versione: “Sugli spalti si è svolto tutto tranquillamente fino al fischio finale – esordisce – con i soliti sfottò tra le tifoserie. Al termine, mentre il pubblico comincia a defluire, partono le prime scintille: provocazioni incrociate, insulti tra tifosi di casa nello spicchio sinistro della Gradinata Nord e sostenitori fortitudini in generale, tanto quelli della Fossa ingabbiati nel settore V quanto gli accreditati fatti accomodare più in basso, a ridosso della panchina ospite. Proprio in quest’ultima zona vengono staccati alcuni seggiolini e un tifoso bolognese – racconta – espone a mo’ di trofeo di guerra una sciarpa di Treviso sbeffeggiando gli avversari, mentre un gruppetto di accreditati si sposta verso la sottostante zona stampa, dove gli si fa incontro il questore, accompagnato da polizia e carabinieri”.

A questo punto avviene l’ormai celeberrimo alterco tra lo stesso e un tifoso felsineo, reso pubblico da un video di Treviso Today: “Quel che gli smartphone non riprendono – spiega –  è il dopo: il famoso “schiaffeggiatore”, viene separato dal resto dei suoi compagni di tifo e gli vengono chiesti i documenti, mentre un dirigente della Fortitudo cerca insistentemente di telefonare (all’avvocato?) e viene invitato più volte ad abbandonare l’area dalle forze dell’ordine. Lo “schiaffeggiatore”, abbastanza alterato, più volte si lamenta con i poliziotti, che cercano di riportarlo alla calma. Dopo un quarto d’ora anche i tifosi ospiti defluiscono e si fa la conta dei danni. In ciò – sottolinea – è assolutamente falsa la versione secondo cui il settore degli accreditati mancasse di seggiolini ben prima della gara. Anzi, i custodi del palazzetto si sono prontamente messi al lavoro per rimontare quelli staccati e sostituire quelli danneggiati. Il controsoffitto, che mancava di due pannelli, dopo la gara presentava ampi squarci e diversi pezzi penzolanti verso il basso. Segno che qualcuno aveva voluto ampliare il buco”.

Anche Claudio (nome di fantasia), datato tifoso curvaiolo, ha voluto esprimere il proprio parere a tal merito: “Cominciamo con il dire che come curva siamo contrari a qualsiasi tipo di divieto, perché – evidenzia – chiaro sinonimo dell’incapacità nel gestire un evento, cosa che peraltro si è chiaramente palesata in Gara 1. Da parte nostra non abbiamo visto così tanto trambusto da giustificare tutto questo polverone. Tuttavia – continua – devo dire che non mi è piaciuto il comportamento dei bolognesi. Se ti presenti senza biglietto e il gestore del palazzetto non vuol farti entrare, è un suo diritto, e se qualcuno si altera in seguito a questo comportamento, ritengo sia tutto sommato normale. A Bologna invece hanno esagerato, ritengo ci sia stato un po’ troppo vittimismo. Alla fine – dice – chi ci ha rimesso di più siamo stati noi, che ci siamo visti vietare tutte e due le trasferte al Paladozza senza aver fatto nulla”.

Su fronte emiliano hanno fatto molto discutere le dichiarazioni del presidente trevigiano Vazzoler (http://www.sportando.com/it/italia/serie-a2-est/200816/vazzoler-dirigenza-fortitudo-connivente-vorrei-che-i-teppisti-fossero-perseguiti.html). “Posto che anche per me sono esagerate e forse poteva evitarle – afferma – ritengo anche che non siano del tutto ingiustificate. Ognuno in casa sua stabilisce i limiti di tolleranza, anche perché è lui che risponde agli sponsor, che paga i danni al palazzetto e che deve rendicontare tutto. Dal suo punto di vista, capisco anche che dopo una stagione senza problemi e caratterizzata da un ambiente “sano”, abbia avuto un momento di smarrimento dopo quella serata”.

Un serie tesa e caratterizzata da tantissime polemiche ma, soprattutto, dai divieti che ne hanno mozzato gran parte dello spettacolo: quello di due tra le tifoserie più calde nell’ambiente cestistico. Ed in fondo il vero peccato è proprio questo: il rinunciare al vero e proprio motore dello sport, rappresentato dai tifosi, in luogo di decisioni quasi sempre discriminatorie e poco adatte a un Paese che dovrebbe ritenersi libero e in grado di contenere qualche centinaia di persone in trasferta. Un divieto è sempre una sconfitta per tutti.

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