Era una notizia che girava nell’aria da mesi, ora è arrivata la definitiva conferma: gli Internazionali BNL d’Italia diventeranno un Mini-Slam. Ad annunciarlo in via ufficiosa è stato martedì il presidente della Federtennis Angelo Binaghi, intervenuto in diretta su Supertennis TV con queste parole:
“ […] Ho avuto modo di vedere il report con cui l’ATP sta portando avanti il progetto di revisione del calendario per il 2019: Roma e Madrid diventano da dieci giorni, con tabelloni a 96 giocatori. Però siccome nel calendario sono tre le settimane disponibili, ora resta da definire come collocare le date. Avremo l’ufficializzazione dell’upgrade quando uscirà il calendario definitivo durante le Atp Finals di Londra e credo che sarà un notevole successo per il tennis italiano”.
L’idea dei Mini-Slam – o “Super Masters”, che dir si voglia – era nata già nel lontano 2013, su proposta dell’ex CEO dell’ATP Brad Drewett, poi venuto a mancare. Con l’insediamento dell’attuale numero uno dell’ATP Chris Kermode il progetto si era un po’ arenato, finchè non se ne è tornato a parlare in questi ultimi anni. A beneficiarne saranno quindi i Masters di Roma e Madrid, il cui format si allineerà con quello di Indian Wells e Miami, che già da anni godono di un tabellone a 96 giocatori e di oltre 10 giorni di torneo. Una distinzione netta tra i Master 1000 più appetibili e quelli con minore visibilità.
Roma da anni si è imposto come uno dei tornei più interessanti del circuito, eppure rischiava seriamente di non rientrare tra i Mini-Slam. Questo perché l’ATP sembrava intenzionata a concedere l’upgrade solo ad un torneo europeo, il che aveva dato luogo a un braccio di ferro a distanza tra il torneo madrileno e quello romano (con Montecarlo già fuori dai giochi in partenza). Se Roma poteva contare ogni anno su incassi record per via del pubblico sempre più numeroso, Madrid aveva dalla sua un montepremi quasi doppio del torneo romano, oltre che la capacità di ospitare in campo femminile un Premier Mandatory, torneo ben più ricco del Premier 5 romano.
Ma alla fine Kermode ha optato per una via di mezzo, con cui ha accontentato tutti: due tornei nel giro di tre settimane. Resta solo da capire quale dei due dovrà ospitare la finale durante la settimana (presumibilmente il mercoledì), con possibili ripercussioni per quanto riguarda i diritti televisivi e la vendita dei biglietti. Ma in ogni caso Roma ne esce vittoriosa, potendo contare su una sicura crescita degli introiti, nonché su un netto aumento di notorietà a livello internazionale.
Come ha detto lo stesso Binaghi, non si sapranno i dettagli del nuovo format fino alle Finals di Londra. In quel contesto si scoprirà se soltanto Roma e Madrid hanno ottenuto l’upgrade o se anche altri tornei avranno questo privilegio dal 2019. In lizza ci sono sicuramente i Masters di Shanghai, sempre più in crescita, e di uno tra Toronto e Cincinnati.
D’altronde, se il raggiungimento dello status di Mini-Slam è un privilegio, di contro può essere visto anche come un onere di cui prendersi carico. Posto che i particolari sono tutt’altro che noti, si possono supporre quali potrebbero essere alcuni dei requisiti necessari. Anzitutto, la presenza di un tetto sul Centrale, che eviterebbe molti problemi legati al maltempo. In secondo luogo, un sostanzioso aumento del montepremi, con cui allettare maggiormente i giocatori. E, last but not least, un ampliamento del Foro Italico, il che comporterebbe un ridimensionamento dell’area delle piscine – del resto, quello dello spazio è da sempre un problema rognoso per il torneo romano -. Tutte migliorie che ridurrebbero concretamente il gap tra Roma e gli Slam.
Binaghi ha da sempre mostrato grande interesse nel far crescere il torneo romano, cercando investitori pronti a concretizzare questi progetti. Al momento ci sta riuscendo e gliene va dato atto, ma la strada è ancora lunga. In attesa di ulteriori notizie, non possiamo far altro che gioire per questo upgrade, godendoci a pieno la crescita del torneo romano, vero e proprio vanto di tutto il movimento tennistico italiano.