Gli Internazionali BNL d’Italia non si sono ancora conclusi, eppure è già tempo di tirare le somme, per analizzare gli amari verdetti che il campo da gioco ha già emesso.
Questo perché, per la prima volta nell’era Open, nessuno dei tennisti azzurri iscritti al torneo romano ha raggiunto il terzo turno. Dei 12 atleti in gara, solo Andreas Seppi e Roberta Vinci hanno superato il primo turno, mentre tutti gli altri sono stati sconfitti all’esordio. Il bilancio, sconfortante, parla di 7 set vinti a fronte di 24 persi. Una vera e propria Caporetto.
Se la Vinci ha raggiunto il secondo turno usufruendo di un bye, l’unica soddisfazione sul campo ce l’ha regalata Seppi: giocatore privo di un talento puro, ma da sempre esempio di umiltà e caparbietà, Andreas ha avuto la meglio al primo turno sul canadese Vasek Pospisil, giocatore più che abbordabile sulla terra rossa. Nel secondo match è però stato costretto alla resa da Richard Gasquet, francese dal rovescio d’oro. Va però detto che Andreas veniva da un lungo stop, dovuto ad un’infiltrazione all’anca. Pertanto, i complimenti per lui sono d’obbligo.
Per il resto, una disfatta totale. E i primi “imputati” di questa disfatta non possono che essere quei giocatori da cui ci si aspettava di più.
In primis, Fabio Fognini, sconfitto in 2 set dal tutt’altro che irresistibile Garcia-Lopez. Sul “Fogna” si sono scritti fiumi di parole, da sempre ha diviso i più, tra chi lo considera un talento cristallino che salverà il tennis italiano a chi lo ritiene solo un viziato, un insolente, un pallone gonfiato. In realtà, la sua sconfitta è paradossalmente la meno inaspettata: da sempre l’incostanza ha accompagnato la sua carriera, stupirsene ora e criticarlo pesantemente sarebbe esagerato. Va accettato così com’è, incostante e inaffidabile, ma sempre imprevedibile per gli avversari – chiedete a Nadal, dopo gli ottavi degli US Open dello scorso anno.
Oltre a Fognini, deludenti sono state anche le prove della Vinci e dell’Errani. La tarantina ha perso nettamente con la Konta, senza riuscire ad esprimere il suo gioco frizzante e pieno di variazioni. E’ un peccato, considerando che partiva da testa di serie, ma va comunque ricordato come non ci sia mai stato un buon feeling tra Roberta e la terra rossa del torneo romano.
La sconfitta di Sara appare invece ancor più pesante. Non solo perché giunta per mano della qualificata Watson, avversaria pienamente alla sua portata, ma soprattutto perché a tratti la romagnola è sembrata quasi impotente in campo, spaesata e demoralizzata. Quella stessa giocatrice che appena due anni fa aveva raggiunto una storica finale proprio a Roma, ma che ora sta vivendo una difficile fase di transito.
Tutto sommato pronosticabili erano invece le altre sconfitte. La leonessa Francesca Schiavone non ha sfigurato contro la Safarova, anche se la vittoria era oggettivamente una chimera. Stesso discorso per Karin Knapp e Paolo Lorenzi, entrambi chiamati a match duri contro la Strycova e Bautista-Agut.
Malgrado le sonore batoste, non sono comunque mancati gli spunti positivi, soprattutto da parte dei giovani. Se Caruso non ha avuto neanche una chance col prodigioso Nick Kyrgios, la Giovine, Sonego e Cecchinato hanno invece dato spettacolo. La cugina di Flavia Pennetta era all’esordio al Foro Italico, eppure è riuscita a strappare un set alla McHale, giocando alla pari con una tennista molto più esperta di lei. In campo maschile Sonego ha costretto ad una maratona di 3 ore Joao Sousa, portoghese molto insidioso sulla terra rossa, dimostrando una maturità invidiabile per un classe ’95. Cecchinato ha invece rischiato l’impresa con Raonic, numero 10 del ranking mondiale, perdendo solo al terzo set per 6 a 4. Un vero peccato, visto che il siciliano ha pagato un po’ di inesperienza nei punti salienti.
E poi c’è lui. L’intramontabile Filippo Volandri. Era il maggio 2007, quando incantò il Foro Italico raggiungendo una storica semifinale, dopo aver surclassato nientemeno che Roger Federer e Thomas Berdych. 9 anni dopo “Filo” è ancora qui, e ha nuovamente estasiato il pubblico romano. Il match sembrava proibitivo, ad attenderlo c’era un mastino della terra rossa come David Ferrer. Eppure Filo, trentaquattro anni e non sentirli, ha dato vita ad un match epico, degno dei tempi d’oro. Per 2 ore ha tenuto testa allo spagnolo, e solo la proverbiale grinta del “Ferru” ha privato Volandri di una vittoria che forse avrebbe meritato.
E’ inutile girarci intorno, la disfatta subita non può che bruciare, è un campanello d’allarme da non sottovalutare. Ma la sconfitta, seppur pesante, ha assunto sfumature diverse. Alcuni giocatori, soprattutto i giovani, hanno mostrato le loro potenzialità, ricevendo in cambio un’ importante lezione di tennis. Altri invece hanno nettamente deluso le aspettative.
La situazione sembra critica, sia in campo maschile che in campo femminile, il movimento italiano è in un’evidente fase calante. Ma così come De Andrè cantava che “dal letame nascono i fiori”, anche noi ci auguriamo che dalle ceneri di questa ecatombe ne nasca qualcosa di positivo.