Una pilota in Formula 1 “non verrebbe presa sul serio” le parole del patron del Campionato mondiale di automobilismo pronunciate a un network canadese. Un’affermazione forte se si pensa che fu proprio Ecclestone, la scorsa primavera, a parlare di “circuito rosa” cioè di un campionato tutto dedicato alle donne. Quindi, dov’è la verità? Forse, come spesso accade, nel mezzo.
Il mondo “rosa” delle quattro ruote viene portato alla ribalta, come spesso accade per tante discipline sportive declinate al femminile (una su tutte il calcio), da dichiarazioni non proprio di stima da parte di dirigenti e operatori del settore.
E anche questa volta è andata così: riflettori accesi sulla vicenda per una provocazione tutt’altro che positiva. Bene, allora focalizziamo bene l’attenzione sul tema attraverso la voce di due donne che lavorano per e nello sport circa le difficoltà dell’universo femminile di “imporsi” nel mondo della Formula 1.
Alessandra Petrucci, psicologa dello sport: “Nell’immaginario maschile legato al mondo automobilistico la componente femminile riveste perlopiù un ruolo gregario ed ornamentale. Non dimentichiamo quell’ironia pungente che vede la ‘donna al volante, pericolo costante‘, un vecchio retaggio sessista mai del tutto superato. Come può dunque una donna emergere nelle competizioni automobilistiche? I pregiudizi sono duri a morire, non sorprende la riflessione di Ecclestone, ma sappiamo anche che le donne hanno ampiamente dimostrato di avere una marcia in più e di saper recuperare terreno in molti contesti non esattamente favorevoli. Come sanno bene i piloti, e qualunque agonista, il talento da solo serve a ben poco senza un duro lavoro di preparazione, questo vale tanto per gli uomini quanto per le donne. La fiducia e l’autostima – conclude la psicologa – sono fattori chiave nella performance. Dando alle donne le stesse opportunità di essere competitive, anche la storia delle quattro ruote potrebbe essere finalmente segnata da interessanti traguardi al femminile”.
Altro parere interessante è quello di Luisa Rizzitelli presidente di Assist (Associazione nazionale atlete): “Se dovessi vedere il lato positivo delle sue parole, direi che Ecclestone denuncia un problema allo donne molto noto, ossia quello di non essere valutate per le proprie capacità a causa di pregiudizi e stereotipi. Tuttavia, sarà che il personaggio non mi piace, mi sembra di cogliere anche una certa supponenza sulla mera ipotesi che qualche pilota possa provare ad affacciarsi nel panorama della F1. Io di una cosa sono convinta: le donne sanno pilotare navicelle spaziali, sapranno presto essere competitive anche in F1. E’ solo una questione di tempo e di dare loro delle opportunità. Guarda caso”.
Al di là di dichiarazioni pro e contro, di “prendere sul serio” un determinato sport (ribadiamo, parliamo sempre al femminile), qualcuno si è mai chiesto quali sono le pilote che gareggiano e hanno gareggiato in passato (lasciando da parte categoria e tipologia di competizione)? Italiane e straniere, ce ne sono parecchie e qualcuna in Formula 1 ci è arrivata.
Carmen Jorda: figlia dell’ex pilota spagnolo Josè Jorda, pilota automobilista spagnola che attualmente gareggia nella GP3 spagnola e dallo scorso anno è parte integrante del programma di sviluppo per i piloti della Lotus. Il primo contatto con l’automobilismo avvenne nel 2001 alla tenera età di 12 anni al Comunità Valenciana arrivando terza. Una scalata continua che l’ha portata ai massimi livelli delle quattro ruote.
Susie Stoddart Wolff: ex collaudatrice in Formula 1 alla Williams (si è ritirata lo scorso novembre). Una passione nata con il fratello all’età di 8 anni che la portò a 18 anni ad essere tra le prime 15 del mondo.Oggi la Wolff è impegnata nel progetto “Dare to be different” attraverso cui si punta a incentivare la presenza delle donne nel mondo dei motori. la campagna prevede 5 eventi da svolgersi in Gran Bretagna nel corso del 2016 e prevede la possibilità per le ragazze di studiare da vicino i kart da corsa, valutare il lavoro dei media e tutti i segreti dell’automobilismo.
Lella Lombardi: la seconda donna a guidare una monoposto di Formula 1, l’unica a giungere in zona punti e quella che disputò più Gran premi (12). Esordì nel 1974 nel Gran Premio di Gran Bretagna. Entra nella storia con il Gran premio di Spagna del 1975 (circuito del Montjuich): Lella arrivò con il 24° tempo (a soli 7” dalla pole position di Niki Lauda) con una March 751 della Lavazza March. Il ritiro dalle gare avvenne nel 1988 per poi diventare team manager.
Maria Teresa De Filippis: la prima automobilista italiana. Esordì al Gp di Monaco nel 1958 su una Maserati. “Pilotino” il suo soprannome, partecipò a 4 Gran premi (Monaco, Belgio, Portogallo e Italia) e, in Belgio conquistò il 10° posto su Maserati 250F. Il ritiro nel 1958 coincise con un drammatico segno del destino: nel corso del Gp di Germania, il pilota titolare Behra persa la vita guidando la vettura con la quale avrebbe dovuto correre lei.
Giovanna Amati: è stata l’ultima donna a partecipare a un campionato di Formula 1 (ha partecipato a tre Gp). Iniziò nel 1986 con i primi test per la scuderia Benetton. La carriera nel campionato mondiale finì nel 1992 ma fino al 1999 ha corso nelle vetture a ruote coperte giungendo 3° nella SportsRancing World Cup classe SR2.
Michela Cerruti: ancora in attività. Nel 2012 correva in Auto Go con la vettura del team Supernova International cogliendo il primo successo a Imola; ha preso parte anche al neo campionato di Formula E con il team Trulli Gp. Nel 2015 partecipa alla 24 Ore del Nurburgring. Da gennaio 2015, per volere della Federazione italiana, è entrata a far parte della Fia Women nella Motor sport Commission in rappresentanza dell’Italia (La Fia Wimc nasce nel 2009 con l’intento di creare una cultura sportiva in grado di facilitare e valorizzare la presenza delle donne del MotorSport).
Ricordiamo anche: Divina Galica, britannica che iniziò la carriera sugli sci per poi arrivare in Formula 1 tra il 1976 e il 1978 e Desire Wilson, sudafricana con una sola esperienza in F1 nel 1979 non valida per il mondiale.
Si dice che una seconda occasione è concessa a tutti. Forse nel mondo dei motori sarebbe ora di dare per la prima volta un‘opportunità alle donne che amano l’alta velocità e magari scoprire la fiducia è stata ben riposta.
FOTO: www.kart1.it