Il Gran Premio di Monaco. Il più atteso e affascinante della stagione. E anche il più complicato da interpretare. Come resistere e uscire indenni dai 78, tortuosissimi, giri, disseminati di tombini, muretti, guard rail?
Presupposto necessario: il circuito, ricavato dalle strade cittadine del Principato, non è, ormai da decenni, consono alle prestazioni velocistiche di una monoposto di F1 moderna. Ed allora via con le modifiche per affrontare con meno danni possibili, le 19 curve del tracciato di cui appena 4 ad alta velocità. I tranelli sono sette: in ordine di percorrenza. Mirabeau alta, Loews, Mirabeau bassa, Portier, Chicane, Rascasse, e Anthony Noghes. Quanto basta per impedire che la velocità superi i 250 km orari. Necessario, dunque, un elevato carico aerodinamico che “incolli” la macchina al terreno, e dei rinforzi adeguati sulle sospensioni, per evitare che un minimo contatto con i muretti o il guard rail pregiudichi la gara.
La media è di 160 km/H. Si va piano, quindi l’aerodinamica non conta: molto più importante prevenire il riscaldamento delle componenti, sottoposti a uno stress pesantissimo. In primis, i freni: prese d’aria più ampie. Le Power Unit sono aiutate dal clima: Montecarlo è fresco. Quindi basterà adeguare il propulsore alla bassa richiesta di prestazioni velocistiche. Poca potenza e concentrata nelle marce basse, cambio a regimi ristretti. Obiettivo: garantire trazione e un consumo di carburante quantificato alla “goccia”: 10 kg di benzina equivalgono a due decimi, che a Montecarlo, dove la forbice di tempi è ristretta, rappresentano una discriminante fondamentale. Attenzione al cambio: richiede più di 5000 operazioni durante i 78 giri. Ecco perché servirà “coccolare” la prima marcia, la più sollecitata, nonché la più difficile da sopportare per i propulsorsi di una F1.
Tecnicamente, Monaco è un ciruito elegante, dove il pilota fa la differenza. Servono, però, scarpe adeguate per presentarsi sul circuito più glamour del circus. Si parla, ovviamente, di gomme: si consigliano calzature ultramorbide, ideali per le basse velocità. Chi vuole vincere, punti tutto sull’unica sosta: fermarsi più volte significa anche essere costretti al sorpasso. E a Montecarlo è molto più facile vincere al Casinò che superare.
Occhio, infine, al meteo: il weekend prevede una domenica “bagnata” che renderebbe particolarmente elettrizzante il confronto. Se un percorso così diventasse anche umido e scivoloso, tutte la teorie si andranno a far benedire alla Curva della Santa Devota: in caso di pioggia servono abilità, coraggio, precisione chirurgica e nervi d’acciaio. E in ogni caso, sana rassegnazione. In fondo, si corre qui solo una volta l’anno.