Il destino è beffardo, spesso la vita ti pone davanti a degli ostacoli da superare. Che molte volte sembrano insormontabili. E’ un po’ la storia che lega gli scontri tra Italia e Germania. Quando i tedeschi leggono il nome dell’Italia sul tabellone, sicuramente non sorridono; gli italiani, invece, riavvolgono sempre il nastro alla famosa semifinale del 2006 in Germania ed ai tanti scontri in campo europeo favorevoli agli azzurri. L’ultima giornata del girone degli Europei U21 sembra scritta da un romanziere thriller, che ha messo per l’ennesima volta contro Italia e Germania. In virtù della nuova formula federale, questa partita contava più di una semplice partita di un girone ma consentiva alla prima classificata di staccare il biglietto per la semifinale. L’esito finale, però, non dipendeva soltanto dal match tra azzurri e tedeschi ma, sopratutto, da ciò che accadeva tra Danimarca e Repubblica Ceca: qualora avesse vinto la Repubblica Ceca, l’Italia avrebbe dovuto vincere almeno con il risultato di 3-1. Per fortuna gli uomini di Di Biagio non hanno dovuto fare i conti con la differenza reti ma hanno tirato un sospiro di sollievo al 4-2 rifilato dalla Danimarca ai cechi; in contemporanea a Cracovia ci ha pensato Bernardeschi a metter la firma sul pass della semifinale siglando il gol del definitivo 1-0.
Di Biagio, croce e delizia- Il tecnico azzurro in questa competizione ha rappresentato a pieno l’andamento dei suoi: altalenante. Un avvio sufficiente contro la Danimarca, la debacle contro la Repubblica Ceca ed il colpo di genio contro la Germania. Di Biagio decide di tenere fuori nel match contro i tedeschi Petagna, autore di una prestazione negativa contro i cechi, per schierare un tridente- fantasia: Chiesa e Berardi sulle fasce, a supporto del falso nueve Bernardeschi. Una scelta che si è rivelata azzeccata e che ha messo in difficoltà la difesa non perfetta della Germania, che ha sofferto la velocità di Chiesa e l’estro di Bernardeschi. Il tecnico azzurro, per trasformare questa avventura in Polonia in una favola, deve compiere il miracolo contro la Spagna, la squadra più forte del torneo ed avversaria degli azzurrini nella semifinale di martedì alle ore 18.
Cuore azzurro- Detto, fatto. Bernardeschi lo aveva preannunciato: “Questa nazionale ha sicuramente una qualità: quella del cuore”. Qualcuno forse lo aveva messo in dubbio, gli azzurrini con una prestazione gagliarda hanno smentito tutti. Gli uomini di Di Biagio hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo ed anche giocatori come Bernardeschi e Berardi che di solito giocano sulle punte, come si suol dire in gergo calcistico, hanno affilato i tacchetti ed hanno messo in campo una grinta fuori dal comune. Il referto arbitrale parla per gli azzurri: 4 ammoniti, tra questi c’è il tridente iniziale schierato da Di Biagio. Il pressing alto studiato dal tecnico azzurro ha sortito l’effetto sperato: ha limitato la giocata ai centrocampisti tedeschi ed ha sottratto i rifornimenti agli attaccanti. Un capolavoro tattico del C.T azzurro, che nel momento più difficile ha sfoderato il colpo da top player.
Nel segno dei Federico- Questa coppia potrebbe essere letta in chiave artistica, è ancor più facile se si pensa alla squadra di provenienza: la Fiorentina, quindi Firenze I due ragazzi scuola viola si sono caricati sulle spalle la nazionale U21: Federico Chiesa partiva indietro nelle gerarchie di Di Biagio, ma nel match fondamentale il tecnico romano ha deciso di puntare su di lui scombinando le carte. Federico Bernardeschi, noto in Toscana ormai come “Il Bernardeschi” in memoria del noto architetto e scultore fiorentino Brunelleschi, dopo le prime due apparizioni era stato criticato per la poca incisività sotto porta. Nel match più importante, però, ha risposto presente ed ha dimostrato di saper reggere le pressioni di una maglia pesante come quella azzurra e, sopratutto, ha dimostrato di poter reggere le tante voci che lo vedono al centro di trattative multimilionarie. La nazionale azzurra ha un tocco di artistico, una sfumatura viola, parla dialetto fiorentino ed ha una firma pregiata. Quella del Brunelles… Bernardeschi!