L’Europa ritorna a tremare di terrore. Bruxelles si è svegliata con i boati delle due esplosioni all’Aeroporto e una alla stazione della metropolitana a due passi dalla sede della Commissione Europea, pochi giorni dopo l’arresto del ricercatissimo Salah Abdeslam. Il continente, colpito nel suo cuore istituzionale dagli attentati rivendicati dai seguaci dell’ISIS nella capitale mittel europea, si trova a dover fronteggiare un nemico quasi invisibile e la situazione riporta alla cronaca l’ipotesi, fino a poco tempo utopistica, di dover disputare gli Europei di calcio previsti in Francia nel periodo estivo, in un clima da barricate e coprifuoco.
Con le immagini dello Stadio Saint Denis ancora vive nella memoria, quello che potrebbe manifestarsi è uno scenario desolante e impensabile: la reale possibilità di programmare misure drastiche e strategie indirizzate alla sicurezza del pubblico e dei partecipanti alla manifestazione calcistica. Partite a porte chiuse, spostamenti improvvisi degli eventi e città blindate da forze dell’ordine e corpi speciali.
Il Belgio, vera roccaforte dei jihadisti in Europa, è terra molto vicina al paese transalpino e, in un flusso di persone così ingente, come previsto per un appuntamento del genere, risulterebbe facile oltrepassare controlli alle frontiere e pianificare nuovi attacchi con sanguinose conseguenze per coloro che si dirigono a Parigi e dintorni per sostenere i propri colori nazionali. E’ da secoli finito il tempo in cui le Olimpiadi fermavano le guerre. Siamo nell’epoca in cui le battaglie si combattono subdolamente, sfruttando persone comuni, insospettabili, costrette da un lavaggio mentale che poco ha a che fare con la vita reale.
Ma la questione non è circoscritta solo al Belgio. La voglia di sacrificarsi in nome di Allah è viva anche all’interno dello stesso stato francese. Pensare che il rischio di strage sia presente solo nei territori confinanti con il Belgio al nord della Francia, dove sono previste partite del girone e ottavi di finale, come a Lille e a Lens, è un errore che gli 007 francesi sanno di non poter commettere e non basterà chiudere le frontiere. Gli Europei, infatti, avranno luogo in molte città con grande presenza Islamica come del resto lo è la Francia tutta, da sempre meta finale da parte dei migranti provenienti dalle ex colonie. Tolta Parigi, con il Parco dei Principi e lo Stade de France, che si è mostrata neanche 5 mesi fa impreparata e difficilmente difendibile da attacchi non convenzionali, anche le restanti sedi ospitanti il torneo sembrano essere ad alto rischio terrorismo. Bordeaux, Tolosa, St. Etienne e Lione hanno, nelle loro periferie, per molti già tristemente note per le rivolte delle Banlieue, una grande presenza araba e nord africana e non è complottistico pensare che negli anfratti della moltitudine si possano nascondere miliziani estremisti e programmare attacchi combinati verso gli stadi locali, sfruttando il clima di confusione e gestione della folla, propria della manifestazione continentale. Stesso discorso per Marsiglia che, oltre ad una radicata concentrazione di cittadini di fede islamica (è la città con la massima percentuale europea) deve fronteggiare, con lo sbocco sul Mar Mediterraneo, anche l’emergenza immigrazione, terreno fertile per infiltrare combattenti tra la massa di disperati in fuga.
Quindi Europei a porte chiuse e assenza di tifo per una manifestazione che doveva essere lo specchio di un continente in cerca di unione non solo politica ma anche sociale. Tralasciamo, poi, il danno economico. Per adesso rimane solo un’ipotesi, un palliativo alla situazione che sembra sfuggire dalle mani di coloro che devono fronteggiarla. Un’ipotesi è vero, ma che è già realtà: partite in assenza di pubblico rappresenteranno probabilmente una direttiva che non sarà necessario adottare in un presente dove le persone hanno già paura e non si sentono al sicuro. Dove l’ultima cosa a cui si pensa è un viaggio in Francia ad inizio estate per tifare il proprio Paese tra migliaia di uomini, donne e bambini, stipati in coda o riunitisi vicino agli stadi. Gente che potrebbe trasformarsi in un attimo in bersagli inconsapevoli. In questo, nella paura, il Terrorismo sta vincendo a tavolino.
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