Anzitutto, devo scusarmi. Chiedo scusa al c.t. Michael O’Neill, a Conor Washington che fino a pochi anni fa era un postino, al portiere Michael McGovern, all’ex Palermo Kyle Lafferty che contribuì all’immediato ritorno dei rosanero in A, ai cannonieri Niall McGinn e Gareth McAuley, e a tutti i tifosi nord-irlandesi che per la prima volta vedono la loro nazionale ad una competizione internazionale (eccetto coloro che hanno visto le spedizioni mondiali del 1982 e 1986 e, per i più anziani, del 1958). Poche ore prima dell’inizio del secondo match dell’Irlanda del Nord nella sua storia agli Europei, mi ero sbilanciato chiacchierando con una collega: «sono in assoluto la squadra più scarsa di questo Europeo». Nemmeno un tiro in porta contro la Polonia più forte degli ultimi anni mi aveva fatto pensare ad una squadra troppo inferiore al livello di questo europeo francese, soprattutto dopo aver visto le prove delle altre esordienti: il coraggio dell’Islanda, il cuore dell’Albania, la voglia di farsi notare del Galles. C’è anche l’Irlanda del Nord, o Ulster, che scrive una bella storia in verde ottenendo i suoi primi tre punti contro un’Ucraina purgata ed eliminata dopo il buon 2-0 con cui aveva messo alle corde, pur uscendo comunque sconfitta, una Germania non proprio esaltante come quella del mondiale brasiliano. Ora la gara che sulla carta pare proibitiva contro la truppa di Löw, spetterà all’Irlanda del Nord, che la affronta però con una vittoria sulle spalle, che sicuramente darà il morale giusto per superare il timore reverenziale.
Devo scusarmi con l’Irlanda del Nord perché la vittoria contro l’Ucraina è meritata, dal primo all’ultimo metro di campo, dalla prima all’ultima verticalizzazione che ha trasformato una squadra che contro la Polonia non riusciva ad andare in porta. E invece, il postino che giocava nel gradino più basso della Non-League britannica (oggi al QPR) e Craig Catchart, del Watford che sarà di Mazzarri, si prendono gradualmente sulle spalle la Nord Irlanda che tiene il campo e non sfigura, con una squadra che schiera 5/11 di giocatori di Serie B (inglese). Poi il secondo tempo, punizione in area, il difensore del West Bromwich Albion, Gareth McAuley vola e insacca di testa il suo ottavo gol con la maglia dell’Ulster e il primo in un Europeo per la sua nazionale ed una nazione intera, che raddoppierà sul finale di tempo con un altro “Mc”, stavolta è McGinn, su respinta del portiere.
La Green & White Army festeggia una vittoria storica perché è forse quella che dà più unione ad un Paese tormentato, conteso ed enigmatico che, sebbene non sia lo sport in cui primeggia, con il calcio e con questa nazionale sta trovando una nuova forma d’unione ed unità. Una Nazionale lacerata dal diverbio che ha sempre alimentato le contee del paese, dal settarismo e dal confronto acceso tra unionisti ed indipendentisti, trovando più spesso il supporto nei primi, con i secondi più sbilanciati verso la Repubblica dell’Eire. Se il rugby, ad esempio, cerca di tenere sotto un’unica nazionale tutta l’Isola di smeraldo, nel calcio questo non accade. Un conto è l’Irlanda, ovvero l’Eire, nel girone con l’Italia, un altro contro è l’Ulster, e l’Ulster Banner, bandiera non ufficiale dell’Irlanda del Nord che sventola quando la nazionale di calcio scende in campo, da sempre connotata come il simbolo degli unionisti. In un paese che ha sfiorato la guerra civile tra gli anni Settanta ed Ottanta, trascinata da un periodo di tensioni durato sino all’Accordo del Venerdì Santo (Belfast, 10 Aprile 1998), l’ipotetico successo della nazionale a questi Europei con lo storico passaggio del turno, rappresenterebbe una ventata patriottica significativa. Prima c’è una Germania da affrontare, con cautela, ma per quel popolo che parla un inglese palesemente maccheronico e variopinto rispetto al british english, la seconda gara di Francia 2016 è già un motivo d’orgoglio, indipendentemente dal fatto che stavolta l’Ucraina fosse, bisogna ammetterlo, lontana parente della buona squadra del match d’esordio. La vittoria è arrivata sotto una pioggia battente che si è anche trasformata in grandine, tipico delle perturbazioni che da qualche settimana si agitano al di sotto dell’arco alpino. Una condizione climatica che l’Irlanda del Nord, per fare una battuta, conosce bene. Per giustizia divina, un meteo britannico avrà influito sulla vittoria? Il grande cuore e la voglia di vincere dopo un esordio faticoso, hanno fatto il resto. Scusami, Irlanda del Nord, non sei assolutamente la nazionale più scarsa di questo Europeo, anche nel caso dovessi essere eliminata.