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Errori arbitrali, pareri arbitrari

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Cominciamo da un esempio e premettiamo che la similitudine con i ladri non deve fuorviare il lettore: ho vecchi infissi di alluminio, ormai cedevoli e che non si chiudono più ermeticamente. Arrivano i suddetti ladri e rubano in casa, trovando poche difficoltà. Ora, io certamente potevo supporre che le mie finestre e le mie porte non fossero il massimo della sicurezza (forse non potevo permettermi di sostituirle per un fattore economico, aggiungo), ma questo non diminuisce il danno che ho subito da parte di altri. Anzi, in un certo senso ne potenzia gli effetti.

Nelle ultime settimane, dopo una serie di errori da parte dei direttori di gara che hanno complicato le partite della Roma e che fanno mancare alcuni punti alla squadra di Mourinho, abbiamo assistito a un dibattito che ha istituito sin da subito un regime di confusione, facendo scaturire delle tesi avallate anche da una parte consistente della tifoseria: sì, è vero che hai subito dei torti ma hai anche giocato male, quindi è colpa tua e non puoi attaccarti all’alibi dell’arbitro.

Concettualmente, un obbrobrio, almeno a giudizio di chi scrive. Perché i due argomenti dovrebbero procedere sempre parallelamente, senza nemmeno sfiorarsi. Dammi ciò che mi spetta, come ampiamente dimostrato dalla riproposizione degli episodi e dal parere degli esperti, poi parliamo delle mie carenze.

Anche perché, facendo l’esempio di Venezia – Roma di domenica scorsa, con un primo tempo chiuso oggettivamente in dominio totale dalla Roma, senza il rigore allucinante che l’ineffabile Aureliano ha concesso ai lagunari oggi probabilmente staremmo parlando di altro, per esempio di una Roma che può terminare la partita senza perdere la proficua identità evidenziata nel primo tempo, perché non avrebbe avuto bisogno di quelle sostituzioni che hanno intasato la manovra offensiva. Mourinho avrebbe potuto salvaguardare quell’equilibrio e sarebbe stato più probabile il terzo gol della Roma, invece che il pareggio veneziano.

Qualcuno potrebbe obiettare che di quest’ultima cosa non si avrà mai la riprova: vero; di certo, però, abbiamo avuto la prova del danno subito dalla decisione arbitrale. Dalle decisioni arbitrali, anzi, visto che c’è già una piccola statistica a riguardo.

C’è da dire che la media dei direttori di gara si sta rivelando tecnicamente di basso livello e ad alto tasso di presunzione quanto ad atteggiamenti: una pessima miscela.

Quindi, la prossima volta che in cui ci sarà una oggettiva lamentela per una decisione arbitrale che compromette una partita, non replicate ad arte che però la squadra se è più forte vince comunque, perché sapete di stare dicendo un’assurdità: se sto vincendo di un gol, deve essermi garantita la possibilità di farmelo bastare, non deve scattare il rimprovero perché non ne ho segnato uno in più per mettermi al sicuro dai danni che può procurarmi l’arbitro. Poi io rifletterò sui miei limiti e gli aggiustamenti da apportare al mio gioco, ma non mettete le due questioni nel frullatore, perché in questo senso vi abbiamo fatto “tana” da troppo tempo.

Romano, 47 anni, voce di Radio Radio; editorialista; opinionista televisivo; scrittore, è autore di libri sulle leggende dello sport: tra gli altri, “Villeneuve - Il cuore e l’asfalto”, “Senna - Prost: il duello”, “Muhammad Ali - Il pugno di Dio”. Al mattino, insegna lettere.

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