Gabriele Gravina è il primo dei tre candidati a ricevere un appoggio ufficiale. Nicchi, presidente degli Arbitri ha promosso il programma dell’aspirante presidente della FIGC. A patto che non si presentino in tre. In quel caso i giudici di gara si asterranno dal voto.
Gabriele Gravina, presidente della Lega di Serie C, ha un lungo passato alle spalle: è l’artefice del miracolo del Castel Di Sangro, la squadra di un comune di 5000 abitanti che vive la favola della serie B dopo 5 campionati vinti in 10 anni. Una gestione che mette le ali alla carriera politico-organizzativa di questo imprenditore (nonché membro del CDA della Banca di Credito Cooperativo di Roma e docente di Management Sportivo all’Università di Teramo) che, dopo la carica di capo delegazione ai campionati Europei, il 22 dicembre del 2015 diviene il presidente della Lega Pro. Un incarico confermato anche nell’anno successivo. Il suo programma verte su 5 punti fondamentali.
Il piano strategico (56 pagine in 5 punti) prevede 5 aree di intervento: organizzativa, economica, sportiva, etica e sociale. Tutte convergenti in un unico obiettivo: la sostenibilità finanziaria del calcio, raggiungibile attraverso una struttura fondata su una gestione virtuosa. L’organizzazione, in questo senso, è fondamentale. Gravina propone una rivisitazione dello statuto, a partire dai criteri elettorali. La LND non può decidere da sola, o quasi, chi eleggere. La commissione federale inoltre deve essere parificata ad una sorta di governo, con commissioni apposite per i rispettivi ambiti.
Il settore tecnico è da rifondare attraverso la creazione di nuove accademie federali, sul “modello francese”. In più una strettissima vigilanza sulle entrare e le uscite delle società. Evidentemente scottato dai numerosissimi fallimenti accumulati dalla Serie C e in Lega Pro Gravina propone il rating. Ogni squadra avrà un quoziente di affidabilità finanziaria. Un “marchio” che ne attesti serietà e ordine. E i soldi? L’idea è di creare maggiore ricchezza attraverso una ridistribuzione più equa delle risorse. Il divario fra grandi e piccole è troppo sbilanciato e i club di medio bassa classifica di tutte le categorie non hanno i mezzi per competere sul mercato con le altre concorrenti. Una divisione più ragionata delle risorse ridurrebbe la forbice, riequilibrando i valori in campo ed evitando il rischio della presenza di squadre materasso. Un campionato più equilibrato è anche più spettacolare. Quindi, più vendibile all’estero.
La ristrutturazione dei campionati invece prevede una B a 20 squadre e una C a 60, come adesso, divisa in tre gironi. Tuttavia Gravina vuole reintrodurre le quattro categorie professionistiche: la C1 e la C2. Entrambe a livello semiprofessionistico. La Serie D invece perderebbe 5 squadre passando d 167 a 162. Il cavallo di battaglia sono le “seconde squadre”. Ovvero la possibilità per le società di introdurre nei campionati minori le squadre formate dai giovani. Infine, la candidatura ad ospitare l’Europeo del 2028.
La vera rivoluzione di Gravina è però sul campo etico sociale: il programma si sofferma su alcuni punti scottanti che hanno giù bruciato diversi club di serie c. Gravina vuole salvaguardare i principi di correttezza. Lotta senza quartiere al match fixing, una vera piaga del calcio minore, figlia spesso di stipendi miseri a mal corrisposti. In questa ottica il calcio minore, assurgendo a semiprofessionismo, vivrebbe questo ridimensionamento come un qualcosa di estremamente positivo. Uno sport aggregativo, più che consumistico incanalato sui binari di inclusione sociale con regole studiate ad hoc per i giovanti, attraverso le partnership con le scuole e le università. In modo da educare al calcio e al tifo. A Nicchi è piaciuto. E a voi?
QUI IL PROGRAMMA COMPLETO: http://www.figc.it/other/candidature/ProgrammaGRAVINA.pdf