Non è la prima volta, non sarà l’ultima, ma che soddisfazione: Dries Mertens è candidato a Pallone d’Oro. E’ la sua di prima volta, non per il Napoli che negli ultimi anni ha visto candidati Cavani prima, Higuain poi, dei rapaci d’area di rigore che mangiano il pallone con una voracità senza eguali, ma questa volta è diverso.
La candidatura di Dries Mertens è la candidatura di una concezione filosofica, un premio ad un’idea più che ad una persona ed è per questo che Napoli ha accolto con tanta gioia questo riconoscimento, che tale resterà perché il premio resta un gioco a due tra Cristiano Ronaldo e Messi con il portoghese ampiamente favorito.
Vedere Mertens nel lotto di questi nomi è giustissimo, quanto inaspettato, perché non sembrava possibile fino ad un anno fa tutto questo, quando il belga faticava a trovare gli spazi, ad imporsi contro difensori potenti. Fu un ottobre terribile, anticamera di 11 mesi di grazia e reverenza, di potenza mista a gioia per un futbol bailado che non è per niente belga. Lo stesso Mertens non è belga, non può essere un uomo del nord con la sua aria scansonata, la sua gioia di vivere. Lui è un uomo d’amore nato in un territorio di uomini di libertà e non è un caso se proprio a Napoli sia diventato un probabile vincitore del premio più prestigioso del mondo del calcio.
Mertens in questo lotto è come il realismo magico di Gabriel Garcia Marquez, è quando in un’ambientazione realistica e minuziosamente dettagliata s’introduce un elemento troppo strano per essere credibile ed è la descrizione del calciatore, un centravanti vero, non un falso 9, che dalla sua bassezza si è erto in mezzo ai giganti per poter scrutare i migliori, per poter raggiungere la vetta. Mertens è un esponente di questa corrente filosofica che è diventata tipicamente sudamericana perché lui è un uomo del sud, un uomo d’amore appunto. Si può fare, Bellavista non lo escludeva.
La candidatura a Mertens è semplicemente bellissima perché premia un sistema in cui pochi credevano, un sistema difficile e strano, alienante quasi, e premia un calciatore in cui pochi credevano, un calciatore strano che ha trovato un mentore straordinario che ha fatto diventare straordinario a sua volta il calciatore Mertens.
La città ha imparato ad amare questo ragazzo puro che passeggia per il lungomare con il suo bellissimo cane, che tesse le lodi di Napoli ovunque si trovi. La città si è appassionata alle sue vicende personali, che sono vicende umane, che tutti hanno vissuto. Mertens è l’elemento troppo strano per essere credibile in un’ambientazione realistica e minuziosamente dettagliata come il gotha del calcio pensa di mostrarsi ma da che mondo è mondo, il calcio e la sua storia l’hanno fatta i pazzi squinternati che tirano fuori dal cilindro il colpo geniale e Mertens, in questo senso, non è affatto un elemento strano, tutt’altro…