Dorando Pietri, storia dell’atleta che perse (vincendo) le Olimpiadi
Il 24 luglio 1908 durante la maratona delle Olimpiadi di Londra l’atleta italiano Dorando Pietri si rese protagonista di un indimenticabile episodio di sport, tanto da diventare una storia da raccontare alle future generazioni con un fumetto.
“Mi affascinava molto l’idea di un uomo considerato non adatto ad uno sport come la corsa che, grazie alla testardaggine, all’impegno e alla passione, è riuscito a diventare un campione. Era uno sprone ad applicarsi e a combattere per realizzare i propri sogni. E capii che raccontare la sua storia poteva essere interessante e divertente”. Così Antonio Recupero, sceneggiatore messinese classe 1977, autore insieme al fumettista e pubblicitario Luca Ferrara – Cava de’ Tirreni (Salerno) 1982 – dell’intensa e toccante graphic novel “Dorando Pietri, una storia di cuore e di gambe”. Edito da Tunué, il volume (144 pagine a colori, 16.90 euro) ripercorre l’epica narrazione del piccolo, grande atleta di Correggio (Reggio Emilia) che arrivò primo alla maratona dei giochi olimpici di Londra nel 1908 (era il 24 luglio e, pettorina numero 19, tagliò il traguardo in 2 ore e 54 secondi abbondanti), ma sorretto dai giudici di gara perché stremato, e perdendo per questo la medaglia d’oro. “Un uomo che, con la forza di volontà e contro ogni ostacolo, ha rovesciato ogni aspettativa. Suona davvero come un archetipo del mito”, aggiunge Ferrara.
Dunque nella storia delle Olimpiadi rimane vivo il ricordo di un atleta la cui memoria resiste da decenni, nonostante la sua gara non l’abbia mai vinta. Una vicenda affascinante, quella di Pietri, adesso declinata in un fumetto godibilissimo. Che dietro, però, nasconde un lavoro importante. “La fase delle ricerche è durata qualche mese, ed è stata complicata dalle discordanze trovate tra varie fonti, soprattutto tra quelle italiane e quelle di origine anglosassone, sulla vita privata di Dorando”, incalza Recupero, che ricorda: “Ci sono voluti tre mesi per realizzare la sceneggiatura. A Luca, invece, ne sono serviti nove per la realizzazione delle tavole, tempo dovuto anche alla ricerca e al perfezionamento di uno stile grafico che ha ideato appositamente per questo volume”. Un impegno importante, dunque, come rimarca proprio Ferrara: “Il lavoro è stato davvero titanico (per rimanere nel mito). La fase più frustrante? La ricerca di uno stile adatto e una modalità lavorativa ottimale. Quindi ho colorato in digitale le tavole e le vignette relative a ogni sequenza e ambientazione, per poi passare a un’altra, e così via. È stato emozionante vedere come tutto acquisisse senso mentre il libro si componeva”.
Ed ecco, pagina dopo pagina, delinearsi la storia del corridore emiliano attraverso un sapiente alternarsi di flashback e reminiscenze dal rilevante valore emotivo. Un impegno, quello nella realizzazione del libro, non privo di difficoltà per Recupero e Ferrara (“a nostra discolpa, dobbiamo precisare che nel frattempo, entrambi, dovevamo anche dedicarci ai lavori che ci permettono di pagare le bollette e fare la spesa”), ma che ha trovato il giusto approdo in un’opera che restituisce al lettore tutto il valore, congiuntamente alla forza, di un uomo e di uno sportivo indimenticabile.