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Doping paralimpico, Putin non ci sta: “Ingiusta l’esclusione della Russia”, e già si parla di Giochi alternativi

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Niente Paralimpiadi per i russi di Vladimir Putin, esclusi dalle competizioni che si terranno a Rio de Janeiro a partire dal prossimo 7 settembre. A decidere l’esclusione degli sportivi è stato il Comitato paralimpico internazionale insieme al Tas (tribunale amministrativo), poco dopo  l’uscita del rapporto McLaren sul presunto doping di Stato russo. Nel testo, si parla di almeno 35 casi che coinvolgono atleti paralimpici russi e che sono stati sistematicamente insabbiati per 4 anni dalle federazioni. Dati che erano già emersi da numerose inchieste fatte da tv tedesche (ARD) e dall’inglese Sunday Times. E proprio da queste è partito il lavoro del Cio, che affidandosi a una commissione d’indagine esterna come la McLaren, si è visto confermare quanto già era stato diffuso da giornali e tv: doping di altissimo livello con coperture (si parla anche di un presunto coinvolgimento dei servizi segreti russi), che farebbero pensare ad un vero e proprio doping di Stato.

“Un’esclusione immorale”, ha commentato il presidente Vladimir Putin, che ha già trovato la soluzione: organizzare delle Paralimpiadi alternative per gli atleti esclusi da Rio 2016. “La decisione di non ammettere ai Giochi i nostri atleti paralimpici è fuori da ogni principio di giustizia, moralità e umanità. È umiliante per loro, per questo provo pietà per chi ha deciso” ha continuato Putin, sottolineando che i vertici sportivi se la sono presa con coloro per i quali lo sport è ormai diventato il “senso della vita” e che – con il loro esempio – danno speranza e fiducia a tante persone disabili. Un pugno di ferro, quello della federazione internazionale paralimpici, che stride con il pilatismo del comitato internazionale di qualche settimana fa, quando si decise che in merito alla partecipazione o meno degli atleti normodotati a Rio 2016 avrebbero avuto l’ultima parola le singole federazioni. Queste però sono le regole e – che piacciano o meno ai russi – vanno rispettate. Intanto, da parte sua, il ministro dello sport Vitali Mutko, ha annunciato che il Comitato Paralimpico della Russia si rivolgerà alla Corte di giustizia di Ginevra contro l’esclusione dai Giochi. E non sembra proprio un caso la recente decisione del tribunale di Mosca di confiscare  le proprietà russe dell’ex direttore del laboratorio antidoping Grigory Rodchenkov che –  da Los Angeles dove ormai vive – ha denunciato molti dei presunti casi di doping. La confisca (come specifica Interfax citando una sua fonte) rientrerebbe nell’inchiesta penale contro Rodchenkov, aperta a giugno dal Comitato investigativo russo “per abuso d’ufficio”.

I Giochi alternativi quindi, dove i premi per i vincitori saranno gli stessi che avrebbero preso a Rio, sembrerebbero il modo che Putin ha scelto per non scontentare nessuno e sottolineare la grande importanza che la Russia dà allo sport e ai suoi atleti. Un’importanza già peraltro confermata dagli splendidi regali che il presidente ha fatto agli olimpici “medagliati” di Rio 2016: ai vincitori dell’oro è stata regalata una BMW X6, a quelli delle medaglie d’argento una X4 e le medaglie di bronzo hanno ricevuto una X3. Le auto sono state consegnate alla cerimonia di premiazione in onore degli sportivi, svoltasi al Cremlino qualche giorno fa alla presenza dello stesso Putin. Una distesa di BMW bianche nella Piazza Rossa, che si sono aggiunte ad un altro premio non meno ricco: i  vincitori delle olimpiadi avranno 4 milioni di rubli (54mila euro) per l’oro, 2,7 (37mila euro) per l’argento e 1,7 (23mila euro) per il bronzo. Un bel bottino insomma, che sembra proprio soddisfare tutti, nella speranza di far pesare di meno la riduzione di 1/3 degli atleti di Putin quest’estate a Rio. Ma che – soprattutto – vuol far dimenticare gli ultimi scandali sportivi di madre Russia.

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