Lo aveva scritto anche la WADA nella relazione dell’8 novembre. Non si trattava solo di Russia. L’inchiesta avrebbe potuto coinvolgere anche altri atleti di altre nazionalità. E puntualmente, adesso, è arrivata anche la conferma. Non c’è solo la Russia: infatti, nella lista nera della Wada c’è anche il Kenya. E l’ultima notizia che arriva da Nairobi, ripresa anche da La Repubblica è che 7 atleti kenyoti, appartenenti al mondo dell’atletica leggera, sono stati sospesi, nella giornata di venerdì, per utilizzo di sostanze proibite.
Tra questi anche alcuni nomi di spicco come Emily Chebet, la quale sarebbe stato trovata ”positiva” al “diuretico furosemide”, che è stato bandito dalla circolazione, poiché considerato un “prodotto maschera” di sostanze dopanti. Tra i 7 sospesi ci sono anche Joyce Zakary e Koki Manunga, due atlete che erano già risultati positivi (e temporaneamente sospesi) ai Mondiali di Pechino della scorsa estate.
Proprio ai Mondiali cinesi, il Kenya era stato il Paese ad aggiudicarsi il cosiddetto “medagliere”: ad aver vinto il numero maggiore di medaglie. Adesso, però, la notizia di queste sospensioni rischia di gettare un’ombra non solo sull’atletica leggera ma su tutto lo sport kenyota in generale. Il Paese africano, da sempre, è stato considerato, soprattutto nel fondo, una fucina di talenti. Negli ultimi anni, però, la lista dei “positivi” è progressivamente aumentata, fino ad arrivare ai 40 atleti “fermati” nell’ultimo triennio.
A tal punto che l’attuale presidente della WADA Reedie avrebbe dichiarato apertamente che “in Kenya c’è un problema”, riferendosi all’utilizzo di sostanze dopanti. E, mentre all’orizzonte sembra addensarsi, anche in questo caso, la nube della corruzione, anche gli stessi atleti kenyoti hanno voluto esternare il loro disappunto per un “certo lassismo” che ci sarebbe stato da parte del governo di Nairobi. “Il doping non è stato affrontato dalle autorità come meritava” avrebbe scritto l’Associazione degli Atleti Professionisti Kenyoti in un comunicato, riportato anche da Repubblica, con un auspicio finale: “Vogliamo ristabilire la fiducia perduta dei nostri tifosi”.
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