Sono passate poco più di 24 ore dalla deflagrazione del caso riguardante Alex Schwazer: il marciatore altoatesino, rientrato trionfalmente alle gare a maggio dopo la squalifica per 3 anni e 9 mesi in seguito a una positività all’Epo nel 2012, non ha superato un controllo antidoping effettuato lo scorso 1 gennaio in seguito ad una nuova analisi di un campione che era stato inizialmente classificato come negativo. L’allenatore di Schwazer, da più di un anno a questa parte, è il Professor Alessandro Donati, il guru dell’antidoping italiano, che ha accettato di fare da garante nel percorso di Alex verso l’obiettivo dichiarato, quelle Olimpiadi di Rio per le quali un mese fa il marciatore aveva strappato il pass.
Donati ha spiegato la sua opinione su questa spinosa vicenda a ‘Io gioco pulito’: “Il lato più oscuro è senza dubbio la tempistica, e la decisione di rianalizzare il campione. E’ un qualcosa di incredibile, perché il primo campione è stato analizzato dal più importante laboratorio antidoping, quello di Colonia. Ho studiato il report e il campione è stato sotto analisi per tre giorni: non parliamo dunque di un’analisi superficiale. Quel campione è stato giudicato negativo, al punto che la Iaaf lo ha inserito tra i vari documenti che le hanno poi permesso di dare l’ok al rientro di Schwazer alla Federatletica. A questo punto è subentrata una volontà esterna, che ha fatto riaprire questo campione e andare a cercare il pelo nell’uovo, ammesso che ci fosse visto che ciò che è emerso è un valore di testosterone bassissimo, di pochissimo superiore alla norma. Bisognerà chiarire anche altri lati oscuri, come anche la tempistica della fine delle analisi, avvenuta cinque giorni dopo la vittoria di Alex a Roma. Poi mi chiedo: perché questa analisi non è stata resa nota? Perché Fidal e federazione internazionale di atletica non sono state informate? Perché l’atleta continuava a gareggiare? Non posso poi parlare di altri lati oscuri, che saranno inseriti in una denuncia penale, per ora contro ignoti”.
Poi Donati ha raccontato un retroscena relativo alle due gare a cui Schwazer ha partecipato nel mese di maggio, che gli hanno consentito di ottenere la qualificazione per le Olimpiadi: “Personaggi molto importanti con un ruolo importante mi hanno suggerito che sarebbe stato un bene che Schwazer a Roma avesse fatto vincere Tallent. Poi a La Coruna mi è stato detto che sarebbe stato bene non seguire l’attacco di due atleti cinesi. La persona che mi ha dato questi consigli la conosco: può darsi che abbia captato il clima dell’ambiente e giudicato inopportuno e pericoloso battere Tallent e il cinese. Nella peggiore delle ipotesi, invece, questa persona è stato un messaggero degli interessi di altri. Si tratta di una persona interna all’organizzazione italiana, ma tutti i particolari verranno inseriti nella denuncia. Interessi legati al mondo delle scommesse? Non credo nella maniera più assoluta. Ma un atleta come Schwazer, con un potenziale atletico enorme che ne farebbe l’uomo da battere a Rio e non solo nei 50 km, che subentra quando nessuno se lo aspettava sposta degli equilibri. E’ logico che ci siano interessi economici: dietro gli atleti ci sono contratti, allenatori e interi Paesi che investono dei soldi”.
Ma Donati non vuole parlare di complotto: “Come carattere non faccio riferimento a complotti, anche quando subii un’imboscata ad Anna Maria Di Terlizzi nel 1997, quando l’urina di questa atleta fu manipolata in un controllo antidoping. Anche in questo caso non parlo di complotto, ma di una successione di avvenimenti inquietanti. Con queste tempistiche ci ritroviamo alla vigilia delle Olimpiadi con un atleta bombardato psicologicamente. Sono assolutamente convinto che Alex non sia colpevole: perché ce lo avevo sempre davanti e perché non aveva assolutamente nessun interesse ad assumere un dosaggio così ridicolo e minimo di un anabolizzante. Se si sceglie di prenderlo lo si fa in quantità decisamente superiori. Questo dosaggio minimo può derivare da varie situazioni. Non capisco perché ci sia stata questa grande attenzione, questo sforzo fatto all’esterno del laboratorio di Colonia. Dico che Colonia non ha lavorato da sola, c’è stata una ‘manina’, una volontà esterna che ha chiesto al laboratorio tedesco di rianalizzare un campione. Non so nemmeno se a Colonia sapessero che si trattativa di un campione precedentemente classificato come negativo”.
Al termine dei mondiali di 50 km di marcia vinti da Schwazer a Roma l’8 maggio scorso Donati si era sfogato con i giornalisti presenti a Caracalla, assicurando di essere stato protagonista con l’atleta di una vera lotta contro l’odio: “Non parlavo a vanvera. Non si tratta di odio personale, ma di contrapposizione di interessi. Io da nostalgico vorrei delle istituzioni sportive che difendano la correttezza e le regole e che non facessero solo finta. D’altra parte si desidera che non venga disturbato il manovratore. E’ un odio che non ha nulla a che vedere con l’emotività di noi esseri umani”.
Infine Donati ha voluto evidenziare un qualcosa che non si aspettava: “Con sorpresa ho notato che dei giornalisti che in passato hanno attaccato me e Schwazer anche pesantemente e in maniera cattiva hanno scritto manifestando la loro perplessità di fronte alla positività di Alex. Ciò mi ha fatto enormemente piacere e dimostra come in questa vicenda ci siano tanti, troppi, lati oscuri”.