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Dominik Paris: a tu per tu con l’uomo jet dello sci italiano

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Dominik Paris: a tu per tu con l’uomo jet dello sci italiano

In questo momento storico unico ed irripetibile in bilico tra protocolli e calendari di ogni genere, la voglia di ricominciare a parlare di sport è uno dei sintomi evidenti di una ripresa che questo paese attende per ritrovare un filo di normalità. Tra gli sport che meno ha subito lo shock dello stop forzato c’è sicuramente lo Sci Alpino che è riuscito a traghettare buona parte della stagione rinunciando solo a qualche tappa storica come Kranjiska Gora e, con rammarico, alle finali di Cortina che avrebbero incoronato sua maestà Federica Brignone sullo storico trono  della Coppa di Cristallo, tributandole dal vivo gli strameritatissimi applausi. Sul versante maschile stagione compromessa per Dominik Paris che, dopo una partenza ad altissimo livello, è stato costretto a fermarsi per la rottura del legamento crociato anteriore e la microfrattura della testa del perone in un allenamento alla vigilia della storica discesa di Kitzbuhel.

Con lo stop forzato imposto dal Covid la sua stagione è terminata anzitempo rendendo meno amaro il bilancio di questa annata nella quale Dominik ha dimostrato ampiamente di poter competere sia per entrambe le coppe di specialità che per quella assoluta grazie ai cinque podi e alla mostruosa doppietta di Bormio che lo ha consacrato nella storia della discesa libera. Il trentunenne uomo jet  di Merano è un mix di talento e potenza esplosiva a cui si è affiancata negli anni una tecnica sopraffina che gli hanno consentito in  undici anni di carriera, di aggiudicarsi quattordici vittorie in discesa e quattro in super G, ai quali vanno aggiunti altri diciannove podi in Coppa del Mondo, un oro mondiale in Superg – Are 2019 – un argento mondiale in discesa – Schladming 2013 – e la coppa di specialità di Super G conseguita lo scorso anno, in cui ha raggiunto la piena maturità in entrambe le discipline veloci. Un palmarés che parla da solo che lo vede protagonista da anni tra un lotto di competitors di altissimo profilo contro i quali rivaleggia sul filo dei centesimi, ma fuori dal discorso agonistico vige la massima stima e il totale rispetto che Dominik incarna alla perfezione col suo atteggiamento positivo che traspare in quel sorriso solare e schietto, frutto di una serenità che lo ha sempre aiutato ad affrontare le tensioni trasformandolo da buon atleta ad atleta vincente. Abbiamo avuto l’onore d’incontrarlo durante questa strategica fase di recupero per rivivere la sua straordinaria carriera con un occhio proiettato agli impegni della prossima annata ricca di aspettative con la speranza che i mondiali di Cortina 2021 si tengano regolarmente.

Dominik buongiorno. Partiamo dall’attualità. Come procede il tuo recupero, hai ricominciato ad allenarti? Che percentuale di forma ti dai ad oggi?

Buongiorno. Il recupero va bene, sto seguendo i programmi e riesco a migliorare ogni giorno. Ad oggi, non si può ancora parlare di percentuali. La prima cosa è tornare alla completa funzionalità e poi, quando potrò mettere gli sci, vedremo.

Parliamo dell’emergenza Covid19, credi che a ottobre la stagione parta regolarmente? Lo sci è uno sport abbastanza sicuro, ma sei favorevole alle porte chiuse?

Io mi preoccupo di tornare in forma. Il mio mestiere è fare l’atleta. Il virus ha messo in crisi tutto il mondo e, ovviamente, anche lo sci. Lo spettacolo di certe piste senza il pubblico non ha molto senso, ma noi atleti ci atterremo a quello che deciderà la Federazione internazionale.

I tuoi esordi. Come hai iniziato e quando hai avuto la consapevolezza di essere un predestinato? C’è qualche figura di riferimento a cui senti di dover dire grazie?

Ho iniziato molto presto, ma non mi sono sentito un predestinato. Mi è sempre piaciuto sciare, e fare velocità. E’ la cosa che mi piace di più. Piano piano, con gli anni, sono arrivati i primi risultati e sono riuscito a fare della mia passione il mio lavoro. Sono fortunato. Sono tante le persone che mi hanno aiutato nella mia crescita: i Carabinieri forestali, la FISI, i miei genitori, gli sponsor, gli allenatori, il fisioterapista e il servicemen della Nordica, l’azienda che mi fornisce gli attrezzi.

Dopo Tomba e Thoeni sei il più vincente. La coppa del mondo generale è nel tuo mirino? La senti un obiettivo sensibile facendo le combinate? O non ci pensi affatto?

Non comincio mai una stagione pensando già all’obiettivo finale. Mette pressione inutile. Io voglio vincere tutte le gare, una per una. Se poi, a fine stagione, c’è la possibilità di lottare per qualcosa di importante lo faccio. Comunque, il livello complessivo è molto alto e sono tanti gli atleti che possono puntare ad una coppa.

Situazione attuale in Italia. Fill ritirato, Innerhofer agli sgoccioli, sei rimasto solo? Mancano ricambi adeguati, è un problema generazionale o ci sono altre cause?

Ci sono dei giovani che hanno buone doti. Il problema, per i discesisti e che è difficile fare molto allenamento durante l’estate e molte piste sono difficili e bisogna imparare a conoscerle, prima di poter attaccare al massimo. Ci vogliono anni, solo per provare i diversi tracciati e capirli bene. Ora, però, ci sono Casse e Buzzi che stanno crescendo e potranno fare bene.

Hai vinto medaglia mondiali, gare di coppa e coppa di specialità. C’è una vittoria alla quale sei particolarmente legato? E la delusione più cocente che ancora ti brucia?

Le vittorie di Kitz sono sicuramente state molto emozionanti, ma anche quelle di Bormio. Sono piste molto tecniche, dove è veramente difficile arrivare davanti a tutti. Chiaro, ci sono anche le gare perse per pochi centesimi, o per qualche piccolo errore. Al momento brucia un po’, ma poi si va avanti e ci sono altre sfide.

Discipline veloci. Sono cambiati i materiali e si è ridotta la velocità a vantaggio della sicurezza. Per te che lo hai vissuto in questi ultimi anni è’ meglio o peggio? Ti piace lo sci di oggi?

E’ giusto prendere tutte le misure possibili in materia di sicurezza, ma non sono così sicuro che si vada meno forte. Ci sono piste dove si superano i 150 km/h e, comunque, anche se vai a 100 km/h ma ci sono passaggi molto tecnici non è certo facile. Lo sci mi piace: ci sono tanti atleti forti, che combattono sul filo dei centesimi e sono migliorate le riprese TV.

Sei sempre sereno e positivo, sembra che il mondo-famiglia dello sci sia competitivo ma col giusto rispetto tra voi atleti. E’ solo una mia impressione?

E’ così. Io parlo con tutti e con molti altri atleti siamo amici. C’è un grande rispetto per chi scende dalle piste di Coppa del mondo a grande velocità. C’è sempre qualcosa da imparare. E, a chi vince, vanno i complimenti.

Obiettivi del prossimo futuro. Mondiali Cortina e Pechino 2022 di sicuro, ma baratteresti una medaglia olimpica per una vittoria della coppa di specialità di discesa? Meglio vincere una gara secca e mettersi una medaglia al collo oppure essere il più forte in specialità durante la stagione intera?

Chi vince una coppa è il discesista più forte dell’anno perché ha saputo fare meglio di tutti su tutte le piste. Non sono l’unico a pensarla così. Certo, una medaglia all’Olimpiade è importante, dà tanta visibilità. Ma non la cambierei con una coppa.

Per chiudere. Sei da poco diventato papà per la seconda volta e ti facciamo tanti auguri. Quanto sarà importante per te trasmettere ai tuoi figli i valori sani dello sport? Oggi le giovani generazioni sono un po’ inchiodate e meno reattive rispetto ai dieci anni fa, bisogna rieducare i ragazzi al movimento e alla pratica sportiva? La federazione sta facendo abbastanza?

Io vivo in Val d’Ultimo e da noi correre nei boschi e scendere con gli sci sono cose perfettamente normali. Sicuramente trasmetterò ai miei figli l’importanza di praticare sport e di avere una vita sana, soprattutto come uomini. Se poi, qualcuno vorrà fare l’atleta lo vedremo. La Federazione e gli sci club lavorano tanto con i più piccoli, ma non bisogna mai dimenticarsi che per loro lo sci deve rimanere un gioco, almeno per i primi anni.

 

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