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I diritti Tv nel calcio. Cosa potrebbe cambiare a stretto giro?

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I diritti Tv nel calcio. Cosa potrebbe cambiare a stretto giro?

Il calcio in televisione, un tema lungo ed articolato che affonda le sue radici all’inizio degli anni ’80, ovvero quando iniziò a circolare questa strana parola ’diritti televisivi’ che rapportato al mondo del pallone poteva sembrare un ossimoro. Per i puristi veniva meno l’essenza stessa delle partite di calcio, ovvero andare allo stadio per sostenere la propria squadra: che gusto c’era nel vedere un match in televisione?
Oggi il discorso è profondamente cambiato ed ha creato una spaccatura netta tra chi è rimasto fedele a quella linea (soprattutto i tifosi più caldi, che sono contro il calcio moderno i cui ritmi sono dettati dalle televisioni) e che invece apprezza qualsiasi innovazione tecnologica possa essere introdotta per migliorare l’azienda calcio. E non a caso si parla di azienda, perché oggi il mondo del pallone è più simile ad una multinazionale in grado di generare utili e ricavi impressionanti che non ad un semplice sport dalle finalità ludiche.

Il giro d’affari del calcio

Si parla di circa 3,5 miliardi di euro: a tanto ammonta il giro di affari che vi è intorno al calcio in Italia. Vien da sé che si parli ormai di azienda e che si faccia di tutto per non fermare il carrozzone; neanche nel caso di pandemia, come si è visto con il Coronavirus. Quello dei diritti televisivi è, ormai da anni, un match parallelo che coinvolge i presidenti delle società di Serie A (ed in alcuni casi li appassiona anche di più rispetto al campo, d’altra parte si parla di soldi benedetti).
Oggi il calcio è profondamente cambiato, le partite di campionato vengono spalmate su più giorni così da essere sempre coperti, da avere in ogni momento un prodotto da vendere: una programmazione ampia, alla quale è spesso difficile finanche star dietro (una panoramica delle partite del giorno è disponibile su Stadiosport.it) e che ha visto, nel corso del tempo, entrare in ballo tanti attori differenti.
Se in principio c’era solo Sky (prima c’erano stati i vari Stream, Tele+ ecc…), il piatto estremamente ricco ed appetibile ha poi fatto venire l’acquolina in bocca ad altri soggetti entrati nel gioco, come Mediaset Premium e, ultimo in ordine di temo, Dazn, che ha portato il concetto di piattaforma multimediale nel calcio di oggi.

I diritti televisivi

Si perché nel calcio moderno è possibile visualizzare le partite anche su piattaforme della rete, proprio come nel caso di Dazn: un percorso inevitabile che a breve potrebbe aprire le porte ad un altro soggetto non certamente di poco conto. Amazon.
La piattaforma OTT sarà l’enorme novità per la prossima stagione di Champions League, quella 2021 (e fino al 2024). Per il momento Amazon è entrata in punta di piedi nel business, garantendosi esclusivamente i diritti per le 16 partite più importanti del mercoledì. Ma potrebbe esser un primo passaggio per arrivare poi a mettere le mani sul calcio, magari anche sul campionato italiano.
Come funzionano i diritti televisivi calcistici oggi in Italia? Alla base vi è un meccanismo della contrattazione collettiva che consente alla Lega di occuparsi di negoziare la vendita dei diritti televisivi per conto delle società. Impostazione che ha generato spesso e volentieri malumori e litigi. D’altra parte i diritti televisivi sono, per molte società di Serie A, la prima fonte di introiti e di soldi ne girano molti (di recente la Lega Serie A ha dato il proprio benestare alla trattativa col fondo britannico Cvc Capital Partners, per l’ingresso nella newco che gestirà i diritti televisivi della massima serie): è quindi naturale che divengano un oggetto del contendere piuttosto ambito.

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