Dieci e non più dieci
Germogliano i fiori, in mezzo ai rifiuti,
Per ogni rimbalzo che resta immacolato;
Tra terra battuta, tra il fango e la merda,
L’oro dei poveri: palleggiare così.
E ogni povero cristo s’è fatto signore,
Tra i banchi dei vicoli si siede uno scudetto,
Come un parente venuto da lontano,
Che nessuno si aspettava di vedere.
Quando Dioniso apre le gambe ad Apollo,
Entra luce in tunnel di rassegnazione;
E dissero ch’era soltanto una palla,
Che di altre ragioni si nutre l’orgoglio.
Invece i santi e i re t’avrebbero chiesto
Cosa si prova a metter tutti d’accordo;
In una Versailles di pizze a libretto,
Di tricolori stesi in mezzo ai panni.
La Coppa del Mondo, signora borghese,
Custodisce i segreti in una bacheca;
Se solo potesse, direbbe a qualcuno
Che nessuno l’ha baciata meglio di te.