Per Eric Cantona la ribellione è stata come il suo marchio di fabbrica. Il “gesto tecnico” che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo. C’è infatti un’immagine che resta impressa nella mente dei tanti tifosi che negli anni lo hanno acclamato. Quel calcio volante, rifilato addosso a quel tifoso del Crystal Palace che lo aveva insultato. Era il 1995. E quel calcio ha significato forse, anche la fine della sua carriera. Arrivò l’espulsione dalla Nazionale francese e di lì a poco il ritiro, poco più che trentenne. E Cantona, che fino a quel momento era considerato uno dei migliori talenti della storia del calcio francese, finì a fare l’attore (anzi la comparsa).
Ma ancora oggi, quando si parla dei calciatori ribelli degli ultimi vent’anni, il suo nome è sempre in cima alla lista. Eppure, quando è a lui che si chiede chi siano stati i ribelli del calcio, non vuole sentire parlare di sé. “I veri ribelli sono altri” risponde. “Ben altro che me, Ibra e Balo”. Cioè lui, Ibrahimovic e Balotelli. E allora sciorina i suoi nomi. Gente di un’altra epoca. Caszely, Mekhloufi, Socrates, Pasic. Un altro genere di ribellione forse.
Calciatori che si sono ribellati a qualche cosa o a qualcuno (proprio come lui), ma per seguire un’idea più che per indole caratteriale. Erano altri tempi. Poi però arriva anche la sorpresa. L’ultimo dei nomi è un calciatore ancora in attività: Didier Drogba. Ex attaccante ivoriano del Chelsea e dell’Olympique Marsiglia, attualmente in forza al Montreal Impact.
“Uno che ha combattuto per la pace del suo popolo” ripete Cantona parlando di lui. Il quale, infatti, ha veramente lottato per la pace del popolo ivoriano. E’ successo alcuni anni fa. Sono gli anni della guerra civile in Costa d’Avorio. L’8 ottobre del 2005 la nazionale di calcio ivoriana ha appena ottenuto una storica qualificazione ai Mondiali di calcio che si terranno l’estate successiva in Germania. Didier Drogba, che ha trascinato la sua nazionale allo storico traguardo, di quella squadra è il giocatore più rappresentativo. Nei suoi gol, il popolo ivoriano, vede anche la speranza di un futuro migliore. Di una pace duratura. Da 3 anni infatti, il Paese è ripiombato nel caos. La guerra civile sta mietendo morti ogni giorno. E per la Costa d’Avorio i Mondiali sono molto di più che partite di calcio. Sono l’occasione per dimenticare: la guerra, i morti, la paura. Per questo che nel giorno della qualificazione ai Mondiali tutta la Costa d’Avorio è davanti alla televisione. Drogba capisce che quello può essere il momento buono per lanciare il suo messaggio di pace. E allora prende il microfono, circondato dai suoi compagni di squadra.
Si inginocchia davanti alle telecamere. E come farebbe un capo di Stato lancia l’appello al suo popolo: “Abbandoniamo le divisioni, deponiamo le armi e andiamo in Germania tutti uniti”. Quelle parole fanno il giro del mondo. Nessuno può ignorarle. Né il governo, né i ribelli. Segue un periodo (seppur breve) di pace. In Germania, “gli Elefanti” non vanno oltre il girone di qualificazione. Un “girone della morte” con Argentina e Olanda (che si qualificheranno). A Drogba e compagni non basta la vittoria contro la Serbia Montenegro. La Costa d’Avorio torna presto a casa. Dove nel frattempo il conflitto è ricominciato.
Ma la battaglia per la pace di Drogba non si ferma. Due anni dopo, l’attaccante del Chelsea ne propone un’altra. Vuole che il popolo ivoriano torni unito a fare il tifo per la nazionale di calcio che si sta preparando alla Coppa d’Africa. Propone allora che sia organizzata una partita in una città del Paese che in quel momento è in mano ai ribelli.
Per molti, vista la situazione, è una pura follia. Ma il governo accetta e decide che la partita contro il Madagascar si giochi nella città di Bouake, ritenuta una roccaforte delle milizie antigovernative. Alla vigilia il clima non è dei migliori. La tensione è alle stelle. Il rischio che si torni a parlare di altro, rispetto al risultato del campo è altissimo. Le misure di sicurezza fanno pensare a ben altro che una partita di calcio. Ma alla fine, invece, sarà solo una serata di festa. In campo non ci sarà storia: gli ivoriani travolgeranno i loro avversari per 5-0. Sugli spalti, il clima di festa farà dimenticare tutto il resto. Ribelli e governativi per una sera torneranno a festeggiare insieme. Drogba realizzerà l’ultima rete, quella che chiuderà la goleada degli “elefanti”. Forse, uno dei gol più importanti di tutta la sua carriera.
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