Derby della Lanterna, al solito posto
Cominciare con Fabrizio De André sarebbe stato troppo facile, difficile però non farlo. Citare Crêuza de mä, canzone che per anni ha accompagnato le squadre in campo prima di Genoa-Sampdoria, sarebbe stato forse banale, ecco perché vi proponiamo un video inedito in cui il cantautore genovese e genoano – durante un concerto allo stadio Ferraris – augura ai ‘cugini’ blucerchiati di vincere il campionato, cosa che peraltro accadrà. Par condicio rispettata.
“Sarebbe il decimo scudetto nella città di Genova. Noi ne abbiamo vinti nove…e che ne portino uno anche loro!”
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Il derby della Lanterna ha una grandezza storica, simbolica e psicologica, perché se sei nato nella Superba devi convivere ogni giorno con la rivalità sportiva, persino quando passeggi per le strette e trafficate vie della città; bandiere sul terrazzo, adesivi sul casco, battute divenute celebri e nomi in ricordo di giocatori del passato. Ne sanno qualcosa i bambini chiamati Diego Alberto, ne sanno qualcosa anche i fautori del motto ‘rigore è quando arbitro fischia’.
.Spesso e volentieri sono soltanto attimi a decidere sfide di questa grandezza, sfide in cui il favorito si impaurisce e lo sfavorito si riempie d’orgoglio, dove il rossoblù si contrappone al blucerchiato, dove una città si ferma per un giorno intero.
La Lanterna questa sera si accenderà e lo farà come sempre senza che nessuno se ne accorga, perché tutti gli occhi saranno puntati altrove. Saranno puntati sul prato verde di quello stadio un po’ all’inglese e un po’ all’antica, spesso criticato ma da sempre un luogo di culto per i fedeli rossoblucerchiati, un teatro di sogni e una giostra di emozioni, questa volta tristemente vuoto ma pieno di quei ricordi che faranno capolino nella testa di ogni tifoso che vivrà la partita dal divano come se fosse una gradinata. Chiedere per credere a chi ha pianto per la punizione di Branco e per lo schiaffo di Boselli o a chi ha gioito per le magie di Vialli e Mancini.
In una città di marinai e cantautori, il derby di Genova non è soltanto una partita: è una scelta di vita.
Citando Faber, ‘adesso è ora che io vada’. Genoani e sampdoriani si rivedranno al tempio. Oggi solo virtualmente, per un virus che ci ha uniti tutti nello stesso destino. Ma, come sempre, al solito posto.