In fondo è poco più di un interminabile 31 agosto. La frenetica sessione invernale di calciomercato, universalmente definita con una fuorviante accezione riparatoria, è in realtà un momento nel quale ci sono molte possibilità di combinare un gran macello. Ce lo dice la storia del nostro campionato, ed è indispensabile stare attenti. Un po’ come si dovrebbe fare nell’ultimo giorno di mercato estivo, posto al sole d’emergenza per chi preferisce l’improvvisazione alla programmazione. È una partita a scacchi da giocare con la massima concentrazione e la cura di ogni dettaglio. Un’occasione che può diventare un tranello. Una roulette russa, in molti casi. Non si può scherzare. Si può ironizzare, ma non troppo. Diventar seri senza esagerare, è pur sempre un gioco. Insomma, l’unica soluzione è essere semiseri. E tenere a mente le dieci regole d’oro per condurre in porto un vero mercato di riparazione. Proviamo a stilarle.
- NON VENDERE UN TOP PLAYER.
Trovare un sostituto all’altezza è quasi impossibile e sono poche le squadre disposte ad investire una cifra soddisfacente a metà stagione. Attendi l’offertona dalla Cina, oppure lascia perdere. Finché non metti sullo stesso piano Edin Dzeko e Peter Crouch (entrambi in orbita Chelsea): se lo fai, puoi permetterti tutto quello che vuoi.
- NON RIVOLUZIONARE LA ROSA.
Sei ultimo in classifica e fai punti solo con l’improbabile colpo di testa del portiere o il classico colpo di Coda? La tua autostima è sotto i tacchi? Vuoi cambiare tutto perché non funziona niente? Non farlo. Le rivoluzioni di metà anno non son quasi mai produttive e creano spesso ulteriore confusione. Non fate i Preziosi, perché di Gasperini ce n’è solo uno. E, soprattutto…
- … NON SNOBBARE LE INDICAZIONI DEL TUO ALLENATORE.
Sarebbe bene non farlo manco in estate, ma commettere l’errore a gennaio è un peccato capitale. Soprattutto dopo avergli rifilato Vecino al posto di Nainggolan.
- EVITA I GIOCATORI CHE NON CONOSCONO IL CALCIO ITALIANO…
Il periodo d’ambientamento si conclude nel momento in cui finisce il campionato. Ed è spesso frenetico e forzato, potenzialmente bruciante. Lasciate perdere i greci provenienti dalla A austriaca. Oppure i colombiani che non hanno mai visto l’Europa. Non siete mica il Cagliari.
- … ANCHE SE SI PARLA DI TOP PLAYER.
Il ragionamento portato avanti nel punto precedente non vale solo per i semisconosciuti, ma anche per i top player. A meno che non capiti l’occasione della vita: Cristiano Ronaldo per il Chievo, Neymar per la Spal o Messi per il Como.
- NON VENDERE UN GIOCATORE AD UNA DIRETTA CONCORRENTE
Potresti pentirtene amaramente. Specie se il giocatore in questione si trasforma in un cigno dopo esser stato un anatroccolo.
- NON COMPRARE IL FENOMENO DEL MESE.
Un exploit può regalare il contratto della vita. Ci sono giocatori che rendono bene per mezzo campionato e si ritrovano con una valutazione mostruosa, salvo poi deludere le aspettative. A gennaio, si sa, le opzioni non sono tante, i prezzi sono più alti e si rischia di dover tirar fuori 28 milioni di euro per un mediano qualunque. Uno come Gagliardini, per dire. Quindi…
- … COMPRA POCO, A PRESCINDERE.
E non spendere 75 milioni di sterline per Virgil van Dijk. Anche se vivi nella folle Terra d’Albione.
- RICORDA CHE “OLD IS GOLD”.
L’esperienza conta, soprattutto a stagione in corso. Il mercato di riparazione necessita di una precisione chirurgica, alla ricerca del massimo risultato con il minimo sforzo. Se devi salvarti, un Borriello è per sempre.
- NON SCOMMETTERE, ORA.
L’ultimo punto sintetizza buona parte dei precedenti. Affidarsi ad una certezza è fondamentale e vincere una scommessa è piuttosto difficile. I voli pindarici sono pericolosi quanto le opzioni “esotiche”. Se non trovate niente di soddisfacente, non muovetevi e andate avanti con quello che avete. Come fa la morigerata Lazio da una vita. Oppure la Juventus, in attesa del momento giusto per mettere a segno il colpo giusto. Sennò il Milan: dopo aver sbagliato tutto quello che non dovrebbe sbagliare una squadra nel calciomercato estivo, ora sta facendo quel che dovrebbero fare tanti altri. Niente.