Dario Hubner che, dopo essersi ubriacato di sambuca e Caffè Borghetti con gli ultrà, entra in campo e fa una tripletta. Storie stupende, che solo il calcio sa regalarci. O almeno questo è quello che devono aver pensato migliaia di fan che su Facebook hanno apprezzato questa storia, quando l’hanno letta sulla pagina ufficiale della Serie A Tim. La trama è davvero poco credibile, ma la fonte è certa: potrebbe mai la pagina ufficiale della Serie A raccontare una cosa del genere senza aver svolto le opportune verifiche?
Sì. Lo ha fatto, è stata tempestata di critiche e prese in giro, ha eliminato il contenuto e poi ha chiesto scusa. Non una bella figura. Come è stato possibile?Per spiegarlo bisogna considerare che, nel mondo di Facebook, è molto comune che le pagine si approprino di contenuti altrui riproponendoli come propri. Certo, parliamo di pagine gestite liberamente da amministratori indipendenti, che non devono rendere conto a nessuno della propria netiquette. A volte però l’esecrabile uso del copia-incolla è praticato anche dai social media manager di canali ufficiali, seguiti da milioni di fan. Talvolta, anche questi professionisti cascano nella fallace equazione secondo cui ciò che è di successo è per forza anche veritiero.
D’altra parte, la storia del Bisonte che entra in campo ubriaco e ne mette tre era stata condivisa da numerose pagine della calciosfera, raccogliendo decine di migliaia di like. Come poteva essere falsa?
E invece lo era. Peggio: era una storia falsa pubblicata da una pagina che condivide solo storie false. Si chiama Storie romantiche sul calcio e in poche settimane ha raggiunto un seguito di quasi 25 mila persone.
C’è chi, frustrato dopo aver realizzato che pubblicano solo fandonie, la critica aspramente. Dario Hubner ha minacciato azioni legali. Ma la descrizione della pagina parla chiaro: “Ci inventiamo storie sul calcio palesemente finte. Perché avete rotto il cazzo di far diventare tutto romantico. Perché la merda non è romantica”. I post prendono valanghe di like ed è difficile dire quanti provengano da persone che ne apprezzano l’umorismo e quanti da inguaribili creduloni.
Al primo posto per numero di storie inventate figura il Leicester di Claudio Ranieri. Le Foxes dei miracoli le ricorderemo per sempre, proprio per la storia incredibile (e vera) che stanno scrivendo giornata dopo giornata. Eppure, come se la realtà non bastasse, la pagina ufficiale del sito Livescore24.it ha condiviso con i suoi quasi 200 mila fan il seguente racconto firmato da Jamie Vardy, ovviamente copiato da Storie romantiche sul calcio:
«Sono un operaio io. Nel 2005 mi diedero cinque giorni di sospensione per essere arrivato ubriaco al lavoro, ma il lavoro continuò lo stesso. Figuratevi se ho paura di due giornate di squalifica che quelle fighette della Football Association potrebbero darmi. Se i miei compagni dovessero vincere sia contro lo Swansea che contro lo United mi bevo sei Coca e Fernet sotto Buckingham Palace. Siamo una squadra di matti noi».
Insomma, storie e dichiarazioni così poco credibili da far sorgere qualche dubbio riguardo chi le ripropone su canali ufficiali: e se gli amministratori fossero coscienti della loro falsità, ma le pubblicassero perché, visto il flusso di utenti che portano, il gioco vale la candela? Cinico, ma più che possibile.
Eppure, l’obiettivo di Storie romantiche sul calcio non è quello di ingannare i gestori delle più famose pagine Facebook che trattano di pallone. Abbiamo parlato con quel fango dell’amministratore (ci tiene a essere chiamato così, probabilmente è un epiteto ricevuto da qualche lettore deluso) per capire come e perché nasce il suo progetto: «Mi ero reso conto che c’erano pagine che sfruttavano l’onda del “romanticismo calcistico” inventando tante storielle per crescere di popolarità. Così ho deciso di creare la mia pagina per loro, per esaltare fino al ridicolo dichiarazioni assurde come quella di Vardy».
L’oggetto della sua satira sono infatti alcune pagine Facebook che vanno per la maggiore, come si nota dai riferimenti più o meno espliciti: da quelle dedite ai bomberismi, «che ridono ancora per la barba di Moscardelli o per Borriello che segue una tizia a caso su Instagram», a quelle dei nostalgismi, «che per un pugno di like esaltano calciatori che non hanno mai segnato la nostra infanzia: davvero, chi si filava gente come Cleto Polonia o Pino Taglialatela?».
Probabilmente tutti gli utenti dei social network hanno qualcosa da imparare dalla storia di Dario Hubner che fa tripletta ubriaco. Capita spesso di guardare distrattamente la home di Facebook, di leggere cose di sfuggita e di concedere il nostro like solo perché ci piacciono, senza domandarci se siano vere. Un po’ di attenzione e puzza sotto al naso in più possono aiutare a non fare brutte figure.
Chi ha più da imparare, però, sono i professionisti che gestiscono la pagina Facebook della Serie A: abbiamo avuto la prova che anche loro copiano e incollano senza pietà. Insomma, da delle persone pagate per fare il lavoro di social media manager (peraltro con i soldi di noi appassionati, è bene ricordare) ci si aspetterebbe un comportamento deontologicamente più corretto.
D’altronde, non è la prima volta che il canale ufficiale del campionato si rende protagonista di una gaffe. Nel 2012, durante un Roma-Novara giocato alle 12:30, la Curva Sud espose uno striscione che recitava: «13:12 buon pranzo a tutti». La pagina della Serie A ne condivise una foto, per poi cancellarla frettolosamente dopo aver letto i commenti di scherno. 1312 è infatti l’equivalente numerico dell’acronimo ACAB (all cops are bastards), slogan internazionale utilizzato contro la polizia.
Cos’è dunque più grave per la pagina ufficiale di un campionato, insultare indirettamente tutti i poliziotti o rovinare il compleanno a Dario Hubner?
PS: la Ceres è famosa per avere una strategia comunicativa acuta e irriverente. Qualità principale: seguono tutto ciò che accade sui social. Con questo post hanno espresso il loro sostegno a Storie romantiche sul calcio.
Sembra la storia del libro Pazzi & Matti S.p.a. Il Parlamento è pieno di matti ma va bene così. Se ci entrasse un matto vero, però, saremmo tutti indignati. Curiosità di un popolo che era formato da Santi, poeti e navigatori e che ora (grazie ad internet) è rimasto solo di navigatori…