C’è stato il lieto fine per Daniele Garozzo che può fortunatamente sorridere alla fine di una brutta esperienza che l’ha visto protagonista. Il fiorettista azzurro, vittima del furto della medaglia d’oro vinta ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, ha ricevuto la bella notizia del ritrovamento a Tokyo dove stava disputando una gara valida per la Coppa del Mondo. La medaglia più preziosa è stata recuperata in un cassonetto di Milano da una signora che non ha esitato a contattate l’entourage del campione azzurro. “La signora è stata stupenda – ha esultato Garozzo – mi ha contattato tramite i social e mi ha spiegato che mi conosceva e aveva saputo della storia sui giornali. È stata stupenda e la inviterò a cena. Ora la medaglia è nelle mani di un amico fidato, quando torno da Tokyo potrò riprendermela”.
Una storia simile quella capitata a Joe Jacobi, campione olimpico a Barcellona 1992 nella canoa slalom, che poté indossare di nuovo la medaglia rubata grazie ad una bambina di sei anni. Il luogo del ritrovamento? Sempre la spazzatura, luogo preferito dai ladri per sbarazzarsi dei trofei nel timore di essere scoperti.
Non fu in un cassonetto bensì in un negozio di antiquariato che l’Associazione Sportiva Roma ritrovò la coppa del primo scudetto, quello del 1942. Circa trent’anni dopo il falegname nonché tifoso romanista Alfredo Mollicone dopo averla riconosciuta, la acquistò dal negozio per restituirla alla società capitolina che organizzò una cerimonia con gli eroi dello storico tricolore per l’occasione. Un dramma che nel calcio italiano non ha interessato solo i colori giallorossi, anche il Milan fu protagonista di uno spiacevole episodio riguardante questa volta due trofei minori. La Toyota Cup, assegnata al miglior giocatore della finale di Coppa Intercontinentale e il Trofeo Santiago Bernabeu sparirono dalla bacheca del club milanese nel 2014 per poi comparire nel catalogo di un’asta londinese. Una storia bizzarra che fece infuriare il club rossonero.
Ben sessanta invece furono i trofei sgraffignati dal quartier generale della scuderia della Red Bull a Milton Keynes da una banda composta da una decina di malviventi. Parte della refurtiva fu recuperata nel lago di Horseshoe mentre il resto, circa quaranta tra coppe e targhe, non fu mai ritrovato. E non c’è pace nemmeno per i defunti. Nel 2014 furono infatti rubati in una banca molti trofei individuali appartenenti allo storico capitano dell’Inter, Giacinto Facchetti scomparso nel 2006. E come dimenticare la brutta sorpresa che l’ex numero 1 del tennis mondiale Pete Sampras trovò nel suo appartamento di Los Angeles nel 2010. Più di 50 trofei, tra cui due Coppe Davis, furono portate via dalla casa del campione statunitense. “Perdere queste cose è come se la storia della mia vita nel tennis fosse stata presa. Spero solo che chi li ha non li abbia distrutti”, il commento amaro del tennista. E forse il responsabile deve aver ascoltato con attenzione le parole di Sampras al punto da abbandonare la refurtiva, forse preso dal senso di colpa, in un cartone nei pressi di un ospedale. Un trofeo sarà sempre di proprietà di chi l’ha conquistato con sacrificio e fatica. Anche i ladri sembrano averlo capito.