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Maxim Tsigalko: il più grande talento della storia che nessuno ha mai visto
Mancano pochi giorni alla chiusura del mercato invernale e i club di calcio cercano il colpo dell’ultima ora per sistemare la rosa o cambiare il destino di una stagione al giro di boa. Ma ci fu un tempo in cui, per alcuni “allenatori”, l’unico giocatore da acquistare era solo uno: Maxim Tsigalko. Vi raccontiamo la storia di un “idolo” del passato.
Correva l’autunno del 2001. Per le strade di Roma la sponda giallorossa ancora era ebbra di felicità per lo storico terzo scudetto conquistato pochi mesi prima; la nuova Juventus di Marcello Lippi, per cancellare due anni di fallimenti targati Ancelotti, decideva di cedere in un sol colpo Zidane e Inzaghi per portare all’ombra della Mole Buffon, Thuram e Nedved; a Milano, invece, l’Inter di Moratti e Cuper puntava forte su Toldo e Materazzi mentre i rossoneri preferivano rinforzare il reparto avanzato col già citato ‘SuperPippo’ ed il fantasista Rui Costa; la Lazio, infine, salutati Veron e Nedved, non rimaneva a guardare e si assicurava due pezzi da novanta come Stam (davvero) e Mendieta (fenomeno solo sulla carta).
Era l’epoca delle famose ‘sette sorelle’ e anche i videogiocatori di tutto il mondo sognavano grazie a colpi piuttosto costosi per rinforzare le proprie squadre virtuali.
L’eroe di un Videogioco
In realtà, sul finire del 2001, grazie alla consueta edizione annuale del gioco Championship Manager, noto in Italia con il nome di Scudetto, nacque la leggenda legata al nome di uno sconosciuto calciatore bielorusso acquistabile per pochi (allora) miliardi che avrebbe appassionato gli ‘allenatori virtuali’ per molto tempo a venire.
Qualcuno lo conoscerà già (e allora nel risentire il suo nome avrà un tuffo al cuore) mentre per altri sarà un nome senza alcuna importanza: stiamo parlando del centravanti Maxim Tsigalko.
Chi è Maxim Tsigalko?
Nato a Minsk il 27 maggio del 1983, Maksim Cyhalka, che nella citata edizione del videogioco si chiamava per l’appunto Maxim Tsigalko, aveva soltanto 18 anni e militava nella squadra della sua città natale: la Dinamo. Una buona promessa e nulla più, avrà pensato colui che tra i primi nel mondo decise di puntare su di lui. Niente di più lontano dalla realtà virtuale.
Tsigalko entra ben presto nella leggenda del gioco per i numeri impressionanti mostrati in termini di gol (spesso oltre i 100 a stagione) uniti alla facilità con cui è possibile prelevarlo dalla sua squadra originaria. Il suo nome diventa un tormentone tra i tanti appassionati del gioco manageriale, così in molti iniziano anche ad incuriosirsi in riferimento alla carriera reale di questo centravanti dell’Europa orientale.
Si inizia a parlare, prima sui forum, poi sui blog, infine su riviste e quotidiani (addirittura il The Guardian, ad esempio) maggiormente abituati a trattare argomenti di successo tra la gente, come calcio e videogiochi, della storia del vero Tsigalko.
Un cammino, nel calcio giocato, ben lontano da quanto promesso all’interno di Championship Manager. Dopo 53 presenze e 24 gol in cinque anni alla Dinamo Minsk, infatti, il bielorusso è passato al Novopolotsk, tentando poi la fortuna un anno al Kaisar, in Kazakhstan, in Armenia con il Banants ed, infine, nel FC Savit.
A soli 26 anni, tuttavia, è stato costretto a ritirarsi per reiterati problemi fisici.
Nel 2019 ha vinto il premio di giocatore più forte di tutte le serie di Football Manager, l’unico in grado di superare le 2000 reti virtuali in carriera.
La vita dopo il ritiro e la morte improvvisa
Dopo il ritiro, però, la sua vita è diventata un dramma: abbandonato il calcio, e a corto di soldi, provò a lavorare come muratore, dovendo smettere per i dolori alla schiena e alle gambe. Le sue condizioni economiche lo costrinsero a chiedere aiuto pubblicamente, cercando un’occupazione che gli consentisse di mantenere la famiglia e i due figli. Il suo appello fu ascoltato da una grande appassionato di Championship/Football Manager, che aprì una petizione online dal nome “Football Manager: Give Maxim Tsigalko a job”, per trovare lavoro all’idolo del videogame, raccogliendo 1500 firme. Al riguardo non è noto se poi Tsigalko sia riuscito davvero a trovarlo.
Il suo nome è tornato d’attualità il 25 dicembre 2020 quando si apprese la tragica notizia della sua morte, avvenuta a soli 37 anni per circostanze poco chiare.