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Da cameriere a Pogba e Ibra: Mino Raiola, il ‘Soprano’ di Haarlem

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“Avevamo un tavolo prenotato lì, ma non sapevo che tipo di persona cercare, immaginavo un tizio in completo gessato con un orologio d’oro ancora più grosso del mio. Ma che razza di individuo era quello che entrò dopo di me?

In jeans e T-shirt Nike e con quella pancia enorme, sembrava uno dei Soprano”: con queste parole ben poco diplomatiche, Zlatan Ibrahimovic racconta, nella sua autobiografia ‘Io, Ibra’ (Rizzoli 2011, 296 pagine, euro 9,90) il primo incontro con quello che sarebbe diventato a breve il suo fidato e potentissimo agente. Il paragone con uno dei membri della famiglia italo-americana più famosa delle serie tv statunitensi, oltre che dai modi piuttosto spicci, deriva anche dalle origini di Mino Raiola, che nel Bel Paese è nato, a Nocera Inferiore, prima di trasferirsi con i suoi, quando era poco più che un neonato, in Olanda. Ad Haarlem, Raiola cresce con il pallone tra i piedi, ma capisce presto che la carriera da calciatore per lui rimarrà un sogno, e mentre aiuta il padre, servendo ai tavoli del ristorante di famiglia, si dedica allo studio delle lingue (ne parla fluentemente sette) e dell’arte dell’intermediazione.

Il volo che porta Mino Raiola ad essere attualmente il quinto procuratore sportivo più ricco del mondo, secondo una recente statistica della rivista economica ‘Forbes’ che stima i suoi introiti annuali in 25 milioni di euro, inizia prestissimo: poco più che ventenne viene nominato Direttore sportivo dell’Haarlem, e poi con la sua prima società di intermediazione, la Intermezzo, ottiene di diventare l’unico rappresentante dei calciatori olandesi all’estero. Il personalissimo viaggio di ritorno in Italia di questo emigrante di successo arriva nel 1993 con Brian Roy, che piazza al Foggia di Zeman e Casillo, ma soprattutto con il doppio trasferimento da 25 miliardi di Bergkamp e Jonk all’Inter.

Nel giro di pochi anni Raiola è già nell’Olimpo degli agenti più influenti d’Europa, e il suo primo vero colpo grosso è la gestione del passaggio del futuro Pallone d’Oro Pavel Nedved (che va a scovare giovanissimo in Repubblica Ceca) dalla Lazio alla Juventus nell’estate del 2001.

Ma se ci si focalizza su Raiola viene spontaneo pensare a Zlatan Ibrahimovic: quando lo svedese decide di affidarsi a lui è solo un talentuoso attaccante dal rendimento altalenante nell’Ajax per il quale il futuro è ancora un’incognita e a cui sono interessati club non certo di primissimo piano. L’agente riesce nella missione di motivare il suo giocatore, che a stretto giro di posta diventa una vera leggenda. Prima il passaggio alla Juventus, poi all’Inter, al Barcellona, al Milan e infine al Paris Saint-Germain: Raiola con Ibrahimovic fa bingo, ottenendo commissioni da capogiro ad ogni contratto firmato (tra il 4 e il 10%).

L’agente italo-olandese oltre ad avere un gran fiuto per gli affari ha poi anche un modus operandi particolare: spesso quando tratta il passaggio di uno dei calciatori di punta della sua scuderia in qualche società mette in piedi operazioni parallele, convincendo gli stessi club a ingaggiare altri suoi assistiti (e facendo conseguentemente lievitare la sua parcella). Quando, ad esempio, negozia nel 2011 con il Milan l’acquisto a parametro zero di van Bommel, pone le basi per l’arrivo a Milanello dell’altro svincolato Emanuelson e dello spagnolo Didac Vilà, che nel corso dei quattro anni di contratto con il club meneghino indosserà una sola volta la storica casacca rossonera.

Anni dopo, Emanuelson verrà piazzato alla Roma, come operazione di contorno all’acquisto da parte dei giallorossi di Manolas dall’Olympiacos, club greco molto vicino a Raiola. La stessa società capitolina si mangia ancora le mani per non aver puntato su Paul Pogba, proposto dall’agente in cambio di una commissione superiore a un milione e mezzo di euro che la Juve nel 2012 ha pagato senza pensarci due volte (e l’attuale valutazione del centrocampista francese non può che dare ragione alla decisione di Marotta, il Dg bianconero).

Dunque la passione per gli affari ‘multipli’, cominciata con Bergkamp e Jonk più di vent’anni fa, è diventata un vero e proprio marchio di fabbrica dell’agente tra gli altri di Mario Balotelli: ad onor del vero spesso gli ‘stock’ di giocatori piazzati ai club sono di valore assoluto, come ad esempio il trio del PSG Ibrahimovic-Matuidi-Maxwell. Da questi esempi risulta chiaro come per un calciatore farsi rappresentare da Raiola, che come concetto di base ha anche quello di far risparmiare i club sull’acquisto del cartellino per gratificare maggiormente il suo assistito con l’ingaggio, abbia i suoi indubbi vantaggi.

In un mondo come quello del calciomercato, in cui nessuno si scandalizza più per la parola ‘commissione’ e il rapporto con i principali procuratori sta diventando assolutamente cruciale per le società, Mino Raiola è uno dei protagonisti più influenti a livello europeo e mondiale. E i prossimi mesi, con Ibrahimovic in scadenza di contratto con il PSG e Pogba probabilmente in uscita dalla Juventus, promettono di portare il ‘Soprano’ di Haarlem sempre più al centro dell’attenzione. E di renderlo ancora più ricco.

FOTO: www.stopandgoal.net

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