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Le scommesse sportive hanno una storia lunga da raccontare, che risale anche a prima della diffusione dello sport, almeno nella forma strutturata in cui lo conosciamo oggi, fatta di un numero ampio di discipline e di svariati livelli e categorie, sia nazionali che internazionali.
Le prime scommesse della storia
L’Inghilterra si è inserita nel comparto prevalentemente con le gare ippiche, come si vedrà. In realtà, tracce di primissime scommesse si trovano ancor prima dei fasti del regno inglese, e alcune testimonianze risalgono addirittura a duemila anni fa, o comunque già dall’epoca dei Greci e delle Olimpiadi. L’approdo dalla Grecia al resto d’Europa dei primi esempi di scommesse sugli eventi sportivi avvenne per mano dei Romani, che estesero la possibilità di effettuare vere e proprie puntate sulle avvincenti sfide tra i gladiatori, peraltro una delle forme di intrattenimento più note dell’Impero.
Come si è detto, fu però a partire dall’ippica che si diffuse un’idea di scommessa simile a quella che conosciamo oggi, visto che le corse tra cavalli restano un must tra i bookmakers inglesi e non solo, tanto da avere un proprio speciale spazio nei palinsesti e nelle sale da gioco, sia fisiche che online.
Anche quella per il mondo dei cavalli, in realtà, ancor prima della centralità delle corse all’ippodromo, era già una passione radicata, e prototipi di scommesse iniziarono ad essere presenti in occasione delle corse tra le bighe.
Nel frattempo, iniziarono a prendere piede anche altri sport, come il pugilato e il lancio del disco, ma nessuno riuscì ad equiparare il grande riscontro ottenuto dalle scommesse ippiche, soprattutto fino all’Ottocento. Il secolo scorso, in effetti, ha segnato l’arrivo e il crescente successo del calcio e del tennis – tra gli altri sport – pur non compromettendo le buone performance dell’ippica e la sua costante popolarità tra il pubblico di tutto il mondo.
Le scommesse sull’ippica e la prima agenzia inglese
Fu però soprattutto l’Inghilterra del sedicesimo e diciassettesimo secolo a dare ampio slancio al mondo delle scommesse sull’ippica.
Non è un caso che l’iconografia e l’immaginario comune degli ippodromi rimandi nell’immediato alla Gran Bretagna, dalla vestizione dei fantini all’outfit per assistere alle corse. In effetti, in quegli anni scommettere su un avvenimento sportivo – ippica inclusa – era un’attività che richiedeva del denaro da investire e non era propriamente alla portata di tutti. Fu grazie alla passione per le corse di cavalli da parte di Carlo II, sovrano dal 1649 al 1685, che questo tipo di attività divenne popolare anche tra i meno abbienti. Se fino ad allora puntare del denaro per scommettere sulle corse era appannaggio soltanto degli aristocratici proprietari di cavalli, progressivamente l’ippica divenne talmente diffusa da poter essere considerata – come lo è tuttora oggi – anche e soprattutto un fatto di costume.
Oltre a quello, però, la crescita di attenzione verso le scommesse sportive – e ippiche in particolare – rese necessario anche trovare dei luoghi adibiti a questo tipo di attività.
Fu proprio verso la fine del Settecento che, in tale prospettiva, nacque quella che di fatto può essere considerata la prima agenzia di scommesse, grazie all’iniziativa di Harry Ogden. L’imprenditore inglese, dopo aver assistito alle corse di cavalli di Newmarket, iniziò a redigere le singole quote e le probabilità di vincita di ogni cavallo in gara, per la prima volta in assoluto nella storia. Da allora, comportandosi esattamente come oggi fa un bookmaker o un allibratore, Ogden iniziò ad accettare puntate sulle classifiche dei cavalli, in una prospettiva del tutto nuova, visto che fino ad allora l’unica opzione di scommessa possibile era quella sul vincitore in campo.
Ecco allora che le scommesse iniziarono a divenire un mondo a sé stante, complesso, strutturato, con regole fondate sulla matematica, e organizzato in agenzie e sedi di raccolta. Il modello, nato per scommettere sulle gare dei purosangue, ci mise davvero poco tempo ad estendersi nel resto d’Europa e anche in Italia, seppur con diverse forme di regolamentazione. Con la diffusione degli sport, i palinsesti si arricchirono di discipline, specialità, mentre le opzioni di scommessa divennero sempre più variegate, fino ad arrivare alla situazione odierna.
Dai siti scommesse online al betting exchange
Con la regolamentazione del mercato del betting, avvenuto negli anni Sessanta del Novecento, nacquero i primi centri scommesse autorizzati: nel 1964 fu fondata la prima agenzia William Hill, che attualmente è uno dei bookmakers inglesi più conosciuti e diffusi in tutto il mondo, insieme agli altri anglosassoni Betfair, Betway, Eurobet, 888.
In Italia, ad esempio, queste agenzie, anche nella loro versione di piattaforme online, sono conosciute e popolari in quanto autorizzate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM, ex AAMS), a seguito di rigidi controlli da parte degli organismi di verifica e dell’Agenzia stessa. Il superamento del test di qualità e sicurezza la dice lunga sulla serietà e sull’affidabilità dei bookmakers inglesi con licenza che, come si sa, sono stati tra gli apripista del settore, fin dai suoi esordi.
Con il tempo i palinsesti dei bookmakers online hanno raggiunto una specializzazione ai massimi livelli, portata a vette ancora più elevate dalla diffusione delle scommesse online. Oltre agli sport popolari in tutto il mondo, le agenzie britanniche, anche sul web, offrono possibilità di puntare su specialità tipiche dei paesi anglosassoni, come la Premier League, il torneo di Wimbledon, il rugby, le quali rappresentano tutte eccellenze sportive locali. Non mancano sport meno diffusi come ad esempio lo snooker, per chi ama le discipline meno “mainstream”.
Questa specializzazione in determinati sport e eventi, fa dei bookmakers inglesi, soprattutto online, degli operatori piuttosto ricercati per la tipologia delle quote, che restano piuttosto competitive rispetto a quelle di altri allibratori autorizzati, dalle combo a quelle maggiorate, passando per espulsioni, cartellini, e così via.
Non solo: proprio a un bookmaker britannico tra i più famosi, Betfair, si deve il recente fenomeno del “Betting Exchange”. La società fu fondata nel 2000 da Andre Black, esperto di mercati finanziari, e Edward Wray, profondo conoscitore del mondo delle scommesse.
Il “Betting Exchange”, nello specifico, è una modalità di gioco denominata anche “Punta e Banca” e unisce le caratteristiche del trading e quelle del betting, in una formula di scambio scommesse sportive che richiama da vicinissimo il funzionamento della Borsa Valori.
Ad arricchire questa rivoluzionaria modalità di gioco si è aggiunta, con il tempo, l’ormai nota e richiestissima opzione del “Cash Out”, che consente di incassare la vincita prima della conclusione dell’evento sportivo, nel momento in cui l’evento stesso su cui si è puntato è più favorevole al pronostico ipotizzato dallo scommettitore.
Qualche curiosità dai bookie inglesi
Dall’ippica al Betting Exchange, come si è potuto approfondire, le agenzie inglesi hanno contribuito in modo importante alla nascita e all’evoluzione del comparto delle scommesse, sia offline che online.
Oltre agli sport più famosi, non mancano nei palinsesti dei bookie britannici delle opzioni di puntata piuttosto curiose, che includono la politica e il mondo dello spettacolo in particolare. I più curiosi possono piazzare delle puntate sulla probabilità di nascita di un nuovo “Royal Baby” ma anche sul colore del vestito di Kate, tanto per fare qualche esempio curioso.
Dopotutto, proprio a un inglese si deve una delle scommesse tra quelle più curiose ed originali della storia. John Heidegger, nel diciassettesimo secolo, era proprietario di un teatro londinese e additato da tutti per la propria bruttezza. Il conte di Chesterfield, non convinto di tale primato di bruttezza, decise di scommettere di trovare una persona dall’aspetto peggiore di Heidegger. Quest’ultimo accettò la sfida e dovette vedersela con una donna dei bassifondi di Londra dall’aspetto davvero mostruoso. Ebbene, a vincere la scommesse fu lo stesso imprenditore, che tolse cappello e parrucca alla donna e se li mise in testa, diventando, di fatto, davvero inguardabile.
Sempre in Inghilterra, furono messe in palio più di 20mila sterline destinate a chi avesse fatto il giro del mondo a piedi senza essere riconosciuto da nessuno. Un uomo di nome Harry Bensley accettò di partecipare, e trascorse fuori casa ben quattro lunghi anni, in giro per il mondo, fino a quando scoppiò la guerra e dovette rinunciare alla scommessa: fu comunque premiato, e vinse 4 mila sterline, a ricompensa del coraggio dimostrato.