29 novembre 1990. Una data insignificante per molti ma non per il Manchester United. E’ il momento in cui un ragazzino gallese di diciassette anni (compiuti proprio quel giorno) firma il suo primo contratto da professionista con i Red Devils; quell’adolescente pieno di boccoli si chiama Ryan Giggs e si appresta a scrivere la storia del club.
Giggs, in realtà, nel 1985 era entrato a far parte dell’academy dell’altra squadra di Manchester, il City, lontano parente dell’attuale colosso gestito dallo sceicco Mansour. Ferguson, però, avvertito di un potenziale fenomeno da tale Harold Wood, giornalaio e occasionalmente steward ad Old Trafford, manda alcuni scout a seguire il gallese e ben presto decide di proporgli il passaggio tra le fila dei rossi mancuniani.
Nel 1987 inizia, così, la lunga epopea di Giggs al Manchester United. Tre anni nelle selezioni giovanili e poi il grande salto: il talento è troppo elevato per non portarlo subito nel calcio dei grandi, secondo Sir Alex.
Il 2 marzo del 1991, durante una gara casalinga da dimenticare contro l’Everton, Giggs fa il suo debutto con la prima squadra. Ferguson è alla ricerca di un’ala sinistra che possa inserirsi nel proprio scacchiere tattico e, dopo il fallimento di Milne e Wallace, decide di dare spazio al giovane e riccioluto mancino di Canton.
La risposta sul campo è pazzesca. A partire dalla stagione 1991/92, ultima della First Division prima dell’avvento della Premier League, Giggs diventa un punto fermo nell’undici del Manchester United e passerà alla storia insieme ai ragazzi della cosiddetta ‘generazione d’oro del 1992’ (Beckham, i fratelli Neville, Butt e Scholes) per la mole di successi regalata ai supporter dei Diavoli Rossi. Giggs-Scholes-Keane-Beckham: il centrocampo magnifico dello United diventa una filastrocca per ogni appassionato di calcio nel decennio dei Novanta.
Old Trafford sogna e regala presto all’esterno un coro personale che simboleggia il grande lavoro fatto su quella fascia sinistra in ogni partita (‘Ryan Giggs! Ryan Giggs, running down the wing!‘). Nel frattempo, arrivano trofei in Inghilterra ed Europa a raffica. L’unico neo riguarda il capitolo nazionale. Il Galles, infatti, tra gli anni 90 ed i primi 2000 è lontano parente dell’ottima selezione odierna e Giggs da solo non riesce a trascinare il proprio popolo a risultati degni di nota.
Nulla, però, scalfisce il talento di Ryan, che rifiuta qualunque offerta giunta, soprattutto, dalla ricca Serie A dei paperoni Berlusconi e Moratti per giurare fedeltà al Manchester ed alla sua gente. Si arriva, così, al momento del triste addio.
Giggs decide di continuare a calcare i campi fino a quarant’anni compiuti. Il ruolo, per ovvie ragioni di età, non è più lo stesso, visto che il gallese diventa un ottimo regista di centrocampo, ma la classe è intatta. Il pupillo di Ferguson decide che alla fine della stagione 2013/14 appenderà gli scarpini al chiodo; in realtà, si tratta di un’annata particolare per lo United, la prima, dopo una vita, senza Ferguson al timone. Il sostituto scelto è lo scozzese Moyes, tanti anni positivi all’Everton, che però incappa in una stagione disastrosa.
Il board della società decide così di chiedere a Giggs un ruolo come allenatore-giocatore per le ultime partite di Premier. Il gallese accetta ed inizia ad interessarsi sempre maggiormente al ruolo di allenatore, un pensiero poco intrigante fino ad allora per lui.
La stagione ormai è compromessa ma Giggs inizia a sperare di poter restare sulla panchina della sua squadra del cuore anche per il futuro. I vertici dello United ci pensano seriamente, decidendo però poi di mettere sotto contratto Van Gaal, un tecnico più esperto all’ombra del quale Giggs stesso possa crescere per poi prendere in mano le redini della squadra. Sembra tutto pianificato alla perfezione. La storia, però, manda all’aria ogni progetto.
Il biennio di Van Gaal, infatti, è avaro di soddisfazioni nonostante gli oltre 500 milioni di sterline investiti sul mercato e dalle parti di Old Trafford non se la sentono di rischiare con una scommessa in panchina, seppur questa corrisponda ad un nome ed un cognome piuttosto importanti.
A Manchester, così, si decide di puntare sullo Special One, José Mourinho. Giggs, da parte sua, scalpita. E’ stanco di rimanere in seconda linea e vuole spiccare il volo proprio come ha fatto sulla fascia sinistra per tanti anni.
“Anche se non ho dei piani immediati per proseguire la mia carriera mi sembra il momento giusto per lasciare il Manchester United“: queste le parole con cui Giggs si è congedato dal club della sua vita. Senza dubbio, però, come accade ancora oggi per ‘The King’ Eric Cantona, ad Old Trafford sentiremo ancora inneggiare il suo nome. Perché nei confronti dei più grandi è giusto che sia così.