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Da Valentino Rossi a Tomba, quando gli sportivi perdono le staffe

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Un colpo di testa, uno sfogo leggero o pesante che sia, può capitare a tutti. Se a commetterlo è poi un personaggio pubblico, una personalità dal clamore mediatico mondiale, allora la eco delle sue azioni riverbera in tutti gli ambienti passando di bocca in bocca e facendo i conti con l’animo da giudice presente senza limiti nell’essere uomo.

Ultimo in ordine di tempo, nel mondo dello sport, a perdere le staffe è stato Valentino Rossi; reo di aver colpito con un “calcio”, mentre si aggirava in motorino nel paddock del circuito di Valencia, una donna che gli si era parata davanti con tanto di “selfie-stick” e che gli bloccava il passaggio permettendo, inoltre, alla folla di accalcarsi intorno al nove volte campione del mondo. Un gesto istintivo, dettato dallo sfrontato menefreghismo in quel momento della donna e dalla insostenibile situazione che ormai è vissuta all’interno degli ambienti lavorativi dai team del motomondiale. Rossi si è scusato, ma la vittima di quel gesto ha sbandierato ai quattro venti la sua volontà di voler denunciare il Dottore.

Di ricorsi storici come questo ce ne sono diversi e il pilota della Yamaha è solo l’ultimo degli uomini di sport venutosi a trovare “a contatto” con tifosi propri o avversari. Per non andare troppo in là nel tempo, il giocatore del Barcellona Neymar, impegnato in estate con la maglia del suo Brasile nelle Olimpiadi di casa, durante i festeggiamenti allo Stadio Maracanà post vittoria della medaglia d’oro viene duramente insultato da un gruppo di tifosi verdeoro; il fuoriclasse blaugrana non ci sta, si avvicina ai suoi detrattati e comincia furioso ad aggredirli verbalmente. La sicurezza allontana il calciatore, sembra tutto finito quando Neymar ritorna sui suoi passi e riprende la fitta diatriba col gruppetto di spettatori arrivando anche a scagliare un pugno contro la balaustra degli spalti.

Paolo Montero, invece, ex difensore uruguaiano della Juventus in campo non si è mai risparmiato dal randellare gli avversari e ad affrontarli a muso, mentre fuori dal terreno di gioco sono state nulle le sue apparizioni violente se non fosse per un avvenimento accaduto nel 2000 ed uscito fuori molto tempo dopo grazie alle parole del suo all’epoca allenatore Carlo Ancelotti: i bianconeri erano appena atterrati all’aeroporto di Caselle dopo uno scivolone in Champions League contro il Panathinaikos (sconfitta per 3-1) e ad attenderli erano presenti alcuni tifosi non molto soddisfatti della prestazione della squadra. “Al passaggio di Zidane l’hanno spintonato ed è stata la loro condanna. Non a morte, ma quasi. Montero ha visto la scena da lontano: si è tolto gli occhiali con un’eleganza che pensavo non gli appartenesse e li ha messi nella custodia. Bel gesto, ma pessimo segnale perché nel giro di pochi secondi si è messo a correre verso quei disgraziati e li ha riempiti di botte. Aiutato da Daniel Fonseca, un altro che non si faceva certo pregare. Paolo adorava Zizou, io adoravo anche Paolo, puro di cuore e di spirito. Un galeotto mancato. Ma con un suo codice d’onore”. Queste le parole di Ancelotti che racchiudono tutta la personalità del calciatore uruguaiano e le forti emozioni di quell’avvenimento.

Un altro giocatore a tinte forti come Montero è stato senza dubbio Duncan Ferguson, ex calciatore scozzese che ha fatto la storia del calcio britannico non esattamente per le proprie qualità tecniche; il suo stile di gioco, infatti, violento e molto al di là del regolamento lo ha portato a ricevere ben nove cartellini rossi in carriera nulla però a confronto della condanna ricevuta nel 1995 a tre mesi di reclusione per aver aggredito in campo, durante un Rangers – Raith Rovers, con una testata l’avversario John McStay. Ferguson, oltre a svariate sanzioni per guida in stato di ebrezza, si è dimostrato inoltre un personaggio aggressivo anche fuori dal campo; lo scozzese, nel corso degli anni, è stato condannato per due risse con posteggiatori e per una violenta contesa in un pub con un pescatore.

Nel 1995 Alberto Tomba venne sanzionato a dieci giorni di carcere, pena poi tramutata nel pagamento di una multa da 750 mila lire, per avere lanciato durante una premiazione un trofeo di cristallo contro un fotografo. L’inaspettato gesto dello sciatore azzurro fu dettato da una questione irrisolta con l’addetto che in passato aveva venduto ad un giornale scandalistico alcune foto che raffiguravano Tomba nudo in una sauna. Tornando ai motori, nell’ottobre 2015, anche Marc Marquez perse le staffe e a farne le spese furono gli inviati della trasmissione “Le Iene” che volendo consegnare allo spagnolo un ironico premio dopo i fatti accaduti con Valentino Rossi durante quella stagione di MotoGP, si ritrovarono aggrediti e privati della loro attrezzatura da lavoro dal padre e dallo stesso pilota della Honda.

Fatto questo excursus di avvenimenti c’è da sottolineare come le stelle dello sport siano esseri umani come tutti, un loro gesto può essere interpretato in diversi modi e a seconda delle situazioni in cui avviene; mai giustificarli, ma allo stesso tempo mai puntare il dito e giudicare senza aver analizzato tutte le variabili del caso.

 

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