di Matteo Luciani
22 marzo 2012: dopo mesi travagliati, il Piacenza Calcio viene dichiarato ufficialmente fallito. 19 giugno 2012: in mancanza di acquirenti in sede di asta fallimentare, il Piacenza scompare definitivamente. Finisce un’era.
20 marzo 2016: grazie al pareggio ottenuto sul campo del Mapellobonate, il nuovo Piacenza torna tra i professionisti. I biancorossi non si accontentano della promozione ma segnano anche un record per la categoria, dal momento che nessuno si era mai laureato campione in Serie D prima del 20 marzo. 17 aprile 2016: la compagine biancorossa sconfigge il Seregno per 4-0 e tocca quota 90 punti in classifica. Si tratta di un altro primato: nessuna squadra, infatti, a livello dilettantistico, era arrivata a tanto. Viaggio dal paradiso all’inferno e ritorno.
Il calcio italiano, oltre al Parma del nuovo corso targato Scala e Apolloni fresco di promozione grazie al successo di misura sul Rovigo, riabbraccia tra i professionisti un altro club simbolo degli anni Novanta e Duemila.
E’ l’estate del 1983, quando l’ingegner Leonardo Garilli, industriale del metano originario di Piacenza, decide di rilevare la squadra della propria città, in grossa difficoltà economica e appena retrocessa nella quarta serie italiana, l’allora Serie C2. Ha inizio una grande favola. Esattamente dieci anni dopo, il capoluogo emiliano si trova a festeggiare la promozione in Serie A: un miracolo sportivo, frutto di investimenti importanti e di una programmazione societaria eccezionale.
Da questo momento e fino al 2001, il Piacenza sale agli onori della cronaca per la scelta di non acquistare calciatori stranieri; passerà alla storia come l’unica squadra tutta italiana nel massimo campionato nazionale. La quantità di giovani nostrani lanciati nel grande calcio in dieci anni è impressionante: i fratelli Inzaghi, Eusebio Di Francesco, Alessandro Lucarelli e Alberto Gilardino sono soltanto alcuni dei nomi che aiutano a fare le fortune della squadra biancorossa a partire dai primi anni Novanta. Certo, non son tutte rose e fiori. Tra il 1993 ed il 2003, ci sono anche un paio di stagioni tra i cadetti; il Piacenza, però, torna sempre in Serie A al primo tentativo grazie ai gol dei vari bomber (De Vitiis, Caccia, Luiso) che si alternano al centro dell’attacco biancorosso e ad una costante che corrisponde al nome e al cognome di Gianpietro Piovani, attaccante di Orzinuovi ancora oggi record-man di presenze in biancorosso e terzo marcatore all time, che diventa una leggenda della ‘Lupa’. La squadra emiliana, inoltre, nel 2002 entra negli annali grazie al centravanti Dario Hubner, che a 35 anni suonati, con 24 reti all’attivo, si laurea capocannoniere, per giunta con una ‘piccola’, al pari dello juventino Trezeguet.
A questo punto, ha inizio una lunga e dolorosa parabola discendente. Al termine della stagione 2002/2003, il Piacenza retrocede in Serie B. Il club, ora nelle mani di Fabrizio Garilli, subentrato al fratello Stefano che aveva inizialmente ereditato la carica di presidente dopo la prematura scomparsa di Garilli Senior nel 1996, non riesce più a tornare nella massima serie, venendo anzi molto più spesso coinvolto nella lotta per non retrocedere che non in quella per la promozione in A. Iniziano a sorgere imponenti difficoltà economiche, che culmineranno in due retrocessioni consecutive, tra il 2011 ed il 2012, e nel fallimento finale del club.
A giugno del 2012, il Piacenza scompare definitivamente. Vengono rilevati all’asta soltanto il marchio, il sito ed il materiale tecnico/sportivo dal comitato “Salva Piace”, associazione di tifosi presieduta dall’ex sindaco del capoluogo emiliano Roberto Reggi. All’inizio di luglio, il comitato “Salva Piace” decide di affittare il marchio del club per 4 anni alla S.S.D. Lupa Piacenza, nuova denominazione della LibertaSpes, divenuta praticamente erede del Piacenza che fu.
Il calcio a Piacenza si rimette in moto. La squadra riparte dall’Eccellenza e centra la promozione in Serie D al primo colpo. Al termine dell’annata, in seguito ad un sondaggio proposto ai tifosi, la società modifica inoltre la propria denominazione in S.S.D Piacenza Calcio 1919. Nei due anni seguenti, il Piacenza si posiziona in zona play-off ma non riesce a tornare nel calcio professionistico per ‘colpa’ del Seregno prima e del Rovigo poi. Il resto è storia dei giorni nostri.
A giugno del 2015, l’ex tecnico dei ‘cugini’ del Pro Piacenza Arnaldo Franzini viene nominato nuovo allenatore dei biancorossi. E’ l’inizio di una cavalcata trionfale. La punta di diamante della squadra oggi si chiama Adriano Marzeglia, una carriera trascorsa prevalentemente sui campi di Serie D ed Eccellenza, autore fino ad ora di ben 19 gol in 33 partite; è tutta la squadra, però, a funzionare maledettamente bene. Basti pensare che in 35 gare il Piacenza è stato sconfitto una sola volta e tra le mura amiche, in quel ‘Garilli’ un tempo teatro di grandi sfide con le migliori formazioni della dorata Serie A lontana parente di quella attuale, ha collezionato 17 vittorie ed un pareggio in 18 partite. I biancorossi, inoltre, detengono la miglior difesa ed il miglior attacco del torneo. Una macchina perfetta.
I tifosi del Parma hanno dovuto attendere soltanto un anno prima di poter festeggiare il ritorno nel calcio professionistico; a Piacenza, invece, quel momento è sembrato eterno e anche se la ‘Lupa’ non ha vinto, in Italia ed in Europa, come fatto dal grande Parma dell’era Tanzi a cavallo degli anni Novanta e Duemila, ha di certo rappresentato un grandioso modello di società rimasto nella memoria di molti grazie al ‘Piacenza degli italiani’.
Matteo Luciani