Le Azzurre del nuoto sincronizzato italiano conquistano Rio, il sogno a cinque cerchi è diventato realtà. L’obiettivo era quello di fare meglio di Spagna e Canada e così è stato.
Ma come funziona la qualificazione olimpica per l’esercizio a squadre nel nuoto sincronizzato?
Costanza Fiorentini che ha nuotato con la nazionale italiana partecipando alle Olimpiadi di Atene 2004, ci ha raccontato come, da quell’Olimpiade, i criteri sono cambiati. Nel 2004 le regole prevedevano una qualifica di merito. Dal 2008, invece, è prevista la partecipazione di un paese per ogni continente, cosa che di fatto monopolizza già cinque degli otto posti disponibili.
Ad Atene, dunque tutto bene, ma nel 2008 arriva la delusione. Costanza Fiorentini ci racconta del torneo di qualificazione olimpica per Pechino 2008, a cui ha partecipato. Lì, l’Italia fu la prima esclusa dietro il Canada. E se la distanza c’era, di certo era minima se le atlete spagnole, tra cui le grandi Gemma Mengual, Ona Carbonell e Andrea Fuentes, si alzarono e strinsero la mano alle Azzurre sostenendo che l’ottavo posto sarebbe dovuto essere loro.
E oggi, dopo quattro anni, l’Italia del sincronizzato sale su quel terzo gradino del podio che vale più di tutte le medaglie. Un terzo posto che vale un’olimpiade.
Costanza Forentini racconta che già prima di sentire il punteggio aveva capito che un passo era stato fatto, che non c’era paragone con le dirette avversarie. “Le Azzurre hanno nuotato con il cuore e con una grinta mai vista, sono delle veterane e in acqua hanno portato con loro tutti questi 8-10 anni di fatiche e delusioni. Mi sono emozionata! E quando ho visto il capitano Manila Flamini, mia compagna di duo proprio nel 2009, piangere sulla pedana non ho potuto trattenere le lacrime. Mi sembrava di rivivere quelle stesse emozioni con loro”.
Vederle su quella pedana ad aspettare il punteggio che avrebbe deciso se tutte quelle ore di allenamento sarebbero state ripagate ha fatto battere il cuore ed emozionare tutti gli italiani che inseguivano con loro quel sogno. “Loro ci hanno sempre creduto. Più di chiunque altro” dice Costanza Fiorentini “anche quando qualcuno diceva che era impossibile, non hanno mai mollato e ci hanno dimostrato che il duro lavoro paga sempre. Questi sono gli esempi positivi da dare alle nuove generazioni, ai nostri figli e agli atleti che alleniamo”.
La capitana Manila Flamini poche ore dopo la gara scrive su Facebook : “Qualcuno tempo fa mi ha detto: basta, arrenditi. L’olimpiade non può essere un’ossessione!!“
“Noi non ci siamo arrese, abbiamo accettato le critiche, ci siamo rialzate tutte le volte che siamo cadute e siamo sempre tornate in acqua con la voglia di dimostrare che si sbagliavano. Nove atlete che hanno nuotato ogni giorno comandate da un sentimento che nessuno potrà mai provare, nove amiche il cui cuore ha battuto per giorni interi all’unisono. Voglio dirvi grazie, perché senza di voi non sarei mai arrivata fino a qui”.