Il cuore grande di Marcus Rashford
Quante volte ci siamo sentiti dire che calcio e politica erano ben “distinti tra loro”? Anche in occasioni poco piacevoli, in cui questi due ambiti entravano in contatto nella più differenti occasioni, esisteva chi tentava di non leggere ciò che era successo in ambito calcistico da un punto di vista strettamente politico.
Per fortuna, però, calcio e politica a volte si possono incontrare anche per portare avanti iniziative benefiche e che vanno a vantaggio dei più deboli. La storia che vogliamo raccontarvi in questo senso ci porta in Inghilterra e, precisamente, nella città di Manchester.
Proprio qui giocano due delle squadre più famose e conosciute dell’intero campionato inglese di Premier League: il Manchester United ed il Manchester City. Nel primo team, conosciuto con il soprannome di Red Devils, gioca il giovane attaccante inglese di origine nevisiana Marcus Rashford.
Rashford è uno dei più giovani talenti che il team dell’Old Trafford può vantare nella sua rosa. Esordisce, sia in campionato che in una partita internazionale, nel febbraio 2016 a neanche 19 anni di età. Il 25 febbraio di quell’anno, infatti, sostituisce nella formazione titolare Anthony Jordan Martial prima della partita di Europa League contro i danesi del Midtjylland.
In quel match mette a segno una doppietta diventando, ad appena 18 anni e 117 giorni di età, il più giovane calciatore nella storia dello United a timbrare il cartellino in un match europeo. Fino ad allora, tale primato, era stato “occupato” da un certo George Best, un giocatore che, dalle parti di Manchester, viene considerato un vero e proprio dio.
Convince così tanto che tre giorni dopo, il 28 febbraio, arriva anche il debutto ufficiale in Premier League. Rashford infatti viene schierato titolare nella partita contro l’Arsenal.
Il 20 marzo, poi, riesce ad entrare nel tabellino dei marcatori in campionato durante un match assai speciale: il derby contro il City. Anche in questo caso diventa il più giovane calciatore dello United a segnare in una stracittadina e togliendo quel primato ad un certo Wayne Rooney.
Tornando a questo periodo che, a causa della pandemia Covid19 è abbastanza strano per quel che riguarda il calcio a livello mondiale, Marcus Rashford si è reso protagonista di una bellissima iniziativa a livello sociale e politico. Ha dato una mano per raccogliere circa 20 milioni di sterline per sostenere varie famiglie di Manchester che, per varie ragioni, durante l’epidemia avevano dovuto affrontare dure difficoltà sotto numerosi punti di vista.
In più, lo scorso 15 giugno, il calciatore ha cercato di mettersi in contatto, tramite la pubblicazione di una lettera con il premier britannico, il conservatore Boris Johnson, per fargli cambiare idea su una sua scelta presa in precedenza. Nello specifico Rashford ha chiesto al governo di non sospendere i buoni per i pasti gratuiti forniti dalle mense scolastiche durante i mesi estivi.
Questi in alcuni casi rappresentano i soli pasti completi che molti giovani delle scuole del Regno di sua Maestà possono concedersi durante una giornata. In un primo momento, però, il Dipartimento dell’Istruzione di Londra aveva risposte negativamente dicendo di voler portare avanti la sua riforma.
Fortunatamente, però, l’iniziativa del calciatore ha da subito riscosso un grosso successo ed ha potuto contare su un fortissimo appoggio da parte di migliaia di persone. Per questo motivo lo stesso Johnson ha contattato Rashford nei giorni seguenti e si è detto pronto a cambiare la nuova norma.
Durante una conferenza stampa, l’inquilino di Downing Street ha affermato: “Ho parlato con Marcus Rashford, mi sono congratulato con lui per la sua campagna – di cui, a dire il vero, sono venuto a conoscenza soltanto oggi – e lo ringrazio ancora per quello che ha fatto”. Molti si sono chieste cosa avesse spinto l’attaccante ad una presa di posizione del genere. Lo stesso Rashford lo spiega bene nella lettera inviata a Johnson in cui afferma di essere stato fra i bambini che in passato hanno potuto beneficiare dei pasti gratuiti, essendo cresciuto da solo con la madre in una situazione di povertà a sud di Manchester.