Canone di concessione aumentato del 1000% con un atto unilaterale. Questo è possibile a Roma. Il grido di dolore viene da un quartiere simbolo del degrado e di una concezione urbanistica molto criticata: Corviale, quartiere conosciuto per l’enorme palazzo, chiamato “serpentone” lungo un chilometro, dove è normale imbattersi in ragazzi in motorino nei lunghissimi corridoi. Una realtà difficile mitigata dalla presenza di una biblioteca, di un teatro, del “Campo dei Miracoli”, di un’area verde e di una piscina comunale.
La piscina di Corviale, uno dei pochi centri di aggregazione e socialità del quartiere, rischia di chiudere a causa di un contenzioso con l’Amministrazione Comunale, che da un momento all’altro ha intimato il pagamento del canone di gestione intero anzichè quello abbattuto al 10%, considerando l’enorme valore sociale dello sport che vi viene svolto. Un fulmine a ciel sereno che metterebbe a tappeto chiunque anche perchè si tratterebbe di arretrati non previsti. Come cambiare le regole del gioco a partita già iniziata o magari nell’intervallo. Il gestore dell’impianto ha fino ad oggi applicato -come da regolamento- le tariffe sociali poichè pensava di poter continuare a fruire del canone sociale. Oggi cosa dovrebbe fare? Smettere di applicare le tariffe sociali e applicare tariffe di mercato? In maniera retroattiva dovrebbero andare a chiedere, a stagione iniziata, un’integrazione alle quote di frequenza? A Corviale, un tessuto sociale già gravemente penalizzato da scelte urbanistiche e architettoniche scellerate che potevano essere mitigate dalla presenza di servizi sociali, culturali e sportivi?
Gli impianti sportivi pubblici del Comune erogano un servizio pubblico insostituibile per la cittadinanza, specialmente nei quartieri di periferia, permettendo la pratica sportiva a chiunque. I gestori pagano un canone che tiene conto dell’erogazione del servizio. E’ vero che in alcuni casi, alcuni appunto, questo canone abbattuto è irrisorio, ma da questo a mettere in difficoltà realtà meritevoli e virtuose ce ne corre. E’ fondamentale che la politica ragioni su un riequilibrio di tutta l’offerta impiantistica pubblica della città per tutelare le realtà virtuose e semmai, eventualmente, rivedere i canoni troppo vantaggiosi.
E’ di questi giorni una polemica su un bando per la concessione di un impianto sportivo facente parte di un ex Punto Verde Qualità con un canone di gestione molto più esoso di quello normalmente applicato agli impianti sportivi comunali e, al contrario, molto più conveniente rispetto agli obblighi dei concessionari dei Punti Verdi Qualità. Un monolite che si staglia minaccioso per i più. Un precedente che si aleggia come un corvo di malaugurio sul panorama sportivo romano.
E’ arrivato il momento per la politica di sciogliersi dal pericoloso abbraccio di una certa parte della dirigenza comunale, troppo spesso preoccupata delle proprie sorti e mai delle conseguenze dei loro atti sulla cittadinanza.
E, forse, il momento è arrivato poichè giovedì scorso dopo un surreale consiglio straordinario sullo Stadio della Roma dove si è parlato per 3 ore del nulla in una veloce appendice è stato approvato all’unanimità un Ordine del giorno che recita “DA’ MANDATO alla X Commissione Consiliare Permanente – “Personale Statuto e Sport” di predisporre una proposta di deliberazione di iniziativa di commissione consiliare che, nelle more dell’approvazione del nuovo “regolamento per la gestione di impianti sportivi comunali” consenta i seguenti criteri informatori qui di seguito brevemente riassunti:
1- i concessionari con concessioni scadute siano tenuti a versare a Roma Capitale il canone nella misura fissata dalla convenzione a condizione che continuino a svolgere il servizio secondo le modalità previste dall’amministrazione ed in particolare abbiano continuato:
- ad applicare le tariffe comunali
- ad offrire servizi sportivi nel rispetto del regolamento e del relativo disciplinare
a continuare a pagare il canone
Speriamo in una pronta azione della politica in tal senso. Certo ci si poteva pensare prima.