A qualche giorno di distanza, proviamo a fare un’analisi più lucida sulla sconfitta dell’Italtennis contro la Francia. Un 3 a 1 maturato dopo una tre giorni di tennis di buon livello, culminata con lo scontro tra i due numeri uno delle due nazioni, nel quale ha prevalso Lucas Pouille. Ma andiamo con ordine.
Alla vigilia non eravamo di certo i favoriti. Alla Francia mancavano sì tennisti del calibro di Tsonga, Monfils e Gasquet, ma comunque il capitano Yannick Noah poteva contare su dei singolaristi talentuosi e imprevedibili come Chardy e Pouille, oltre che su due doppisti affermati come Mahut e Hebert. Per l’Italia invece nessuna defezione, Fognini, Seppi, Lorenzi e Bolelli tutti a disposizione e in buone condizioni. Il che metteva in secondo piano i favori del pronostico, lasciando ampio spazio alle speranze di passare il turno. Sembrava una sfida all’insegna dell’equilibrio.
E la prima giornata non ha fatto altro che accentuare questa sensazione di totale equilibrio e incertezza. Pouille vince il primo incontro contro Seppi, con qualche patema d’animo in più del previsto, visto che l’altoatesino aveva lo costringe al quinto set dopo una rimonta incredibile. Ma a ristabilire la parità ci pensa il Fogna, che porta il match a casa contro Chardy in quattro set.
Ma dalla seconda giornata di gioco, il declino. Nel doppio ci si aspettava una partita combattuta, visto che Bolelli e Fognini hanno sempre dimostrato di saperci fare in coppia. Ma Herbert e Mahut li hanno letteralmente annichiliti, con un gioco d’attacco che non ha lasciato loro scampo. 3 set a 0 e match mai in discussione.
Infine, la vittoria di Pouille ai danni di Fognini. Un match strano, in cui il ligure è partito fortissimo vincendo il primo set in scioltezza, per poi sciogliersi come la neve al sole nel successivo. Il terzo ha rappresentato la svolta: una battaglia in cui Fabio è stato più volte avanti, ma non ha saputo sfruttare ben 3 set point per poi perdere il tie-break. E sulle ali dell’entusiasmo il francese è riuscito poi a portarsi a casa anche il quarto set, regalando alla sua nazione il punto decisivo.
Ovviamente nel post-gara le critiche verso Fognini si sono sprecate. In molti lo hanno biasimato per la sua indolenza, per la sua mancanza di grinta, per la sua inconsistenza nei momenti chiavi. Tutti rimproveri con un fondo di verità, ma piuttosto esagerati. Ovviamente, giocando in casa e su terra rossa ci si aspettava di più. Il Fogna su terra ci aveva abituato in passato a vittorie epiche, come ad esempio l’impresa di 4 anni fa contro Murray in Coppa Davis. Però non dobbiamo scordarci che stava giocando contro il numero 11 al mondo, nonché il tennista di punta del movimento francese. Uno a cui il talento non manca. La sconfitta andava quindi messa in conto. Il ligure poteva fare di più? Ovviamente sì. Però il match giocato non è stato scandaloso, anzi, il livello di gioco è stato piuttosto alto. Resta il rammarico per l’occasione sfumata, ma il tennis è anche questo.
Dispiace anche per il calore del pubblico, che non sempre (soprattutto il primo giorno) è stato coinvolgente come avrebbe dovuto. Va però detto che la gestione dell’evento in sé ha lasciato un po’ a desiderare: tralasciando la scarsissima pubblicizzazione dell’evento, organizzare un match di Davis di tale portata vicino a Genova, a due passi dalla Francia, non è stata la scelta più azzeccata. L’esatto opposto di quanto fatto in Spagna per la sfida contro la Germania, per la quale hanno allestito uno spettacolo meraviglioso a Valencia, coinvolgendo il pubblico come non mai. E forse anche questo è risultato determinante nella vittoria di Ferrer (nato proprio a Valencia), che è riuscito ad imporsi nell’incontro decisivo contro Kohlschereiber dopo 5 estenuanti set.
Che conclusioni possiamo trarne? Guardando il bicchiere mezzo pieno, possiamo dire di avere una squadra competitiva. Ormai da 4-5 anni possiamo contare su un nucleo di giocatori molto legati tra loro, solido, che sa battersi alla pari contro chiunque. Il che non è affatto scontato, tenendo conto dei lunghi periodi di magra che ha vissuto in passato il nostro movimento. Ma dall’altro lato della medaglia, i limiti sono evidenti. Anzitutto non abbiamo un vero trascinatore, capace di regalarci vittorie facili. E soprattutto, l’età inizia a farsi sentire. Seppi e Lorenzi sono giocatori che stanno rendendo tantissimo negli ultimi anni, ma sono entrambi ben oltre i trent’anni e verosimilmente potranno essere al top ancora per poco. Lo stesso Fognini è un over-30, mentre i giovani (Berrettini, Sonego, Quinzi e tanti altri) per quanto promettenti non sembrano ancora pronti a prendersi sulle spalle la Nazionale.
Per ora non ci resta che goderci un gruppo che, nel bene o nel male, sta ottenendo comunque risultati importanti. Il rammarico c’è, perché le occasioni sciupate sono tante e quella con la Francia ne è solo l’ultimo esempio. Ma considerando le incertezze che traspaiono dal futuro, teniamoci stretto questo nucleo di giocatori, senza lasciarci trascinare in critiche spropositate. Sperando che i risultati, prima o poi, arrivino.