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C’è Lloris che sarebbe dovuto diventare tennista, ma contro i genitori ha scelto il calcio.
E Pavard, che ha segnato il più bel gol del mondiale e che quando è stato convocato la prima volta per la nazionale ha pianto.
C’è Mbappé, che rappresenta il sobborgo che ce la fa e che devolve tutto il compenso dei mondiali in beneficenza e Griezmann che fu scartato ben 5 volte da squadre francesi prima di essere preso in Spagna. Dicevano che era mingherlino e inadatto al calcio. E poi c’è Kanté, di cui basta quello che dicono per capire quanto corre: “il 70% del pianeta è occupato dall’acqua il resto da Kanté” (Gary Lineker)
“Avremmo potuto comprarlo: quando l’ho visto in allenamento pensavo fossero due gemelli, era ovunque” (Slaven Bilic, allenatore West Ham)
“Un giorno ti vedrò crossare e andare a fare gol di testa” (Claudio Ranieri)
“Kanté è sempre nell’inquadratura. In qualunque inquadratura. Anche se giri su Fox Animation” (Alessandro Villa – giornalista)
“Kanté sta correndo la Maratona di Londra per preparare la partita di domani” (@TheOddsBible)
“Kanté si nutre di elettricità” (Jason Victor Cundy – ex calciatore, ora commentatore tv)

E c’è Modric. Che durante la guerra in Jugoslavia vide uccidere il nonno dalle milizie e giocava nel cortile dell’albergo dove era rifugiato con la famiglia. C’è Subasic che ogni vittoria la dedica al suo migliore amico, Custic, morto sbattendo su un muretto durante una partita, Subasic portiere che ha madre croata e padre serbo. Ha scelto la Croazia. E Mario Mandzukic, eroe che ha consegnato la finale e che gioca ovunque, pure in porta. Vero. Guardatelo in allenamento. E che quando ha segnato il gol decisivo per il sogno è crollato addosso ai fotografi e faceva paura la sua espressione pure mentre chiedeva scusa.

Una finale assolutamente inedita. Un tripudio multietnico secolare, contro una nazionale compatta. Due spettacoli di gioco e di tenacia. Non importa che tu sia galletto francese o scacchiera croata. Comincia a correre.

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