Federica Pellegrini sarà la portabandiera dell’Italia nelle prossime Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. A pochi giorni dall’annuncio del ritiro di una leggenda dello Sport italiano e mondiale come Valentina Vezzali, la nuotatrice di Mirano eredita lo scettro della schermitrice in un passaggio di testimone simbolo di continuità del movimento sportivo femminile che al nostro Paese ha regalato caterve di medaglie, surclassando i maschi nostrani.
La Pellegrini, emozionata all’annuncio, ha manifestato la sua gioia con un messaggio via social network dove evidenzia l’onore di rappresentare in prima linea l’Italia ai Giochi Olimpici Brasiliani. In quelle poche righe, si legge tutta la carriera di Federica fatta di grandissime vittorie e grandi sconfitte. Già le sconfitte. Perchè non basta essere una macchina da record, non basta salire sul gradino più alto del podio con la stessa frequenza con cui sali le scale per andare a casa, non è sufficiente un palmares di medaglie da fare invidia ad una Nazione intera. Federica ha vissuto momenti difficili, i cambi di allenatori, gli spostamenti per allenarsi, le incertezze. E l’Italia, i giornali e gli opinionisti, sempre pronti a dimenticare, le hanno dato addosso, l’hanno accusata di pensare più alla sua vita privata che al nuoto, indicando come una colpa la voglia di costruirsi un amore, troppo spesso finito su i settimanali “gossippari” a noi tanto cari. Sotto la lente di ingrandimento per una pubblicità di troppo o una sfilata a Milano.
Senza sapere cosa vuol dire essere nuotatore in un Paese che vive di pane e calcio, senza capire quanta fatica e testa ci vuole per sopravvivere in uno Sport individuale come il nuoto dove sei da solo con il tuo respiro e la voglia di toccare quel muretto a fine vasca, chiedendo sempre di più ad una ragazza che a soli 27 anni ha praticamente vinto tutto ( per gli smemorati, basta consultare Wikipedia) già destinata a diventare un modello per le generazioni future di tutto il mondo.
Ma la forza di Federica è questa: ripartire, silenziosamente, e dimostrare a tutti, ancora una volta, che lei è là, a tagliare l’acqua con quelle sue bracciate perfette, a finire una spanna avanti a tutti, atleti, giornalisti o semplicemente invidiosi che cercano di mostrarti antipatica e schiva confondendo la riservatezza e quella voglia di normalità perduta quando avevi soli 16 anni, con la vittoria della medaglia d’argento ad Atene 2004. E, allora, dobbiamo chiedere scusa a Federica Pellegrini, chiedere venia per la nostra memoria troppo corta, per la facilità con cui puntiamo il dito troppo spesso verso chi ha portato in alto il tricolore, per esserti stati vicino solo nei momenti migliori. E ringraziarti perchè, quest’estate a Rio, sarai la rappresentante di un popolo che forse non ti merita.