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“Chiedi alla polvere. Quando il calcio non è solo un gioco”: intervista all’autore Francesco Caremani

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“Chiedi alla polvere. Quando il calcio non è solo un gioco”: intervista all’autore Francesco Caremani

Una bella chiacchierata con Francesco Caremani, giornalista e comunicatore che collabora, tra gli altri, con la redazione toscana del Corriere della Sera, Il Foglio e Tuttosport.

Direttore responsabile di thesportlight.net, progetto di slow journalism sportivo fondato nel 2021, si occupa prevalentemente degli aspetti economici, politici e sociali dello sport,in particolare del calcio.

Ha scritto vari testi per Bradipolibri Editore, l’ultimo: “Chiedi alla polvere. Quando il calcio non è solo un gioco”.

Cosa ‘Chiedi alla polvere’?

Di non mentire. La polvere è asciutta, come spero sia anche la mia scrittura nel raccontare storie che si presterebbero facilmente alla retorica. Tendiamo troppo spesso a utilizzare le parole “favola” e “miracolo”, quando invece lo sport, il calcio in questo caso, è impegno, sacrificio, determinazione,soprattutto quando lontano dai riflettori, quando è fango e cuoio, quando la polvere si alza a ogni tiro, quando è l’unica strada che puoi percorrere.

Quando il calcio non è solo un gioco cos’è?

Una seconda opportunità. Per i migranti senza documenti, per le donne in quei Paesi che ne violentano continuamente i diritti, per chi ha perso una gamba e sognava di diventare un campione, per chi scappa dalla guerra, per chi vuole affermare un’identità sociale, per quartieri e comunità che si riconoscono intorno a un rettangolo verde.

Le storie che hai raccontato sono una risposta a chi vorrebbe il calcio come un club per pochi eletti?

Sì e no. No, perché sono più interessato agli sviluppi del football, a capire dove sta andando che a organizzare inutili crociate: per fortuna non ho claque da pasturare. Sì, perché il calcio inizia sempre in un campo di periferia, storto e polveroso, tutti cominciano così prima di raggiungere i grandi palcoscenici. Ovviamente sono due strade diverse, c’è il calcio come seconda opportunità e c’è il calcio patinato, della Champions League per intendersi. È giusto che seguano direttrici distinte, soprattutto economiche, ma guai a dimenticarsi da dove si viene, dove tutto nasce, si rischia di perdersi.

Molte storie straniere, perché?

Perché da sempre ho una passione sconfinata per il calcio internazionale: colori, protagonisti e partite. Perché in quanto fenomeno sociale il futbol – per dirlo alla spagnola – racconta molto di altri Paesi e altre culture; Mourinho dice: che “chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio”. Molto più modestamente spero di portare il lettore a visitare posti lontani con alcune caratteristiche comuni e un pallone uguale per tutti.

Qual è quella cui sei più legato?

“La coppa delle virtù”, la storia di padre Sigfrido Maximiliano Moroder e del Colegio Albergue de Montana Numero 8214 “El Alfarcito” che ha fondato. Lì, sulle Ande argentine, vicino al confine con la Bolivia, in provincia di Salta, c’ho trascinato la mia famiglia, salendo la Ruta Nacional 51. Ricordo ancora il biliardino con le due squadre che portavano i colori del Boca Juniors e del River Plate, l’aria rarefatta. Andare a vedere le cose di persona è la parte più bella del lavoro di giornalista, un giornalista che scrive libri, non uno scrittore, nonostante il titolo.

Romano, 47 anni, voce di Radio Radio; editorialista; opinionista televisivo; scrittore, è autore di libri sulle leggende dello sport: tra gli altri, “Villeneuve - Il cuore e l’asfalto”, “Senna - Prost: il duello”, “Muhammad Ali - Il pugno di Dio”. Al mattino, insegna lettere.

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