Indipendentemente dalla propria opinione, ci sono episodi che portano intimamente una persona a credere nel destino. Una storia che calza a pennello con questa prospettiva è sicuramente quella di Cheik Pené, cestista senegalese che da ormai dieci anni fa parte dell’élite della pallacanestro ligure. Nove finali disputate tra Serie D e Serie C, cinque campionati vinti da protagonista. Ecco la storia di questo ragazzone di quasi due metri e della giornata che gli ha cambiato la vita.
Nato nel 1976 a Saint-Louis, la quinta città del Senegal per numero di abitanti, dopo aver studiato va a vivere nella capitale Dakar nei pressi del Lago Retba, il famoso lago salato le cui acque sono caratterizzate da un pittoresco colore rosa. Nel 2002 si trasferisce temporaneamente a Genova con un visto di studio e nell’estate del 2003 la sua vita cambiò. «È originale come l’abbiamo preso», ricorda ancora Andrea Pezzi, l’allora (ed attuale) allenatore di Tigullio, la società di pallacanestro con sede a Santa Margherita Ligure. Infatti, mentre Cheik si trovava a fare due tiri in un campetto della cittadina del levante ligure insieme ad alcuni amici, l’allora capitano Nicolò Panella lo notò e rimase sorpreso per un aspetto molto singolare. «Era un autodidatta», ricorda l’allenatore, «era bravo, aveva un bel fisico, era molto atletico ed era anche molto coordinato». Sorprendente, soprattutto considerando che non aveva mai giocato cinque contro cinque all’interno di una palestra.
Dopo due anni, nella stagione 2005/06, arriva l’esordio con Tigullio, con la quale vince il campionato di Serie D con conseguente promozione in Serie C. La stagione successiva avrebbe dovuto così essere una stagione di assestamento ma, come ricorda coach Pezzi, «il presidente cominciò a prendere giocatori a destra e a manca e facemmo un mezzo miracolo arrivando in finale». Questa volta, però, i sammargheritesi cedono all’atto conclusivo contro l’esperta Sestri Levante. «Aveva un rapporto favoloso con i bambini essendo sempre sorridente e positivo», aggiunge lo stesso allenatore parlando di Pené. «Mia figlia era piccolina e voleva venire a vedere le partite perché Cheik, prima e dopo le partite, prendeva a turno tutti i bambini sulle spalle e li faceva schiacciare». Una stagione memorabile da questo punto di vista, in quanto «Entrava in campo e sentivi le urla dei bambini», aspetto che «caricava lui e caricava tutto il palazzetto».
Il suo ex allenatore ricorda anche un aneddoto, che descrive a pieno Cheik dal punto di vista umano. «È una persona buona e gentile», spiega, che faceva avanti e indietro con lui da Genova. Così, ogni tanto capitava che lo invitasse a mangiare da lui. «Mia figlia, che aveva circa sette anni, mi chiedeva come fosse casa sua e dove fosse nato», racconta coach Pezzi. Così un giorno, tornato da un viaggio nella sua terra, «ha portato un regalino per mia figlia ed una foto di casa sua e della sua famiglia», due pensieri che custodisce.
Nella stagione 2007/08 arriva la svolta per Pené con il suo trasferimento a Loano, comune in provincia di Savona, sotto la guida di Marco Prati. «Inizialmente era un po’ riservato e introverso», ricorda il tecnico loanese. «Man mano che ha preso confidenza si è dimostrato una persona di grande disponibilità», conclude, «sempre sorridente e molto positiva». Due finali di Serie C raggiunte consecutivamente, con tuttavia altrettante sconfitte. «A Loano fece un grandissimo salto avanti» spiega coach Pezzi. «Direi che con noi aveva ″imparato″ a giocare con gli altri, a muoversi sul campo ed a tenere le distanze tra sé ed i compagni», mentre «a Loano ha messo su quell’esperienza e quell’agonismo che oggi gli permettono di essere sicuramente un dominatore».
Nella stagione 2009/10 diviene capo allenatore Massimo Costagliola, attuale responsabile del settore giovanile di Jesi. «Ho un rapporto molto forte con Cheik» ricorda, «a distanza di tempo ancora ci sentiamo». «Quell’anno un po’ a sorpresa riuscimmo ad arrivare in finale nonostante avessimo una squadra composta da sette Under e tre Senior», il tutto dopo aver superato in semifinale Sarzana. In finale contro Follo, «una squadra di ″vecchie volpi” che trainava un pubblico notevole», dopo esser passati in vantaggio 2-1 nella serie i ragazzi di coach Costagliola persero gara-4 rimandando il verdetto del campionato. «Cheik tornò a casa incavolato e deluso», ricorda l’allora tecnico, il quale decise di caricarlo in maniera alternativa. «All’epoca c’era un forum in cui uscirono molte provocazioni per Pené», provocazioni «che io stampai e appesi in spogliatoio per motivare la squadra». «Lui è un buono ma non l’ho mai visto così incazzato», racconta coach Costagliola, «trascinò la squadra al successo facendo un partitone».
Nonostante la promozione conquistata sul campo, Cheik non poté seguire i suoi compagni nella nuova avventura per una norma dei tesseramenti nei campionati italiani. Così, a causa del non conseguimento di quattro anni di settore giovanile in Italia, il centro senegalese è costretto a trasferirsi. «Sapeva di non poter giocare l’anno successivo», ricorda coach Costagliola, «Questa cosa colpì molto perché alla fine eravamo un gruppo molto unito e lui era uno dei leader dello spogliatoio». Così nella stagione 2010/11 si trasferisce a Sarzana, tra le fila della quale si confermò in finale di Serie C contro Follo. Costretto nuovamente a trasferirsi, il centro si accasò alla Tarros La Spezia. Manco a dirlo, gli spezzini trionfarono in finale di Serie C contro il CUS Genova, costringendo nuovamente il centro senegalese a spostarsi.
Nella stagione 2012/13 si trasferisce nuovamente a Sarzana, che nel frattempo era stata retrocessa in Serie D. Cheik, rinfrancato da questo nuovo progetto, diviene subito determinante nella conquista del campionato e della promozione in Serie C. Nella stagione successiva si conferma, ma Sarzana viene sconfitta nell’atto conclusivo contro il CUS Genova. L’anno seguente decide di trasferirsi a Carrara in Serie C Nazionale toscana, grazie alla possibilità di tesseramento per uno straniero, continuando il suo lavoro da istruttore di minibasket ad Arcola. Tuttavia, la sua avventura finisce anzitempo e così all’inizio della stagione corrente decide di tornare a Sarzana.
«Come giocatore non si discute in quanto atleta impressionante», spiega Michele Bertieri, suo attuale coach tra le fila dei Biancoverdi. «Tecnicamente è un pignolo ed è cresciuto tantissimo in questi anni», aggiunge, «lavorando su sé stesso anche in modo autodidattico». Quando lo descrive dal punto di vista umano, emerge quanto il centro senegalese riesca ad entrare nel cuore dei suoi tecnici. «Credo che umanamente sia la prova vivente che la discriminazione razziale sia una cavolata in quanto è commovente a volte l’amore che riceve dai bambini», per i quali «è un vero idolo e se lo merita tutto».
Attualmente il centro senegalese è impegnato nelle finali di Serie C Silver contro gli acerrimi rivali della Tarros La Spezia, con il rischio di doversi nuovamente trasferire in caso di vittoria del campionato e degli spareggi per la Promozione in Serie B. Una storia incominciata al campetto quasi quindici anni fa, ma una favola che sembra proprio non voler finire.
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FOTO: www.duzimage.com