Charlie Chaplin: storia di un atleta diventato il più grande comico di sempre
Sono molti gli aneddoti che si raccontano su questo genio cinematografico. Noi di “Io Gioco Pulito”, in questo pezzo, vogliamo raccontarvi il lato sportivo legato alla figura dell’artista inglese. Pare infatti che Chaplin fosse molto bravo in determinati ambiti sportivi, in primis quelli del podismo e dello sci. Questa sua passione, d’altronde, Charlot la mette ben in evidenza nei movimenti più semplici che faceva fare al suo personaggio in alcune delle sue pellicole.
Celebri, inoltre, sono determinate scene di sport nei suoi film. Un esempio in questo campo può essere la scena girata su un ring pugilistico che si può vedere nella pellicola “Luci della Città” del 1931. La sua passione per la nobile arte è sottolineata anche dall’amicizia con la leggenda Primo Carnera, di cui rimane una storica foto di repertorio.
La passione per lo sci di Chaplin ci viene descritta, in alcune lettere, da suo fratellastro maggiore Syd. Syd ci svela che l’attore inglese nutrisse abbastanza amore per gli sport invernali in generale nonostante odiasse fortemente il clima rigido.
La lettera che meglio ci descrive questa unione, sia di Syd che di Charlie, con gli sport invernali porta la data del 9 marzo 1932. In un solo campo i due parenti si differenziavano, quella degli sport preferiti: Charlot, infatti, prediligeva nettamente gli sci mentre il fratellastro aveva un debole per il bob.
Questi gusti differenti li si notano, in particolare, grazie ad una frase della sovra-citata lettera in particolare: “È divertente notare le diverse paure che le persone hanno. Charlie non sarebbe andato giù con il bob neanche per £ 1000, e nessuno poteva convincerlo a farlo. Lui avrebbe fatto delle spedizioni notturne sugli sci cosa che io, che sono un appassionato di discesa col bob, non avrei compiuto per nessuna somma”.
Il vero campo sportivo prediletto di Charlie Chaplin, però, era sicuramente quello della podistica. Già da giovanissimo, il futuro attore, era iscritto al club podistico di Kennington road, la via londinese che lo aveva visto bambino e poi ragazzo, prima dell’inizio dell’avventura americana. In questo club Charles si allenava, in particolar modo, sulle distanze lunghe.
Una passione, quella per il podismo, che lo stesso attore mise nero su bianco, nel 1921, durante una intervista rilasciata al quotidiano New York Herald. “Sa, ho i polmoni piuttosto sviluppati e poi le mie gambe si erano formate abbastanza bene a forza di ballare con gli “Eight Lancashire Lads” sul palcoscenico. Ero entrato nel gruppo podistico di Kennington, e per me correre una ventina di chilometri non era niente. Anzi. Riesco ancora a correre per quindici chilometri senza problemi. La resistenza e la capacità polmonare non si perdono mai”.
Il massimo risultato della carriera podistica di Chaplin poteva avvenire nel 1908 quando l’attore fu molto vicino ad iscriversi alla maratona di Londra in programma per la IV edizione dei Giochi Olimpici moderni. L’iscrizione però non avvenne mai perchè Chaplin, proprio in quel periodo, si ammalò gravemente e dovette rinunciare.
Quella edizione della maratona nella capitale inglese viene inoltre ricordata per i fatti legati alla figura di Dorando Pietri. Il maratoneta italiano coi baffi, che lo facevano assomigliare molto al personaggio di Charlot, proprio in quell’occasione fu il protagonista principale di uno degli episodi olimpici più celebrati di sempre.
Pietri, per l’esattezza, tagliò per primo il traguardo, sorretto dai giudici di gara che l’avevano soccorso dopo averlo visto barcollare più volte, stremato dalla fatica. A causa di quell’aiuto fu squalificato e perse la medaglia d’oro che venne assegnata all’americano Johnny Hayes.
Lo stesso Petri, riguardo tale episodio, commentò così: “Come dicono gli inglesi, io sono colui che ha vinto e ha perso la vittoria”. Anche qui vi è, a parere di chi scrive, un altro paragone tra il maratoneta italiano e Chaplin, oltre a quello fisico già citato.
L’attore inglese, infatti, una volta disse che i suoi film “sono sempre storie raccontate dalla parte dei perdenti”. Come si dice in questi casi: c’est la vié!