Il suo primo lettore è il papà, che nel caso specifico si è (giustamente) interrogato sulle possibilità di diffusione di un libro del genere. E già qui Roberto Brambilla, giornalista classe 1984, ti sorprende affermando che “l’incipit è stato proprio quello di uscire da qualsiasi cliché, puntando su storie poco note e dunque ancor più meritevoli di essere narrate. Raccontare, insomma, un calcio che fu senza voler giudicare il momento e il movimento. Semplicemente, presentandolo”. Che poi sarebbe (è) il lavoro del bravo cronista, e Brambilla – che scrive di sport per Avvenire e MondoFutbol – lo sa bene. Così, con il supporto di una giovane e interessante casa editrice, ha pubblicato un e-book che è una vera e propria chicca, destinato ad appassionati e curiosi: “C’era una volta l’Est, storie di calcio dalla Germania orientale” (Edizioni Incontropiede, 239 pagine, 4.99 euro).
“Reinhard Lauck è il mediano della Nazionale 1974 che dopo un’onesta carriera non si adatta alla vita senza calcio (e senza Ddr). Andreas Thom è il primo giocatore che lascia la Repubblica democratica tedesca senza dover fuggire. Rudi Glöcker è l’unico arbitro tedesco a dirigere una finale mondiale”. È l’incipit della sinossi di “C’era una volta l’Est” – prefazioni di Pietro Nicolodi e Carlo Pizzigoni – un racconto affascinante scritto da chi non solo padroneggia la lingua (Brambilla parla anche tedesco), ma sa bene di che cosa sta parlando (e non è banale). Guidando così il lettore alla scoperta di “un calcio diverso, ma non troppo. Fatto di partite, giocatori, splendori e miserie. Il pallone della Ddr è stato per 46 anni tutto ciò”. Riprende l’autore, che è al suo esordio letterario: “L’idea di questo libro è nata dalla voglia di togliere la polvere a un movimento calcistico la cui storia nella mente di tutti, o quasi, è legata esclusivamente al 22 giugno 1974, quando la Nazionale della Germania Est superò 1-0 la più blasonata squadra dell’Ovest. Una partita trasformata in mito che ha cancellato o comunque messo in ombra tanto altro”.
Un lavoro, quello portato avanti da Brambilla (“ho iniziato a scrivere il primo capitolo ad aprile 2015 e ho inviato il manoscritto nel gennaio 2016”), con l’intento di raccontare “ciò che in Italia non si è sentito, o che è passato quasi inosservato. Partite perse, squadre sconosciute, imprese, miti. Con un’attenzione particolare per le storie di uomini, con i loro trionfi e sconfitte, fuori e dentro il campo di calcio”. Già, imprese. “Come quelle del Magdeburgo e della nazionale olimpica, che partendo da assolute outsiders, battono squadre molto più forti di loro e conquistano rispettivamente la Coppa delle Coppe e la medaglia d’oro olimpica ai Giochi del 1976”, si legge. E ancora, “le sconfitte epiche – la Dinamo Dresda contro il Bayer Uerdingen – e le partite che hanno fatto la storia, come Hertha Berlino-Wattenscheid, il primo match giocato dopo la caduta del Muro e Wismut Aue–Kaiserslautern, un’amichevole a pochi anni dalla divisione delle Germanie”. Nel volume l’autore approfondisce poi i lati oscuri, il rapporto e le ingerenze delle autorità politiche e sportive nella vita dei calciatori e dei club, le presunte irregolarità arbitrali e i sospetti di doping.