Praticità, esperienza ed eleganza. Tre parole per descrivere Davide Ballardini, un signore del calcio prima ancora che allenatore. Sì, perchè Davide è un allenatore con la A maiuscola.
Troppo spesso sottovalutato dai nostri presidenti, forse per la sua semplicità, per la sua normalità. I suoi punti di forza sono anche i suoi punti deboli. Ballardini è un lavoratore, un uomo di campo.
Non parlategli di personal branding e comunicazione: a lui non interessa, al mister piace immergersi nel rettangolo verde e darsi da fare.
Per questo, e non solo, è rimasto nei cuori dei tifosi del Genoa e del Cagliari.
Quando Ballardini vede rossoblu compie autentici miracoli. Con i sardi ha fatto qualcosa al limite del’inversosimile, con il grifone ha piazzato una salvezza in carrozza ed una all’ultimo respiro, quando ha prelevato una squadra allo sbando e con estrema nonchalance l’ha condotta verso la permanenza in Serie A.
Chiamiamolo effetto Ballardini, il re dei miracoli.
Ok, non sempre il mister ha raggiunto i suoi obiettivi, forse per quella dannata voglia di calcio. Per la passione, per l’amore del pallone. Per l’incapacità di dire no, perchè in fin dei conti lontano dal campo il mister non sa stare.
Balla meriterebbe una chance seria da inizio stagione, giusto per saziare la curiosità di vederlo all’opera in condizioni normali.
Anche perchè il mister non è solo difesa blindata, concentrazione e contropiede. Ha una sua idea di calcio, che viaggia in direzione opposta.
Davide è un tecnico serio, capace di dare equilibrio e serenità in uno spogliatoio.
E’ un uomo apparentemente imperturbabile, grintoso come il Sergente Hartman di Full Metal Jacket. Anche se questo lato non emerge, perchè a lui non importa.
Chi ha avuto l’onore di conoscerlo sa bene che dietro quegli occhiali scuri c’è molto di più. C’è preparazione, c’è emozione.
La stessa che qui a Genova non ha nascosto quando ha guardato la gradinata Nord e si è commosso. E ora potrà ricominciare a farlo.
Ciao Balla, in bocca al lupo per tutto.