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Calciopoli 10 anni dopo: Moggi incolpa Galliani

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A dieci anni di distanza da uno dei più grandi scandali del calcio italiano, Luciano Moggi, considerato il maggiore artefice della bufera Calciopoli del 2006, torna a parlare e lo fa con parole al veleno verso il dirigente del Milan, Adriano Galliani.

Big Luciano, intervistato alla trasmissione di Giuseppe Cruciani, La Zanzara, in onda su Radio24, rivela che il caso Calciopoli scoppiò a causa dell’allora presidente di Lega. Il tutto sarebbe nato in seguito ad un incontro a Palazzo Grazioli tra Berlusconi e Moggi nel quale il Presidente del Milan avrebbe proposto un incarico nella squadra meneghina e la cosa non sarebbe stata gradita da Galliani, il quale successivamente avrebbe dato inizio alla bufera nota a tutti.

E’ un fiume in piena l’ex juventino che ci tiene a sottolineare come dal 2000 al 2004 successero cose irregolari come nell’anno dello Scudetto della Lazio con la partita Perugia-Juve sotto l’alluvione e il tricolore giallorosso grazie alla legge sugli extracomunitari e il caso Nakata. Riguardo il match contro la compagine umbra, Moggi porta all’attenzione una intercettazione tra Galliani e l’arbitro Collina (direttore di gara di quella partita) in cui il fischietto più famoso d’Italia, parlando con il milanista, diceva che sarebbe entrato dalla porta di servizio del luogo di incontro così da non essere visto. A suo dire, c’era un quadro già organizzato affinché, non potendo il Milan vincere, anche la Juve restasse a bocca asciutta.

Ne ha per tutti Lucianone e si scaglia anche contro l’attuale presidente di Lega Tavecchio, reo di aver rinnegato la loro amicizia, sottolineando come il n 1 del calcio italiano, ai tempi in cui era presidente dei Dilettanti, veniva spesso a Torino per parlare delle difficoltà della Federazione a Giraudo.

Per gli arbitri invece solo conforto: infatti, dichiara che 30 arbitri inquisiti sono stati assolti e per alcuni è dovuto intervenire direttamente lui per pagare le spese giudiziarie, spinto da un sentimento di pena. A chi lo accusa, come la Cassazione, di avere avuto una posizione di potere all’interno del sistema calcio, lui risponde così: “Avevo potere perchè lavoravo bene. Ma il potere non è reato“.

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