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Calcio e Nakba: i Fedayn del calcio per la Palestina libera

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Calcio e Nakba: i Fedayn del calcio per la Palestina libera

Il 14 maggio 1948 nasceva ufficialmente lo stato di Israele. Il primo ministro israeliano di allora, David Ben Gurion, contravvenendo alla risoluzione 181 dell’ONU, che prevedeva la divisione equa della Palestina tra arabi ed israeliani una volta terminato il mandato britannico nella zona, proclamò in maniera unilaterale la Dichiarazione d’Indipendenza israeliana.

Il giorno dopo, 15 maggio, prese il via quella che nel modo arabo viene ricordata come la “Nakba” (che in italiano si può tradurre come “catastrofe” o “esodo”). Nel periodo seguente circa 700.000 arabi-palestinesi furono costretti ad abbandonare le loro case ed i loro villaggi e non ci poterono più fare ritorno.

Molti di questi rifugiati trovarono riparo nei numerosi stati di fede mussulmana che circondano Israele, ad esempio Siria, Giordania e Libano. Una volta trovata una stabilità quotidiana, queste stesse persone, cominciarono ad organizzarsi per riprendersi ciò che era stato loro tolto.

Sorsero così, nel giro di pochissimi mesi, numerosi gruppi di guerriglia che cercavano di portare avanti quella che denominata come la “causa palestinese”. Tra questi gruppi, uno dei più famosi e conosciuti nel mondo è quello dei “Fedayn”.

Il termine Fedayn, da un punto di vista grammaticale, è il plurale della parola araba “fidā’ī”. Letteralmente si traduce come “coloro che si sacrificano per Dio o/e per la nazione” anche se, tra le file dei palestinesi, gli appartenenti a tale gruppo sono conosciuti con il termine “combattenti per la libertà”.

Nella storia dell’Islam il termine Fedayn venne usato per la prima volta per descrivere i seguaci ismaeliti, una corrente del ramo sciita della fede mussulmana, della figura di Ḥasan-i Ṣabbāḥ, vissuto tra XI e XII secolo d.C.

L’estrema devozione che caratterizzava i sostenitori di Hasan-i Sabbah li fece definire “devoti”. Inoltre, la loro capacità di sacrificio, spinta fino al suicidio, li fece considerare come i più temibili rappresentanti dell’Islam militante dei secoli XIII e XIV.

Nel mondo occidentale l’attuale il nome con cui sono conosciuti i guerriglieri palestinesi è stato scelto da alcuni gruppi di determinate squadre del panorama calcistico nostrano. Tra questi possiamo citare i Fedayn 1972 della Roma, i Fedayn E.A.M. – Estranei Alla Massa del Napoli e i Fedayn Bronx ’81 della Casertana.

Per quel che riguarda il gruppo capitolino il nome venne deciso per mettere in chiaro la devozione totale di questo gruppo ultras verso la squadra giallorossa.

Nel corso degli anni i Fedayn giallorossi non hanno voluto far mancare il loro supporto alla causa palestinese. In qualche partita giocata dalla Roma allo stadio Olimpico, difatti, la bandiera stessa della Palestina è stata fatta sventolare nella parte della Curva Sud da loro occupata.

Nel panorama calcistico mondiale, inoltre, sono state molte le tifoserie che hanno voluto portare il loro supporto a questa popolazione araba del Medioriente.

Nell’agosto 2016 ad esempio, come da noi descritto in un precedente articolo “ad hoc”, nel mitico impianto del Celtic Park di Glasgow avvenne un fatto abbastanza importante in tal senso. Durante la partita tra la squadra scozzese contro quella israeliana dell’ Hapoel Be’er Sheva, valevole per i preliminari della più importante competizione calcistica europea, la Champions League, i tifosi bianco-verdi, noti per la loro militanza politica di sinistra, decisero di colorare gli spalti dello stadio di casa con migliaia di bandiere rosse-bianche-nere-verdi. Questi, per chi non lo sapesse, sono i colori che costituiscono la bandiera palestinese.

Gli stessi supporter scozzesi, oltre a chiedersi se una squadra israeliana poteva effettivamente prendere parte ad una competizione calcistica europa vista la collocazione geografica del paese, fecero girare un volantino che terminava così:Nel supportare la Palestina, noi tifosi invochiamo il diritto democratico di esporre il nostro dissenso contro Israele, l’apartheid, il colonialismo e il quotidiano massacro della gente palestinese. Noi siamo per la giustizia, per la libertà e contro ogni forma di razzismo ed oppressione. Siamo per la Palestina…You’ll Never Walk Alone”.

Di seguito la Uefa, il più importante organo calcistico europeo, anche sotto la pressione dell’ambasciata israeliana a Londra, aprì un procedimento disciplinare verso lo stesso Celtic per quella presa di posizione così forte. Tale procedimento si concluse con una multa salata verso il club espressione dei cattolici di Glasgow.

Già nel 2012, però, i tifosi bianco-verdi si erano resi protagonisti di una chiara presa di posizione ed avevano preparato una coreografia, che aveva coinvolto l’intero stadio di casa, a favore della causa palestinese. Insomma ,ancora una volta, possiamo concludere affermando che “il lupo perde il pelo ma non il vizio”!.

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