Torniamo ad occuparci degli appassionati italiani di calcio estero incontrando i ragazzi che gestiscono la pagina Facebook Calcio Irlandese, dove giornalmente raccontano il football nella Repubblica d’Irlanda.
Ci fate una vostra breve presentazione?
Siamo Giuseppe e Matteo, due giovani appassionati di calcio e di sport in generale. Studiamo entrambi all’università, ma la nostra vera passione è il calcio e tutto ciò che lo circonda.
Come nasce la passione per il calcio irlandese e poi la pagina?
La passione per il calcio irlandese deriva essenzialmente dalla passione per il calcio internazionale. Per questo, qualche anno fa, abbiamo deciso di aderire al progetto di fondazione di Calcioesteronews.it, per dare ‘sfogo’ a questa nostra malattia: questo sito parla del calcio internazionale a 360° e la citazione è obbligatoria perché è proprio da qui che nasce Calcio Irlandese. Abbiamo sempre seguito i principali campionati europei, con un occhio di riguardo a quelli americani, ma ciò che ci ha sempre affascinato di più è il mistero che avvolge il mondo dei campionati ‘minori’, quelli meno esplorati, quelli meno discussi dalle nostre parti ma con tante storie da raccontare. Partendo da Calcioesteronews.it siamo andati ‘alla ricerca’ di queste realtà e la League of Ireland è stata quella di cui ci siamo innamorati di più. La pagina nasce da un’idea universale, quella di creare uno spazio che dedicasse attenzione sì al calcio locale, ma soprattutto alla cultura caratterizzante il paese in questione. Insomma, semplicemente, volevamo divertirci, a nostro modo. Facendo diverse ricerche, ci siamo resi conto che in giro non c’era nulla di simile. Inoltre, l’Irlanda è un paese carico di un fascino unico, amato e simpatizzato da tutti a prescindere. E’ una realtà che merita di essere raccontata globalmente, impossibile scindere i vari aspetti.
Il calcio in Eire: storia e attualità.
La storia del calcio irlandese va di pari passo con quella dell’Isola. La League of Ireland viene fondata ufficialmente nel 1921, dopo l’indipendenza: è questo il primo organismo ufficiale che si occupa di organizzare il movimento calcistico in Eire. Prima di esso, c’erano delle coppe che si giocavano localmente, nelle varie città, per le provincie oppure tra le squadre di Dublino e Belfast: era un universo molto frammentato e confuso, lo specchio di un paese insomma. Inoltre c’è da dire, anzi da sottolineare più e più volte, che il football in Irlanda è uno sport importato dai “colonizzatori” inglesi, e quindi storicamente (almeno in quegli anni) non particolarmente ben visto dagli indipendentisti, alla stregua del rugby. Lo sport nazionale, o per meglio dire gli sport nazionali, in Irlanda sono quelli gaelici: calcio gaelico e hurling su tutti. La GAA, l’associazione delle discipline gaeliche, è stata ed è tutt’ora il punto di riferimento sportivo in Irlanda e questa distinzione tra ciò che è gaelico e ciò che non lo è tocca direttamente le corde più intrinseche dell’essere irlandese, perché riguarda il senso d’identità e non solo. Tornando al calcio, la League of Ireland è sempre stata, almeno fino a qualche anno fa, una lega amatoriale. Così come gli sport gaelici, che possiedono un’anima amatoriale tutt’oggi. Facile, dunque, capire il principale motivo del mancato sviluppo del movimento calcistico nazionale irlandese, che ha sempre avuto un campionato di secondo piano rispetto al resto d’Europa. D’altra parte, i giovani irlandesi di talento si trasferivano ben presto all’estero, nelle vicine Inghilterra e Scozia, andando a formare l’ossatura di una nazionale che tutto sommato è quasi sempre stata in grado di dire la sua nel panorama calcistico europeo. Un altro punto debole del calcio irlandese è che la FAI, la federazione calcistica nazionale, non è mai stata davvero in grado di creare una struttura credibile per regolare il frammentato universo calcistico irlandese. La League of Ireland, che a partire dalla metà dagli anni ’60 è riuscita a costituire una seconda serie, suddividendosi in Premier e First Division, è dunque sempre stata un universo a sé: oltre ad essa, il calcio è rimasto suddiviso su base provinciale e più strettamente locale; insomma, non esistono una vera e propria terza, quarta o quinta serie; promozioni e retrocessioni si hanno solo tra Premier e First Division, che in tutto contano 20 squadre ‘fisse’. Nel 2006, FAI e League of Ireland si sono formalmente unite in un unico organismo e adesso la massima lega irlandese è controllata direttamente dalla federazione, che a poco a poco, non senza qualche polemica e diverse difficoltà, sta comunque facendo crescere il movimento calcistico, abbandonando in via quasi-definitiva l’abito di campionato amatoriale.
La Nazionale?
La Nazionale è l’apice del movimento irlandese, anche se di fatto, salvo rare eccezioni (Horgan e Boyle, ora passati al PNE), conta solamente sull’apporto di calciatori impegnati all’estero, lontani dalla League of Ireland. La guida di Martin O’Neill è sapiente e vincente: la scorsa estate è arrivata per la prima volta la qualificazione agli ottavi di finale di un europeo. Un risultato di spessore, giunto grazie al contributo della vecchia guardia (Hoolahan, O’Shea, Long e Coleman) miscelato a quello fresco dei “giovani” Hendrick e Brady. La linea tracciata in Francia pare proprio essere quella giusta, perché le qualificazioni al mondiale sono ripartite nel modo migliore: primo posto nel proprio gruppo al giro di boa, nonostante la presenza di squadre temibili come il Galles (semifinalista europeo) e la Serbia, team sempre molto qualitativo.
Siete tifosi di qualche squadra in particolare?
No, non siamo tifosi di nessuna squadra in particolare, tifiamo tutte le squadre irlandesi incondizionatamente. Tifiamo l’Irlanda, la League of Ireland, le lower leagues irlandesi, il pubblico irlandese e tutto ciò che circonda ed è parte costituente di questo mondo. Quest’anno, comunque, abbiamo supportato al massimo il Dundalk in Europa League, che ha scritto un’impresa straordinaria, a dir poco. Ecco, dal cammino europeo di alcune squadre irlandesi si cominciano a percepire i reali progressi di questo mondo.
Seguite altri sport in chiave irlandese?
Oltre che di calcio, siamo grandissimi appassionati anche di rugby. Seguiamo con grande attenzione tutte le vicissitudini della nazionale di Joe Schmidt (straordinaria in questo autunno 2016) e delle quattro province tra Celtic Pro12 (dove dominano da anni) e Champions Cup (il massimo torneo continentale per i club della palla ovale). Un occhio, chiaramente, lo spendiamo anche per gli sport gaelici, vera essenza dell’isola di smeraldo. Il calcio gaelico ci ha conquistato da subito (e non potrebbe essere altrimenti) ma col tempo ci stiamo innamorando anche di Hurling e Camogie.
Avete visto partite dal vivo? Com’è l’ambiente? E gli stadi?
Gli stadi in Irlanda, per la stragrande maggioranza dei casi, sono strutture vecchie e demodé, ma soprattutto piccole, rispetto a quelli dei principali campionati europei. Si tratta di impianti di tremila, cinquemila, al massimo sei-settemila posti, perché l’affluenza dei tifosi irlandesi alle partite di campionato consta di poche migliaia di unità. Proprio per questo, però, l’atmosfera è unica: per fare un paragone, è più o meno la stessa che si respira nelle lower leagues inglesi. Si tratta di una partecipazione genuina, diretta, coinvolgente, calorosa, condita con un tocco di folklore, strettamente correlata alla comunità locale. Basti pensare che ci sono alcuni club, come lo Sligo Rovers, che sono direttamente controllati dalla cittadinanza: c’è dunque un senso d’appartenenza tra la squadra e gli spalti sano ed integro. Insomma, il calcio in Irlanda è rimasto un po’ quello di una volta, particolarmente apprezzato dai romantici del calcio. Comunque, anche sul fronte stadi, diverse cose stanno cambiando: alcuni club, come Bohemian e Derry City, stanno già costruendo nuovi impianti, mentre altri, come il Dundalk, stanno avviando nuovi progetti. Insomma, è un mondo dove si sta finalmente cominciando ad investire sulle strutture, perché per quanto romantici si possa essere, alla fine la cosa migliore da fare è sempre quella di stare al passo coi tempi, per evitare di rimanere risucchiati nell’oblio, come è già successo in passato.