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Calcio Femminile: la strada verso il professionismo passa per i diritti tv e le scommesse
Sorelle d’Italia. La nazionale azzurra perde per un rigore inesistente contro il Brasile ma per differenza reti passa come prima del girone e spera in un accoppiamento facile agli ottavi di finale.
Intanto nel BelPaese il bombardamento mediatico a fin di bene delle storie e delle gesta delle ragazza sta facendo piano piano breccia nel cuore degli italiani che, messo da parte lo scetticismo iniziale, sostengono le azzurre nelle battaglie sul campo.
Proprio per questo l’agognato cambiamento sognato dalle ragazze di poter diventare professioniste sembra giorno dopo giorno sempre più vicino. Gli stipendi non potranno mai essere uguali a quelli degli uomini, non per una questione di misoginia o altre amenità varie, che sanno tanto di cose dette a caso a discapito di un sempre meno utilizzato ragionamento fattuale e logico, ma perchè il calcio è un’ industria privata e i suoi dipendenti, i calciatori, guadagnano in base al fatturato totale.
Alla fine è tutta una questione di soldi, più ne fai fare e più ne fai. Giusto e doveroso però che queste ragazze che per una vita hanno inseguito i loro sogni e che eccellono in una disciplina sportiva possano fare della propria passione e del proprio sacrificio e duro lavoro una professione primaria e con un contratto in regola che dia tutte le garanzie.
Gli italiani cominciano a scommettere sugli eventi femminili, e questo a livello di flusso di soldi direzionati verso questo sport è una cosa positiva perchè piaccia o non piaccia in questo momento i bookmakers hanno tanti soldi da investire in sponsorizzazioni e pubblicità e se hanno un forte ritorno sul calcio femminile daranno una grande mano dal punto di vista economico al movimento.
Anche le televisioni si stanno muovendo di conseguenza, il mercato è vergine, i diritti TV si prendono per un piatto di lenticchie ma il seguito è in crescita: 2,8 mln nella gara di esordio contro l’Australia e 2,3 mln per la seconda contro la Giamaica, in entrambi i casi più del 18% di share. Anche qui il ritorno economico di spot pubblicitari spingerà le televisioni ad investire sempre di più nel movimento e nel settore.
Insomma nessuno fa niente perchè è giusto farlo, a fronte di un investimento minimo il ritorno potenzialmente è molto profittevole ma ricordiamoci che dobbiamo essere noi a spingere il cambiamento, seguendo le ragazze, tifandole, seguendole sui social ecc. L’interesse costante di noi cittadini e appassionati di calcio e di sport garantirà il professionismo a questa generazione di calciatrici e a quelle future, sperando che non sia solo una moda passeggera di inizio estate fin tanto che i maschietti stanno sotto l’ombrellone.
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