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Calcio e Luxury Tax: Ceferin guarda agli Sport Americani per rendere il calcio più equo
Inizia la fase due del Fair Play finanziario. Fase due che di solito è la scusa utilizzata quando la fase uno è stata un completo disastro.
Ceferin, il presidente della UEFA, è pronto al cambio di marcia sia a livello di sanzioni per chi trasgredisce, attesa tra pochi giorni la sentenza sul Manchester City che potrebbe dare il via ad un clamoroso effetto domino sulle panchine, sia a livello di nuovi regolamenti più duri e indirizzati a un maggior equilibrio del calcio europeo.
Da un bel po’ di tempo la massima federazione calcistica europea sta guardando ai modelli di business americani delle superleghe professionistiche come MLB, NFL. MLS e NBA.
A cominciare dal progetto della Super Champions League europea proposta da Agnelli fino all’ultima idea, ovvero quella di una luxury tax. Dalla serie se non posso fermare il flusso di soldi delle grandi super potenze, almeno posso indirizzarlo per rendere il gioco più equo.
Come funziona la Luxury tax?
La Luxury tax è una tassa sul lusso, in questo caso sul prezzo del cartellino dei giocatori e, magari in futuro dopo la costituzione di un salary cap, sugli ingaggi dei giocatori.
Le dichiarazioni di Ceferin al Daily Mail
“Il Fair Play Finanziario è stato istituito solo per evitare perdite. Ha avuto successo ma ora come ci muoviamo? Come lo adattiamo all’equilibrio competitivo?”
“Un club ha bisogno di 180 giocatori sotto contratto? Perché abbiamo bisogno di avere così tanti prestiti? Se compro un giocatore e lo mando in prestito e a 19 anni, posso capire. Ma se ha 32 anni, lo compro solo per indebolire gli altri praticamente“.
“Limitare le squadre è una delle idee, proibire o limitare i prestiti. E pensiamo ancora che una specie di “luxury tax” sarebbe fattibile. Se investi 100 milioni di sterline in più, ne versi altri 100 milioni, che saranno ripartiti tra tutti coloro che rispettano le regole”.
Il modello che sarebbe preso in esame è quello della Major League Baseball o della NBA dove per ogni dollaro speso in più del consentito, in questi casi sugli ingaggi dei giocatori visto che in America ci sono solo scambi di contratti e non di denaro per i cartellini, si pagano da 1,50 dollari fino 3,75 dollari di “multa” (la luxury tax, appunto) per ogni dollaro che eccede il limite consentito (la variazione dipende da quanto si va oltre il tetto massimo, suddiviso per scaglioni).
Il caso fulgido quello dei proprietari russi dei Brooklyn Nets che nel 2013 pagarono 80 mln di dollari di multa per aver sfondato il tetto del cap e che alla fine neanche vinsero nulla.
Un’idea giusta, un tentativo almeno di equilibrare il calcio europeo che speriamo veda la sua attuazione il più presto possibile.
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