“Quella finale è stata più che un evento sportivo, è diventata un dramma fantastico da vedere anche per chi non era appassionato di sport”. Così l’attore svedese Stellan Skarsgård, 66 anni, in merito alla storica e indimenticabile finale di Wimbledon del 1980 tra lo svedese Björn Borg e lo statunitense John McEnroe. Il match del famoso tie-break dei 34 punti, è unanimemente considerato la più bella sfida tennistica di sempre. Ed è un aspetto sul quale si concentrerà una pellicola svedese la cui uscita è prevista il prossimo 9 Novembre. Un film “Borg/McEnroe” dove recita anche il già citato Skarsgård (che presta il volto all’allenatore Lennart Bergelin) ma nel quale, soprattutto, sono i due protagonisti a far (già) parlare di loro: Shia LaBeouf (31 anni) nei panni di McEnroe, e il collega svedese Sverrir Gudnason (39 anni), alias Borg. Sceneggiato da Ronnie Sandhal e diretto dal danese Janus Metz, il lungometraggio si concentrerà, dunque, anche sulla rivalità – da Oscar, è proprio il caso di dire – tra due giganti del tennis, senza dimenticare gli aspetti “mondani” (sul set è stata riprodotta una copia del celebre Studio 54 di New York, il night frequentato da entrambi i campioni).
Numero uno per 109 settimane, 64 tornei in carriera (11 Slam), il crepuscolo di Borg – che si sarebbe ritirato nel 1983, quando ancora doveva compiere 27 anni – per sua stessa ammissione, prese il via proprio da quella finale vinta a Wimbledon ben trentasette anni fa. Proprio lì capì che McEnroe era arrivato davvero molto vicino a batterlo. La partita, infatti, si concluse con il trionfo dello svedese che si impose in cinque set sullo statunitense: McEnroe, sotto 2-1, riuscì a vincere il quarto set 18-16 al tie-break, salvo poi cedere alla quinta e decisiva partita vinta 8-6 da Borg. Sul filone dei duelli sportivi come quelli tra Niki Lauda e James Hunt nella Formula 1 (confluiti anche questi in un film, “Rush”, diretto da Ron Howard nel 2013), il biopic Borg/MCEnroe – con la partecipazione anche di Leo Borg, figlio del campione, che interpreterà il ruolo di suo padre da ragazzino – non potrà esimersi dal ripercorre la loro rivalità dentro e fuori dal campo da tennis negli anni 1970 e 1980. Occorre precisare che lo svedese e l’americano hanno il medesimo numero di vittorie in tornei Atp: sette ciascuno. Ma mentre Borg era freddo, pacato e riservato, il “bad boy” McEnroe aveva un temperamento irascibile, sempre pronto a scatenarsi anche contro gli arbitri (celebre il suo “You can’t be serious” rivolto ad un giudice di sedia).
Non stupisce, dunque, la crescente attesa di fan e appassionati in vista dell’uscita del film girato tra Svezia, Londra, Principato di Monaco e New York. Il tennis nel cinema, infatti, è da sempre presente con numerose pellicole – più o meno fortunate – che lo vedono protagonista. Da “Wimbledon” (2004) diretto da Richard Loncraine e liberamente ispirato alla storia vera di Goran Ivanišević, tennista croato che vinse il torneo di Wimbledon nel 2001, a “Match point” (2005) con la regia di Woody Allen a “Gioco, partita, incontro” (1995) di Lee H. Katzin, solo per citarne alcuni.